Elezioni e Porcellum. Tempo di un parziale “outing”

5 12 2013


Apprendere, ieri, della pronuncia della Corte costituzionale sul cd. “Porcellum” (legge 21 dicembre 2005, n. 270), d’incostituzionalità della legge elettorale per parti relative all’impossibilità di poter esprimere una preferenza (personale) nelle liste di candidatura e sul premio di maggioranza, ha fornito conferma ed ulteriore sostegno alle motivazioni in base alle quali non effettuai la scelta di voto tra le liste presenti alle elezioni politiche del febbraio di quest’anno.
La mia coscienza, ora, ne trae rinnovato giovamento.

Non volevo sentirmi partecipe di quanto, com’era evidente e previsto, sarebbe stato costituzionalmente illegittimo; non potevo scegliere tra sole liste bloccate, senza voto di preferenza e con un premio di maggioranza privo di un’adeguata soglia.

Il Parlamento è un’istituzione di cui ho grande rispetto e proprio per questo, attualmente ritengo la sua composizione quantomeno sostanzialmente illegittima; ciò vale anche per dei passaggi che hanno fatto seguito al suo insediamento. Si dovrebbe, inoltre, tener conto che per parte dei deputati non è ancora avvenuta la convalida dell’elezione e che adesso è intervenuta una sentenza in proposito.

Come da titolo di un commento del Prof. Massimo Villone, ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi Federico II di Napoli, la Corte ha scelto la via maestra, la Costituzione.

E il commento di Piero Alberto Capotosti, Presidente emerito della Corte costituzionale:
“[…] La sentenza entrerà in vigore quando sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, presumibilmente verso la fine di gennaio. Ma il giorno dopo, i deputati che sono stati eletti grazie al premio di maggioranza diventano illegittimi”. […] Dal giorno dopo la pubblicazione della sentenza questo Parlamento è esautorato perché eletto in base a una legge dichiarata incostituzionale”.





Studenti all’estero/Erasmus. La volontà di (non) facilitare il loro voto

23 01 2013
Studenti italiani che non potranno votare alle prossime elezioni

“Studenti italiani che non potranno votare alle prossime elezioni” (immagine da www.facebook.com/studentiesclusidalvoto)


Piuttosto che colmare il vuoto legislativo per cui alcune categorie di connazionali temporaneamente all’estero, tra cui gli studenti Erasmus, non sono contemplate dalle disposizioni per le elezioni politiche 2013 per votare nel Paese ospitante, il Governo dimissionario Monti – avvezzo come altri a ‘decretini’-legge e voti di fiducia – ha motivato l’impossibilità di intervenire per “difficoltà insuperabili…soprattutto, di costituzionalità”. Quando manca la volontà di facilitare loro il voto.

Non è ad esso che spetta il giudizio ultimo di costituzionalità e inoltre, s’intenda il voto a distanza (per es. presso le ambasciate, i consolati, per corrispondenza) per tutti coloro che si trovano temporaneamente all’estero per motivi di studio, con borsa Erasmus, senza, da free mover ecc. E c’è anche la difficoltà degli studenti fuori sede nei nostri confini. Si dovrebbe parlare di inclusione ed estensione, non di selezione di una categoria; il Governo, dunque, riferendosi solo agli Erasmus, inventa scuse che non stanno in piedi. E nel comunicato al seguito del Consiglio dei ministri si trova anche l’indecenza di un rinvio della discussione ad una riforma elettorale, quella che non hanno voluto fare pressoché tutte le forze politiche al momento presenti in Parlamento.

Gli studenti italiani all’estero sono da considerarsi inoltre in cosiddetta “missione internazionale” più di altri, Forze armate e Forze di polizia che sono categorie aventi tale diritto al voto. Rappresentando un’avanguardia culturale, cercano di “salvare la faccia”, se ancora possibile, a questo paese tra le macerie. Ma il Governo italiano in scadenza, non diverso da quelli che lo hanno preceduto e da quelli che potrebbero seguirlo, diciamo anche lo Stato italiano li discrimina (potrebbe almeno concedere il volo a/r? Piuttosto ha acquistato gli aerei caccia F-35, al tempo con il sostegno anche del Partito democratico di Bersani che ora, in campagna elettorale, ne chiede lo stop) e gli fa anche comodo che non votino, considerato il timore nazionale dei loro cervelli all’estero, non inscatolati nella televisione.

Crescono sempre più le vergogne di questo arretrato paese (apposta scritto e riscritto con la minuscola). Già il voto in sé del corpo elettorale in Italia conta poco e spesso non è rispettato; questo ulteriore, persistente deficit di democrazia e di diritti per gli studenti italiani che non potranno votare per le prossime elezioni (di fatto) dovrebbe far riflettere ancor più, tra chi potrebbe farlo in Italia, per decidere cosa (simbolo) e perfino se ha valore votare.





Milano – Napoli: cambiamento; e Berlusconi è stato un danno su tutta la linea

31 05 2011


E’ credibile che la presenza di Berlusconi al fianco dei candidati sindaco per il centrodestra nelle piazze di Milano e Napoli sia stata un boomerang, un danno su tutta la linea dato che oramai viene percepito, anche da parte del suo elettorato, come un fattore perdente. Sintomatico è perfino un video in cui si vede Berlusconi che va a votare nella propria sezione elettorale, per il ballottaggio nella (ora ex) ‘sua’ Milano. La reazione della scrutatrice è un po’ l’aspetto simbolico di queste elezioni amministrative; per lei c’è tutta la mia comprensione e solidarietà. Anche io, peraltro, ho lavorato in un seggio a Napoli nel turno di ballottaggio di domenica 29 e lunedì 30 maggio. Della scrutatrice, è stata poi pubblicata una foto in cui è molto sorridente: in Piazza Duomo, durante i festeggiamenti per l’elezione a sindaco di Giuliano Pisapia.


(video da Youreporter.it via Youtube.com)

Anche a Napoli, è plausibile che la partecipazione di Berlusconi in Piazza del Plebiscito abbia avuto effetti negativi, tanto che Lettieri aveva chiesto che non venisse, dovendo già fronteggiare l’ingombrante figura di Cosentino. Ma qui si è andati oltre Berlusconi. Nella Napoli cosiddetta “liberata”, la vittoria di Luigi de Magistris, da tanti festeggiata davanti al Comune in Piazza Municipio, ha per così dire “scassato” e comunque dimostrato che in una Politica con la “p” maiuscola, in cui i cittadini partecipano attivamente anche e finalmente attraverso il voto d’opinione, può (e secondo me deve) essere premiata l’indipendenza politica del candidato; sperando che i logori meccanismi di nomina partitocratici, locali e nazionali, siano al tramonto, con l’inizio di un vero cambiamento.





Napoli: il sondaggio ‘fantasma’, con menzogna, del Comitato Lettieri

24 05 2011

menzogna Comitato Lettieri

menzogna Comitato Lettieri

(screenshot dal sito giannilettieri.it)


L’antefatto. Napoli, sabato 21 maggio; un po’ di cittadini napoletani, tra cui lo scrivente, vengono contattati telefonicamente a nome della nota società di sondaggi e ricerche SWG, per un sondaggio relativo all’orientamento e alle intenzioni di voto per il sindaco in vista del ballottaggio del 29 e 30 maggio. Il contenuto del sondaggio/intervista prende una piega che per i più risulta particolare, sensazione che viene diffusa su Facebook da alcuni dichiaratisi intervistati; le domande, infatti, riguardano le proposte del solo candidato Lettieri tra cui, per esempio, una non (ancora?) annunciata, forse in fase di studio: l’abolizione del pedaggio sulla Tangenziale di Napoli, che personalmente considererei una di quelle solite bolle elettorali che vengono lanciate negli ultimi giorni di una campagna, elettorale per l’appunto.

Alla fine dell’intervista, l’operatrice dichiara che il sondaggio è “per scopi statistici” e non dice il nome del committente. Bisogna dire che gli operatori non sono autorizzati a dire il committente per non condizionare le risposte ma ad intervista terminata, per quanto mi riguarda, mi aspetterei diversamente, per non dare adito a dubbi e in favore della trasparenza.

Domenica 22 maggio. Pongo la questione su tale sondaggio lasciando un commento, anche ‘provocatorio’ ma lecito, ad un post sul sito del Comitato elettorale Gianni Lettieri; tale commento resta con mia sorpresa (comincio a temere una censura a cui ogni tanto e solo per ‘scomodità’ di contenuti vengo sottoposto) in moderazione, dunque non pubblicato per un giorno intero (il tempo trascorso è indicativo di un qualcosa di poco chiaro, considerando che commenti pervenuti successivamente al mio, anche nella stessa giornata di domenica, vengono regolarmente pubblicati).

Lunedì 23 maggio. Per sciogliere un dubbio sulla veridicità del sondaggio, una persona di mia conoscenza e fiducia contatta telefonicamente la società SWG (sede di Trieste), i cui uffici erano chiusi nel weekend (ma non i call center, spiegheranno). L’addetta di segreteria, ascoltata la richiesta di chiarimenti, risponde di averla sottoposta alla Responsabile Field, Carlotta Martinelli, la quale conferma l’esistenza del sondaggio in questione.

Di seguito, risponde il Research Director della SWG, Rado Fonda, che serenamente dichiara che il committente di quel sondaggio è il Comitato elettorale Gianni Lettieri. (Ecco spiegato perché le domande erano solo su Lettieri; il mio commento, in figura, era stato un po’ provocatorio perché il sondaggio uscisse allo scoperto)

Intanto, il mio commento sul sito del Comitato Lettieri viene, dopo mio sollecito via mail, finalmente pubblicato seguito da una risposta, pubblica, della redazione: (screenshot in alto a questo post)

Redazione:
“@Fab: grazie per la segnalazione. Il comitato elettorale Gianni Lettieri non ha autorizzato sondaggi di alcun tipo”
.

Ora, delle due l’una. Se crediamo ed è la mia ipotesi, nella serietà e nella veridicità delle dichiarazioni rese dalla società SWG, (quali motivi potrebbero avere, loro, diversamente?) si evince che il Comitato elettorale Gianni Lettieri, contrariamente a quanto affermato sul proprio sito, abbia autorizzato e commissionato un sondaggio elettorale alla SWG, attraverso interviste telefoniche raccolte il 21 maggio.

Sondaggio lecito (ne è vietata solo la pubblicazione dei risultati, in questo periodo) come tutti quelli che vengono fatti per uso interno di una parte politica ma per certi versi è sembrato un sondaggio ‘fantasma’ e poco trasparente che mostra lo scopo reale del Comitato Lettieri, di propagandare le proposte del candidato attraverso un uso strumentale del sondaggio; è politicamente inaccettabile che un candidato sindaco utilizzi ancora i sondaggi, a pochissimi giorni dal voto, come metodo per diffondere le proprie proposte e per cercarne altre dell’ultimo minuto e di accattivanti (bolle elettorali) al solo scopo di prendere voti.

Posto che la SWG, credibile, abbia svolto regolarmente il proprio lavoro, l’iniziativa mostra un metodo discutibile del committente e la risposta della redazione sul sito del Comitato elettorale Gianni Lettieri si rende, all’evidenza di questa ricostruzione dei fatti e delle prove verbali e scritte raccolte, una menzogna.





Al voto a Napoli. Indecisi, dubbiosi e altri: al 1° turno c’è anche il voto disgiunto

15 05 2011


Anche per le imminenti elezioni amministrative al Comune di Napoli (1° turno, 15-16 maggio), è certo che tra gli aventi diritto al voto vi sia una fetta, che qui non vogliamo quantificare, di indecisi del tutto (sull’andare a votare) e un’altra fetta composta da chi ha almeno un dubbio da risolvere per riuscire ad esprimere la propria preferenza di voto.

Dei primi, è comprensibile un certo disincanto misto a rabbia, delusione, distacco, rassegnazione e altro ma, specie nelle condizioni in cui versa la nostra città in questo momento, andare a votare dovrebbe essere un bene, oltre che un diritto/dovere civico: per i giovani, disertare sarebbe un po’ come non esercitare voce in capitolo e non ritenersi possibili protagonisti di un cambiamento; per i meno giovani e comunque per tutti, significherebbe abbandonare la capacità di indignarsi e di reagire. Opinioni personali, con rispetto per quelle di ognuno.

Veniamo alla seconda fetta, composta da coloro che hanno un dubbio tra chi e/o cosa scegliere; certamente vi sono quelli che combattuti tra il gradimento personale verso un certo candidato e la preferenza per una lista diversa e un po’ più in là di quelle che lo sostengono, hanno il timore di disperdere il proprio voto in un verso o nell’altro e credono che dovranno per forza scegliere tra due opzioni. Un’incertezza che può essere dissolta in una proficua soluzione.

Ricordiamo, infatti, dato che non in molti conoscono tutte le modalità e possibilità di espressione del voto, che alle elezioni comunali per il sindaco di Napoli, come per tutti i comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, è possibile esercitare (al 1° turno e solo in quello) anche il c.d. “voto disgiunto”. Come si esprime il voto disgiunto? Facile: tracciando sulla scheda azzurra, naturalmente con la matita copiativa che si usa al seggio, un segno (una X) sul rettangolo (contrassegno) recante il nome e cognome (nominativo) di un candidato alla carica di sindaco ed un altro segno X sul simbolo di una lista (chi la chiama partito, fa lo stesso qui per intenderci) non collegata al candidato sindaco prescelto.
Naturalmente, tra le altre possibilità, vi è anche quella di votare solo il sindaco.

Qui si ritiene che chi esprima il voto disgiunto si riveli un cittadino-elettore ben informato, consapevole e capace di apprezzare la personalità e le qualità individuali del candidato sindaco scelto, a partire per esempio dal grado di fiducia che egli singolarmente ispira e dunque al di là dei partiti e allo stesso tempo di dar peso alle idee, ai programmi della forza politica considerata complessivamente più ‘vicina’. Naturalmente queste sono solo alcune motivazioni.

In questo modo, inoltre, si può accompagnare il candidato sindaco che si ritiene abbia più speranza, più possibilità che andando al ballottaggio possa battere l’antagonista principale e allo stesso tempo si aiuta la lista che si preferisce.
Sono infatti i due candidati a sindaco più votati al primo turno che vanno al ballottaggio (2° turno, in cui non c’è voto disgiunto) mentre con i voti di lista saranno eletti i consiglieri comunali.
Ecco dunque un fac-simile di scheda senza nomi che semplifica graficamente il voto disgiunto (valido solo al 1° turno):

grafica scheda con voto disgiunto per il 1° turno

Es. grafico scheda con voto disgiunto, valido solo al 1° turno

Con questa modalità, ricordiamo anche ai componenti del seggio e a tutti coloro che seguiranno lo spoglio del primo turno, che saranno validi sia il voto alla lista sulla quale è tracciato il segno sia il voto al candidato a sindaco anche se non collegato alla lista votata.
Il voto disgiunto non è possibile nelle elezioni riguardanti la Municipalità (scheda arancio) e nell’eventuale turno di ballottaggio per l’elezione diretta del sindaco.

Detto un po’ di quel che serve, non resta che augurare serenità e buon libero voto in libera Napoli!





Elezioni regionali campane: per l’elezione del presidente, uno qualunque fuorché De Luca

27 03 2010

 
Non che le elezioni nella mia regione, la Campania, dèstino in me grande motivazione all’espressione del voto; ciò malgrado, avendo l’abitudine di seguire anche la politica locale di Napoli e della sua regione (pur scrivendone poco), parlo dell’imminente voto per il rinnovo del Consiglio regionale e per l’elezione del presidente della Giunta.

Vincenzo De Luca

Vincenzo De Luca

In parte si tratterà, in tal caso, di un voto ‘contro’. Per attribuire una preferenza ad uno dei candidati presidente che non sia Vincenzo De Luca.
Per il voto di lista, ho le mie idee che potrò esprimere nel segreto dell’urna. Per l’elezione del presidente, la scelta è più di tipo personale, dunque la mia esclude De Luca.

Intanto, considero negativamente la decisione dell’Idv e di SEL di non presentarsi in proprio ma di sostenere, alleati in coalizione, quel De Luca su cui questi partiti avevano sollevato dubbi e critiche in merito alle inchieste in cui è visto coinvolto. Ma, in primis, la questione politica è e si fonde, inevitabilmente in elezioni di tal genere, nella personalizzazione della politica.
Non è la prima volta, nell’ambito locale campano, che quelle ed altre formazioni politiche predicano bene e razzolano male; un detto che potrebbe piacere a Di Pietro ma che in questa sua scelta di sostenere De Luca gli si può rivolgere contro. De Magistris, invece, si era dichiarato contrario ad appoggiare il sindaco di Salerno. Il compromesso al ribasso ha purtroppo avuto la meglio.

Ma veniamo a colui di cui si parla. Per citare brevi motivazioni contrarie, la prima che mi viene in mente è un’opinione sul suo atteggiamento, sull’arroganza. In campagna elettorale, lo ha più volte reso evidente con espressioni come mi devono pagare, riferendosi ad un eventuale confronto (eluso) con gli altri candidati, specie con Ferrero e Fico.
Percepisce la sua partecipazione ad un confronto politico al pari di una fornitura di un prodotto commerciale?
Sono tanti i maltrattamenti verbali di cui “lo sceriffo”, un soprannome che gli è stato dato, ha usato in questi mesi di campagna elettorale; perfino minacce come quella rivolta a Travaglio con spero di incontrarlo di notte al buio. Considerando che non solo in questi ma anche in più sereni eloqui digrigna i denti, il suo stile mi appare un po’ ‘violento’ e non un semplice decisionismo dell’uomo del fare come egli si ritiene.

Aggiungiamo, non con sorpresa, che non disdegna apprezzamenti verso Berlusconi e che si è dichiarato di destra europea. I commenti che fa su altri sono quasi unicamente tesi non a confrontarsi sugli argomenti ma ad offendere gratuitamente (ma forse vorrebbe essere pagato anche per questo) la persona, che per lui è un ‘nemico’, quando addirittura “non esistente” per cui non può confrontarsi con il “nulla”. Questo modo d’intendere la politica, per certi versi non dissimile da quello di Berlusconi, offende ogni vero democratico. Rinvio, a tal proposito, ad un articolo (“E De Luca offende come il Cavaliere”) di Fabio Ciaramelli.

Questi sono alcuni tratti salienti di un candidato (a ‘Governatore’ si vota una persona-candidato) che i piddini (che lo presentano comunque come proprio e da cui lui si smarca ad ogni occasione) ed altri elettori di centro-sinistra e non identificati potrebbero votare; con quale piacere e convinzione? Non può bastare quella di non essere il candidato di Berlusconi ma quello dell’altra principale parte politica (per così dire). Considererei negativa una scelta automatica e un po’ acritica di elettori di quel partito (Pd) e di altri dello stesso schieramento di associare il loro voto di lista a quello di De Luca. (Ricordiamo che è possibile, direi auspicabile per essi, il voto disgiunto; si può votare una lista e non per forza il candidato da essa sostenuto, contrassegnando anche il nome di un candidato presidente appoggiato da altra o altre liste).

Infine, per chi non lo conoscesse bene, il candidato De Luca ha espresso in svariate occasioni più lontane nel tempo (non ultimamente, per ragioni di convenienza elettorale) sentimenti e dichiarazioni contro Napoli e i napoletani, a volte in via sottesa altre volte in modo palese. E si candida a governare una regione di cui Napoli è il capoluogo, oltre ad essere la cosiddetta ‘capitale’ del Mezzogiorno.

Chiudo dunque questo breve intervento personale, così dovuto al poco tempo a disposizione, con un video in cui De Luca, tifoso della Salernitana, si compiace di certi cori contro i napoletani.
Secondo qualcuno, non è buona politica utilizzare il calcio come elemento di propaganda (negativa in questo caso) ma penso si adatti a quel modo d’intendere la politica.

Da Bassolino a De Luca, non credo si possa “cambiare tutto”, come recita uno scontato slogan della sua campagna..per cambiare davvero, meglio scegliere un altro tra i candidati presidente.
Uno qualunque fuorché De Luca.





Tg1, festini, referendum elettorale. E’ un Porcellum

20 06 2009

Astensione sul referendum elettorale Guzzetta-Segni

Astensione sul referendum elettorale Guzzetta-Segni


Trascorse due settimane dalle elezioni europee e dal primo turno delle amministrative, urne nuovamente aperte il 21 e 22 giugno per il referendum elettorale e per i ballottaggi che riguarderanno elezioni Provinciali come a Milano e Torino ed elezioni Comunali in capoluoghi come Bari, Bologna e Firenze, tutti di rilevanza politica nazionale.

Non riuscendo o non volendo ammettere il calo di consensi e il fallimento elettorale delle loro aspirazioni sul bipartitismo, i due partiti numericamente più consistenti continuano a pensare ad altro. Al Pdl si sono impegnati, nei giorni scorsi, nell’approvazione, in un ramo del Parlamento, del Ddl Alfano sulle intercettazioni; noti giornalisti lo contrastano con un appello contro quella che definiscono legge-bavaglio alla libertà dell’informazione e che considerano come un duro colpo alla giustizia penale, come spiegano il Procuratore a Torino, Caselli e il sostituto Procuratore a Palermo, Ingroia.

Al Pd si è aperta la corsa per gli aspiranti segretari, con dichiarazioni di chi sta con chi che ancora una volta mostrano il proverbiale tempismo strategico (è un’ironia, serve specificarlo?) dei suoi dirigenti.

Berlusconi intanto è nervoso per le penose vicende e rivelazioni che lo riguardano, comprese le registrazioni audio della D’Addario a Palazzo Grazioli (“vai ad aspettarmi nel letto grande”) di cui fonti diverse riferiscono a Repubblica.

Non è un caso né un complotto che venga fischiato ad ogni incontro pubblico; tra chi va in piazza c’è chi lo fa con delle ragioni e non per semplice acclamazione. Sono segno che il Premier non ha il consenso che crede nel Paese: i suoi numeri elettorali sono frutto, come sanno gli analisti, del voto subliminale dei telespettatori, non dunque di quello degli elettori informati. Viene da pensare alla sua apprensione alla notizia che a Roma e in altri comuni del Lazio, dove vi è stato qualche giorno fa il passaggio sul digitale terrestre di RaiDue e Retequattro, ancora tanti anziani non abbiano il decoder che ne permetta la visione. La disinformazione diffusa da quelle Tv, infatti, è essenziale per i voti al Pdl e a Berlusconi.

E’ pur vero che ci pensa la rete ammiraglia a lavorare in modo favorevole al Governo ed al suo Premier, con il suo Tg1 che tende a nascondere notizie come quelle che riguardano la protesta degli abruzzesi davanti Montecitorio e l’inchiesta barese sugli ormai celebri festini; quelli in cui Berlusconi sarebbe, “eventualmente” come precisato dal suo avvocato, l’utilizzatore finale (delle ragazze invitate a partecipare). I Tg hanno poi mostrato il Presidente del Consiglio che, commentando tale vicenda da Bruxelles, promette di “far fuori anche questa spazzatura (l’informazione?) come ha fatto per quella di Napoli”. Infatti l’ha fatta fuori dal Centro della città e spostata in zone meno visibili del napoletano. Ha anche detto, a Cinisello Balsamo, che “in un Paese democratico la maggioranza governa”; il problema è che tale sistema non calza per l’Italia causa fallacia del suo presupposto.

Ma veniamo all’altro elemento di questa tornata elettorale: il referendum; 3 quesiti referendari proposti dal comitato presieduto da Giovanni Guzzetta e coordinato da Mario Segni.

A tal proposito ritorna d’attualità quanto da me scritto nel periodo della raccolta delle firme: “Referendum truffa? No, grazie..io m’informo!” ; “Il referendum elettorale Guzzetta-Segni non propone una buona soluzione”

Resto contrario, per usare parte del titolo di un articolo di Giovanni Sartori, a queste proposte referendarie.

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Elezioni 6 e 7 giugno 2009: al voto !

5 06 2009
Elezioni europee giugno 2009

Elezioni europee giugno 2009

L’impegno personale nel seguire la campagna elettorale per le elezioni europee e in misura minore per la Provincia di Napoli non mi ha lasciato tempo per aggiornare il blog sull’andamento della stessa.

Non volendo usare questo spazio per dare indicazioni precise sul voto, invito semplicemente ad andare alle urne; una possibilità che possiamo usare, come la campagna di comunicazione istituzionale del Parlamento europeo ci ha suggerito nelle ultime settimane, con il motto “Usa il tuo voto” (“It’s your choice” nella versione inglese). Diversamente dalle ultime politiche, alle elezioni europee possiamo, oltre che barrare un simbolo di partito o di lista, esprimere al suo fianco fino a 3 preferenze, scrivendo i nomi e cognomi o solo i cognomi dei candidati di quella lista o partito.

Il piano di comunicazione istituzionale del Parlamento europeo per l’intera Ue è stato rifiutato e dunque non applicato nel nostro Paese dal Governo Berlusconi che ha invece prodotto propri spot allo scopo, duole pensare, di orientare politicamente la scelta di voto. Uno di questi ha avuto per testimonial una delle ragazze oggetto di note conversazioni telefoniche tra Saccà e Berlusconi. Ci sono anche state polemiche sugli spot per quanto riguarda le informazioni sul diritto di voto, attribuito “ai cittadini italiani che hanno compiuto i 18 anni”; dimenticando di rendere noto che i comunitari residenti nel nostro Paese, cittadini di altri Paesi dell’Ue, se inseriti in tempo negli elenchi elettorali, possono votare in Italia. 

Apprezzabile l’inchiesta partecipativa sulla pratica selvaggia dei manifesti elettorali abusivi, dossier fotografico raccolto sul sito Fai Notizia.

Come ampiamente prevedibile, si è parlato poco di Europa e per lo più da un punto di vista nazionale, con qualche eccezione.

Per gli indecisi, sulla rete è possibile testare la propria affinità con le forze politiche che si presentano alle elezioni europee grazie ad alcuni siti. Segnalo EU Profiler, anche se non l’ho trovato molto convincente perché l’esito, personalmente, mi è sembrato troppo orientato da una singola domanda, secca, sulle intenzioni di voto. Un’altra simulazione è su Vote Match Europe. Le issues sono anche qui piuttosto semplificate ma il test, diversamente dal precedente, indica una scelta che nelle urne non possiamo fare, tra gruppi politici europei. Non dunque sulle formazioni politiche italiane che si presentano alle elezioni europee. E’ interessante però confrontare la propria posizione su ogni tematica con quella di ogni gruppo europeo ed il comparare il proprio risultato con quello, aggregato in percentuale, degli altri internauti partecipanti.

Poi c’è sempre l’Euro-politometro di Repubblica e il suo speciale elezioni 2009 che resta un puntuale riferimento per seguire lo spoglio e i risultati, così come i siti istituzionali del Ministero dell’Interno – Speciale elezioni e quello del Parlamento europeo.

Al voto dunque!





Festa dell’Europa e Giorno della Memoria (ma i giornali parlano d’altro)

9 05 2009

 

A meno di un mese dalle elezioni europee, il panorama informativo mainstream prolunga il suo tramonto continuando ad occuparsi prevalentemente delle vicende private, divenute pubbliche e di conseguenza anche politiche di Silvio Berlusconi, com’è nello stile del suo protagonista.

A tematiche e programmi di natura più strettamente politica, anche nell’ottica del voto e che meriterebbero diffusione, sono anteposte beghe provincialistiche da basso impero.

E’ bene rammentare, come fatto qui altre volte, che il 9 maggio si celebra la Giornata/Festa dell’Europa (Journée de l’Europe, Europe Day)
Cade in questa data, infatti, la ricorrenza della dichiarazione Schuman, atto progenitore del processo d’integrazione comunitaria che ha dato vita all’Unione europea.
E’ utile ricordarlo anche per avvicinare i cittadini ad una cultura europea, tanto più che il 6 e 7 giugno si andrà a votare per il rinnovo del Parlamento europeo, a 30 anni dalla sua prima elezione, diretta e a suffragio universale.

Inoltre, in questo stesso giorno, si ricordano Aldo Moro e Peppino Impastato. Questa data ha assunto una valenza simbolica per commemorare le vittime del terrorismo, nel “Giorno della Memoria”, istituito al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo e le stragi di tale matrice.





Dimesso Veltroni, si dismetterà il Pd ?

20 02 2009
D'Alema-Veltroni

D'Alema-Veltroni

Veltroni dimesso da segretario del Partito democratico. E’ questa la notizia che ha prevalso nel panorama dell’ informazione mainstream del 18 febbraio. In un Paese a democrazia vigente e con maggiore informazione indipendente, ci si aspetterebbe la massima attenzione sulla notizia riguardante la condanna dell’avvocato Mills, reo di corruzione per falsa testimonianza in due processi (“Tangenti alla Guardia” di finanza e “All Iberian”) che vedevano coinvolto, come co-imputato della controparte e dunque a rigor di logica nel ruolo di corruttore, il Presidente del Consiglio-padrone di Fininvest. Ma siamo in Italia, il lodo Alfano approvato dal Governo ad orologeria esclude dai processi penali le più alte cariche dello Stato e, determinato mesi fa lo stralcio della posizione del Premier, non c’è finora garante della Costituzione che tenga.


L’informazione nostrana si adegua
e contrariamente ai giornali stranieri, che comprensibilmente parlano della vicenda processuale che riguarda Berlusconi, l’attenzione si è concentrata sulle dimissioni del cosiddetto capo dell’opposizione. Con il suo gesto dotato di uno ‘straordinario’ tempismo politico-strategico, Walter Veltroni è riuscito a modificare l’agenda dei media facendo passare in secondo piano una notizia negativa per la sua controparte politica, che dovrebbe essere rappresentata da Berlusconi. Forse l’ultimo ‘regalo’ in stile ‘Veltrusconi’ al principale esponente dello schieramento avverso, dopo aver tenuto una linea incerta anche in giorni recenti in cui l’opinione pubblica discuteva solo del caso Englaro e quasi per nulla delle leggi liberticide contro le intercettazioni, della riforma della giustizia penale e di altre nefandezze di cui oramai ci sfugge. Passata ancor più inosservata l’approvazione al Senato della riforma della legge elettorale per le europee, già licenziata dalla Camera, con soglia di sbarramento al 4%; frutto di un accordo tra le principali forze politiche già presenti nel nostro Parlamento allo scopo di tenere fuori dall’ Europa le altre formazioni politiche che già sono fuori qui. In questo caso, la strategia della distrazione di massa ha funzionato anche a vantaggio del Pd che potrebbe attutire, è questo il suo unico scopo, l’erosione di voti e consenso.

Pur tenendo conto della preminenza del calendario nello sfascio di cui scrive Lucia Annunziata, tutto il Paese, forse metà di esso, almeno alcuni, sono intenti a chiedersi cosa ne sarà di questo partito-contenitore. Se sarà dismesso, vale a dire scisso o se il solo cambio del timoniere determinerà, secondo l’abilità strategica del suo gruppo dirigente che si sta rivelando così ‘vincente’, un proficuo prosieguo della joint-(ad)venture tra margheritini, diessini e rispettivi codazzi.

Se ci sarà solo un cambio nominale di leadership la questione potrebbe perfino ripresentarsi sotto spoglie peggiori, come accanimento terapeutico e con il defluire del veltrusconismo nel ‘collaborazionismo’ dalemiano, il cui uomo simbolo oggi come in altre occasioni si defila per non essere annesso alla parte dello sconfitto; indicativa l’assenza di D’Alema ed anche quella di Rutelli alla conferenza stampa d’addio di Veltroni, dove invece era presente il resto dell’establishment del partito. Se, al contrario, avverrà una scissione, l’identità misconosciuta di parti degli elettorati originari che lo hanno composto potrebbe ritrovarsi.

D’altronde, il Pd che si era dato come mission quella di rappresentare l’unione dei riformisti, riformista non è mai stato e sembra inoltre aver consumato quelle personalità che riteneva essere le migliori risorse di leadership. Facile nutrire dubbi che la terapia di recupero del consenso sia quella d’individuare un ennesimo commissario-segretario ad acta da mettere a capo del partito. Tra le ipotesi di guida a tempo determinato, risulta al momento favorita quella di Franceschini; altre di più lungo raggio portano i nomi di Bersani e Renato Soru, che nella sconfitta in Sardegna ha ottenuto più consenso personale di quanto gliene abbiano dato i voti ai partiti che lo hanno sostenuto, (il dato dovrebbe essere significativo ma si dubita che al loft sappiano trarne un’attenta analisi politico-elettorale) ma il problema è fondamentalmente un altro, sempre lo stesso e che si trascina da anni: il rapporto interno tra i capi bastone del Pd e il potere di autorità che questi saranno disposti a delegare a colui che ne verrà nominato nuovo segretario. E’ il segretario il leader del partito o i veri leader sono coloro che gli remano contro, bisognerebbe anche chiedersi ad ogni tornata della battaglia tra perdenti. Leggi il seguito di questo post »