Il “boom” del MoVimento 5 Stelle: cittadini votano altri cittadini

8 05 2012


(Video “Grandi, grandi, grandi…” da beppegrillo.it – YouTube.com)


La tornata di elezioni amministrative del 6 e 7 maggio potrebbe aver più chiaramente indicato, piuttosto che la crescita della disaffezione secondo uno sguardo ‘breve’ incentrato su una minore affluenza alle urne, un percorso ormai intrapreso: un rinnovato rapporto di partecipazione alla res publica da parte di cittadini che votano altri cittadini, non più così disposti ad affidarsi ai cd. “partiti tradizionali”.

Partiti che, qualcuno più altri meno, arrancano. Il Pd “tiene”, la Lega e altri calano ma è soprattutto il Pdl, posto (per ora?) in sordina il suo comandante Berlusconi il quale neppure ammette la sconfitta – e ciò è un bene per gli altri, potrebbe perdere ancor più la prossima volta -, si sta inabissando come il Titanic (però, onore ai caduti di quella tragedia), riducendosi in alcuni territori fino a percentuali da partitino minore; potrebbero cambiarne il nome, con la classica operazione di plastica pre-elettorale e anche prodigarsi economicamente in quella iniziativa annunciata recentemente da Alfano, che con Berlusconi darà un volto nuovo, dicono, alla politica italiana. Se però i suoi rappresentanti resteranno quelli che ancora vediamo in tv e che potremmo forse trovare più spesso sulla Rete, la sopravvivenza non dovrebbe durare molto.

Dunque c’è l’irrompere del MoVimento 5 Stelle, una forza politica non con “forma partito”, non affetta da ideologie del passato, non definibile mediante l’uso di semplicistiche categorizzazioni da manuale come “grillismo” e simili, costituita da una lista autonoma “certificata” dal suo ideatore Beppe Grillo. Vi sono le invettive tipiche del “personaggio”, che struggono le menti di osservatori della contemplazione e di qualche politico fine come Vendola – il quale nelle ultime settimane, con l’uso di toni offensivi personali verso Grillo, ha fatto diverse cadute di stile. Ma i partiti e gli osservatori capaci di guardare oltre (e ve sono, viene in mente Ilvo Diamanti che infatti non sottovaluta i fenomeni di cambiamento) dovrebbero (?) comprendere che il registro linguistico di un comico o ex tale che agisce da megafono dell’attenzione non racchiude l’impegno di attivisti, cittadini e candidati del MoVimento, i quali anche con toni pacati portano avanti idee, tradotte in proposte concrete in rapporto ai territori, sullo sfondo di un programma nazionale che pure c’è ed è sui siti di riferimento. I punti del programma spesso vengono perfino copiati da altri, anche dai partiti, sulla carta.

Questi cittadini-candidati, tra cui tanti giovani di cultura anche politica ma indipendente, che si autofinanziano con pochi euro e fanno campagna elettorale pressoché a costo zero su internet, che come MoVimento a differenza di tutti gli altri (i partiti) non intascano i rimborsi elettorali (già finanziamento pubblico dei partiti) che vengono volontariamente rifiutati e lasciati nella casse dello Stato affinché quel denaro possa essere usato per altri nobili fini, rappresentano la vera, Politica. E se ne riappropriano allorché i partiti tradizionalmente si (pre)occupano del popolamento di cariche per i propri adepti e dell’accumulo di denaro pubblico (poi utilizzato a fini privatistici, come le indagini in corso parlano per i casi Lusi, Bossi ecc.), elementi che fanno di tali partiti, loro si, l’anti-politica. Che è cosa diversa da un’anti-partitocrazia, difficile da distinguere per un po’ di giornalisti e politici dal pensiero unico e limitato, così impegnati nel tentare di denigrare il “personaggio politico” Grillo.

Non è grave, a parere di chi scrive, che Napolitano abbia risposto a precisa domanda di non vedere alcun boom in queste elezioni; ora, se per “boom” possiamo anche intendere la sorpresa e non solo i numeri, non era inatteso l’esito elettorale del laborioso impegno che da due anni e mezzo circa porta avanti il MoVimento 5 Stelle, a partire dai territori locali, con una crescita costante e un potenziale ancora inespresso, specie al Sud. Se ne accorgono ora, forse, i partiti. Nei giorni scorsi, cercando di correre ai ripari con un fuoco concentrico, tutti contro Grillo, demonizzandolo per paura della propria inadeguatezza e dei propri elettori. Come ha invitato a fare Grillo, certi politici continuino pure ad attaccarlo, descrivendolo con termini offensivi alla stregua di quelli comico-provocatori a lui criticati; per i cd. “grillini” e il MoVimento 5 Stelle va bene continuare così, così come per Grillo che aggiunge, in uno dei suoi più recenti post: “ci vediamo in Parlamento”.





S. Berlusconi: dimesso! Che il 12/11/2011 sia l’inizio di una nuova Liberazione!

12 11 2011

Berlusconi cupo in volto

Berlusconi, cupo in volto, lascia Palazzo Grazioli (immagine, cliccabile con link, da: repubblica.it)

Finalmente! Se si può e si potrà anche storicamente affermare.

Alle h. 21:42 del 12 novembre 2011, Silvio Berlusconi ha rassegnato le dimissioni da presidente del Consiglio dei Ministri, ponendo fine al Governo Berlusconi IV.


Berlusconi consegna così la sua ‘ritirata’ (?) politica (quantomeno da capo del suo quarto governo), non per via giudiziaria né per meriti di avversari politici ma, per quel che lui potrebbe ammettere, per difficoltà nell’affrontare la crisi economica e dei mercati finanziari e per lo sgretolamento della sua maggioranza di governo. Magari segnasse la sua definitiva “uscita dal campo”; sarebbe auspicabile un suo ritiro a vita ‘privata’ ma è difficile che tale auspicio possa esaudirsi, anzi bisognerà vigilare su una sua possibile strategia legata alle dimissioni e alla preparazione di una nuova campagna elettorale. E divertirebbe, per così dire, una sua nuova e non improbabile, ennesima candidatura. In prima persona o attraverso un suo “delfino”.

Sperando che questo bel giorno per l’Italia segni l’inizio di una nuova Liberazione da una forma di democrazia limitata o di “dittatura subdola” che ha caratterizzato il quasi ventennio del berlusconismo (che però, probabilmente, resta il maggior fardello da debellare) e che porti alla conclusione della cosiddetta “anomalia italiana”, quale sistema politico-economico distorto – basti citare l’irrisolto “conflitto d’interessi” – che ha permesso a un Mister B. di dominare, volgarmente e a scopi privatistici, la scena politica italiana per così tanti anni, grazie anche all’assenza di (validi) competitors tra i cosiddetti “oppositori”, specie sul piano della comunicazione politica, come chi scrive preferisce osservare.

Sarà interessante notare in futuro se chi lo ha sostenuto e votato nel corso di questi anni politicamente “anneriti” per il nostro Paese, “i peggiori anni della nostra vita” (v. video ironico di Crozza che interpreta il Presidente Napolitano), ammetterà di averlo fatto, non tradendo coerenza e senza rinnegarlo e/o fuggire, come invece fanno e faranno certi servi suoi “sudditi”.

È festa in piazza e davanti al Quirinale, eccezionalmente luogo di approdo per il giubilo collettivo. Oggi, particolarmente, mi preme dire e scrivere: viva la Libertà, viva la Democrazia, viva l’Italia, viva la nostra Repubblica!


(video di Il Fatto Quotidiano da: youtube.com)





I bocciati sul lodo. Dalla parte della Costituzione

11 10 2009
articolo 3 Costituzione italiana

articolo 3 Costituzione italiana

Anche il secondo tentativo di sospendere i processi che lo riguardano non è andato a buon fine per il premier-imputato Silvio Berlusconi. Il c.d. “lodo Alfano”, ennesima legge di fatto ad personam e scudo immunitario riedizione del già respinto “lodo Schifani”, è stato a sua volta giudicato illegittimo con sentenza (7 ottobre 2009) della Corte costituzionale per “violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione“.

 

Una sentenza ovvia, che tiene conto di un principio fondamentale (pur)troppo trascurato dalla stampa e dai commenti politici di questi giorni: “tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge”. Talmente chiaro dal punto di vista giuridico e per il senso comune che ci si dovrebbe rammaricare della necessità di un pronunciamento in merito da parte del massimo organo di garanzia costituzionale, la Corte Costituzionale; ma in Italia persino i princìpi fondanti dello Stato di diritto, della democrazia e della sua Carta fondamentale sono sotto attacco e necessitano di essere ribaditi e oltremodo difesi. Addirittura considerati come una nuova e straordinaria conquista, per alcuni esponenti politici negli attimi immediatamente successivi alle sentenza. Prendiamo invece questo esito avverso alla legge “in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato” come un’iniezione di fiducia per l’opinione pubblica nella persistenza di almeno un organo che si fa garante della Costituzione e riassumiamo alcuni punti su tutti i protagonisti bocciati sul lodo e dalla Costituzione e sulle distorsioni comunque negative dei giorni scorsi.
Perché si avverte il bisogno (e la libertà) di dire, di scrivere fatti e riferimenti che potrebbero, anzi dovrebbero essere noti e diffusi ma che, considerando ad esempio che l’art. 3 della Costituzione quasi ovunque viene menzionato poco o punto, non appaiono sempre tali.

 

L’informazione parziale dei Tg

Prendiamo ad esempio il Tg2 RAI, oggetto di analisi ideale per constatare come venga costruito quotidianamente un telegiornale del ‘servizio pubblico’ in favore di una precisa parte politica, attualmente quella che è espressione del Governo. E che vorrebbe anche scegliere l’opposizione amica; quasi ogni sera il Tg2 trasmette un commento del ‘dalemiano’ appassionato di tessere e bocciofila Bersani, uno dei candidati alla segreteria del Pd e più raramente degli altri due, Franceschini e ancor meno Ignazio Marino. Il 5 ottobre, giorno precedente la prima seduta della Consulta, viene trasmessa solo un’intervista ad un presidente costituzionale emerito che espone opinioni favorevoli verso il lodo; nessun intervistato con un’opinione diversa e possibilmente opposta. Nel dopo sentenza, lo stesso Tg così come la maggior parte degli altri sottolinea una sola motivazione della sentenza stessa, quella di inidoneità di una legge ordinaria per il lodo, a fronte di una legge che avrebbe ‘dovuto’ essere (di modifica) costituzionale. La violazione del principio enunciato nell’art. 3 Cost., sull’eguaglianza dei cittadini, viene sminuita con un secondario “anche” al fine di diffondere l’idea, anche in prospettiva futura, che non sia poi così importante.  

E’ bene allora sottolineare che l’incostituzionalità è ed era già di per sé evidente anche solo in base all’articolo 3 Cost. e che il comunicato della Consulta (le motivazioni complete non ancora note), su cui si basano le conclusioni di buona parte della stampa e della politica, riporta le due violazioni senza stabilire una primazia.


Gli avvocati di Berlusconi

E’ da notare che alla seduta della Corte non viene ammessa la Procura di Milano; vi sono i tre avvocati personali del premier: Niccolò Ghedini, Piero Longo e Gaetano Pecorella, a cui si aggiunge l’Avvocatura dello Stato anch’essa per parte del premier e rappresentata da Glauco Nori (l’Avvocatura dello Stato è incardinata nella Presidenza del Consiglio e a difesa del premier; giornalisti e osservatori stranieri avranno avuto qualche difficoltà a capire o, meglio, ad accettare l’idea); questa nei giorni scorsi aveva travalicato i suoi compiti istituzionali disegnando conseguenze politiche per un’eventuale bocciatura del lodo. Le arringhe in aula arrivano ad espressioni indicibili (ma dette): per Ghedini “la legge è uguale per tutti ma non necessariamente lo è la sua applicazione”. Vi sono anche considerazioni, degli avvocati, di natura politica e politologica e non di tecnica giuridica; secondo Pecorella, “la nuova legge elettorale ha sostanzialmente modificato l’identità costituzionale del premier – quindi ora il premier non è più solo un
primus inter pares, (equivalente ai ministri) ma è indicato e votato come capo della coalizione presentata agli elettori. Quindi ora c’è una investitura diretta dalla sovranità popolare, che segna un distacco dalle tradizioni degli Stati liberali”. Nella tesi dell’Avvocato Pecorella scorgiamo un’amara deduzione; nel nostro Paese vige oramai una ‘democrazia’ illiberale. Diverse affermazioni, a parere dannose e diseducative, con il rischio di solleticare una rivalsa di tanti studenti nei confronti di testi e docenti di diritto. E’ bene ricordare che il Presidente del Consiglio è eletto dal Parlamento e non, come hanno cercato di spacciare Pecorella e Berlusconi, direttamente dal popolo degli elettori. Ad un esame di diritto costituzionale, o pubblico, sarebbe da bocciare.

 

Berlusconi irritato

Appresa la sentenza, dice che “la Consulta è di sinistra” (ha dimenticato “comunista”), un po’ di magistrati sono rossi, la stampa in alta percentuale di sinistra, tutti gli spettacoli di approfondimento televisivo gli sono contro, i comici lo prendono in giro; escludendo il Partito Democratico che non ha nominato tra le parti avverse (se ne possono trarne interrogativi) ma aggiungendo il complotto anti-italiano e internazionale e l’essere il più perseguitato della storia si arriva alla conclusione che buona parte del mondo che lo circonda, ma soprattutto dell’Italia ‘che si vede’ sia di sinistra. Con tanta sinistra nel Paese, con i tanti comunisti che in realtà sono ‘quattro gatti’, i gattocomunisti, non spiega come lui e il suo governo abbiano tanto (presunto) consenso. Non dice mai quali sono i suoi elettori dichiarati, quale sarebbe il suo ‘popolo’. Che infatti non scenderà in piazza neanche stavolta. Forse si tratta dei Galli di Bossi, i cui annunci e vilipendi dovrebbero essere quantomeno redarguiti dal Capo dello Stato, in genere impegnato in moniti in-diretti a Di Pietro.

Nell’intervento alla terza ‘camera’ Porta a Porta, inelegante e gratuitamente offensivo verso Rosy Bindi, Berlusconi afferma: “Il presidente della Repubblica aveva garantito con la sua firma che la legge sarebbe stata approvata dalla Consulta, posta la sua nota influenza sui giudici di sinistra della Corte”. E dice di essersi sentito preso in giro. Da Napolitano. Leggi il seguito di questo post »





Legge sulle intercettazioni. La prassi del parere preventivo del Presidente Napolitano

5 07 2009

stop Napolitano legge intercettazioni

stop Napolitano legge intercettazioni


Il mio parere, unito alla percezione di un sentiment secondo cui altri non si esprimono per timore d’incorrere nel ‘politicamente scorretto’, è che non sia preferibile la prassi, intrapresa dal Quirinale nei confronti di questo Governo, di confidare un ‘parere preventivo’ noto anche come azione di moral suasion su leggi in itinere, come nel caso del Ddl sulle intercettazioni non ancora approvato da entrambi i rami del Parlamento.

Si era già avuto una sorta di sconfinamento presidenziale sul caso Englaro e per il decreto sul testamento biologico; è plausibile temere che l’esito che potrebbe scaturire da questo stop di Napolitano al Ddl sulle intercettazioni, in buona fede, possa essere simile al precedente: una correzione solo parziale della prima proposta che lascerebbe sul campo parecchi scontenti.

Benché il Presidente della Repubblica possa ravvisare condivisibili vizi di incostituzionalità nel disegno di legge sulle intercettazioni approvato (con emendamenti) alla Camera, la sua procedura d’intervento non segue il dettame costituzionale che prevede l’attesa dell’approvazione di una legge prima della sua esamina, a sua volta seguìta dalla decisione da parte del Capo dello Stato di promulgarla o rinviarla alle Camere per un’ulteriore valutazione





Cossiga e Berlusconi, il metodo fa scuola. Terrorismo di Stato

1 11 2008

berlusconi_cossiga

Nella corrente legislatura, esponenti del Governo e non solo ne stanno dicendo e facendo così tante e di tal maniera che risulta arduo tenerne il conto; tanto più farlo con tempestività, in modo calmo e riflessivo. Siamo in pericolo costante di essere travolti da una frana, da cui si cerca anzitutto di tenersi al riparo per poi provare ad indagare sulle cause, tra le quali le più evidenti nei casi in oggetto: autoritarismo e instaurazione di quello che testi di diritto costituzionale definiscono “Stato di polizia”.

Qualcuno s’illudeva che l’ennesimo Governo Berlusconi, la sua legislatura sarebbe stata diversa rispetto ad un passato recente che troppo presto, invece, c’è chi tende a dimenticare. Gli anni regnanti del berlusconismo hanno dimostrato che molti italiani, purtroppo, hanno la memoria corta.

Qualcuno si aspettava dal Berlusconi IV un maggiore fair play “istituzionale” se si permette il termine (“legislatura costituente” come millantato da alcuni offende il termine prossimo di Costituzione che di per sé già soffre d’inosservanze e trascuratezza quotidiane, di provenienza anche inaspettata) ma, al contrario, non ci si può distrarre un attimo: legge elettorale per le elezioni europee, norma salva-manager, nuova Alitalia sullo sfondo e, naturalmente, scuola e università sugli scudi.

Qui si sta cercando, peraltro, di trattenere l’impeto di taluni propositi estemporanei di commento ai fatti e alle parole di questi giorni riconducendolo nell’alveo del diritto di critica e di opinione, ad evitare conseguenze che seguirebbero su chi dovesse scrivere parole a caldo, sulla scorta di una comprensibile e non anomala onda emotiva.


Arrivati al termine di una settimana terribile, proviamo a riassumere accadimenti e dichiarazioni dei giorni scorsi.

Nel clima di crescente insoddisfazione che attraversa l’intero Paese malgrado l’accecato ottimismo pubblicitario del Cavaliere, la tensione alimentata dallo stesso Governo a cui spetterebbe il compito di attutire il sentiment collettivo con metodi verbali democratici è sfociata in alcune affermazioni che varrà la pena rimarcare; non per soffiare sul fuoco della tensione ma a testimonianza e a futura, auspicabile memoria di un risentimento nel senso di appartenenza ad un Paese in cui ci si sente costretti, anche nella propria piccola parte di cittadinanza attiva, a chiedere quotidianamente il rispetto di princìpi democratici fondamentali che in un cosiddetto Paese normale, democratico, dovremmo dare per scontato.

A questi ultimi ideali princìpi accludiamo il dissenso politico di piazza verso il Governo partito dalla manifestazione dell’11 ottobre dell’Idv e della Sinistra contro il lodo Alfano e le politiche del Governo e proseguito sabato 25 ottobre a Roma con la manifestazione promossa dal Pd di Veltroni.

Premesso il successo di entrambi gli eventi, nella seconda, al di là delle consuete polemiche spicciole sul numero dei presenti al Circo Massimo e sulla partecipazione complessiva nelle strade della Capitale, usanze che fanno parte di una politica dell’annuncio televisivo che poca attenzione merita, speriamo di poter vedere una via di ripresa anche se un po’ tardiva per un partito che è sembrato in più occasioni assente in quello che dovrebbe essere il suo ruolo di opposizione. E’ evidente che la partecipazione avuta, quali che siano i numeri reali, è ulteriore espressione di un dislivello tra la cosiddetta militanza e lo stile verticistico-dirigenziale del Pd.

Ricordiamo come un trait d’union che alla manifestazione democratica del 25 ottobre hanno aderito altre forze politiche che fanno opposizione, coerentemente con il proprio ruolo nel panorama politico e civile come l’Italia dei Valori ed il suo Presidente Antonio Di Pietro che hanno condiviso l’iniziativa dei promotori e vi hanno preso parte proseguendo inoltre, con i propri banchetti, nella raccolta di firme contro il lodo Alfano e per terere un referendum abrogativo. Lo strumento referendario è ora invocato dallo stesso Pd a seguito dell’approvazione del decreto legge Gelmini, aggiunto alla prima proposta dell’Idv. D’un tratto, il referendum viene rinobilitato da Veltroni, dopo essere stato da lui trascurato sul lodo Alfano.

Di tutt’altro tenore, dunque anti-democratico, erano state le dichiarazioni del Presidente del Consiglio nei confronti delle trasversali manifestazioni di piazza contro l’approvazione poi avvenuta il 29/10 al Senato del Ddl 1108 a firma del Ministro Gelmini di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137. Alle parole pronunciate il 22 ottobre da Berlusconi in una conferenza stampa sulle occupazioni delle università, in cui il Premier dichiarava: “Non permetteremo che vengano occupate scuole e Università [..] Convocherò il Ministro degli Interni e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine [..] “ hanno fatto seguito, il giorno successivo 23 ottobre, dichiarazioni-tentativi di smentita di Berlusconi da Pechino, :”Io non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole”; il caso dovrebbe restare a lungo nei media come esempio di pura falsità e negazione verbale dell’evidenza.

Si dubita che i Tg abbiano riproposto la prima conferenza stampa per sbugiardare i pericolosi propositi affermati; (ad esempio, il Tg1 serale del giorno della smentita rinviò ecumenicamente al proprio sito internet ma Sky Tg24, invece, ne fece la comparazione) sulla rete e qui è possibile trovare le registrazioni per avere conferma di affermazioni chiaramente pronunciate.

E’ scandaloso che un Presidente del Consiglio si permetta di negare ciò che i servizi giornalistici hanno registrato e possono provare insindacabilmente; un atteggiamento non nuovo e che persiste quale presa in giro nei confronti di tutti gli italiani e non solo della categoria dei giornalisti e dei giornali, additati nei giorni successivi come elementi di diffusione di falsità, fomentatori di odio etc. (Certamente non per casi come questo, con registrazioni audio-video di una conferenza stampa; non soffriamo di una sindrome collettiva di allucinazioni)

A fomentare l’odio e motivare i facinorosi si è arrivati ancor più con un articolo pubblicato lo stesso 23 ottobre, presente anche sul sito informativo istituzionale di Rassegna stampa del Governo. Ci riferiamo alle altre parole che lasciano esterrefatti, contenute in un’intervista rilasciata dal senatore a vita ed ex Capo di Stato Francesco Cossiga ad Andrea Cangini del Quotidiano Nazionale. La rassegna stampa del Governo che riporta l’intervista a Cossiga differisce (ammorbidisce) in alcuni punti da altre fonti precedentemente diffuse anche dalle agenzie di stampa. E’ operazione lunga ricostruire il giallo delle versioni ritoccate e permane il dubbio che la versione on-line attuale, presente anche in altra pagina dello stesso sito istituzionale, sia stata “corretta”, limata in alcuni punti. In altre versioni c’è un “picchiare a sangue”, frase che nelle pagine web del Governo non è (più?) presente.

Quale che sia la versione integrale ed originale, si possono dare per certi alcuni cosiddetti “consigli” dati da quell’emerito Kossiga al Ministro Maroni, quali il mandare tutti gli studenti in ospedale, picchiare i docenti e le giovani maestre, infiltrare agenti provocatori nelle manifestazioni studentesche, frasi che costituiscono un’evidente istigazione alla violenza ed un’invocazione del terrorismo di Stato. Leggi il seguito di questo post »





Le conferenze stampa di Veltrusconi, per parti separate

2 04 2008

 Berlusconi e Veltroni-Conferenza stampa (repubblica.it)

Ieri sera Conferenza Stampa” (Audiovideo) su Rai Due con Berlusconi e Veltroni, dunque Veltrusconi per parti separate. In due tempi di egual durata, (la par condicio ieri sera era in vigore e veniva rispettata per l’evento speciale) i due leader hanno avuto 46 minuti ognuno per illustrare, di fronte al pubblico televisivo di Rai Due e ad alcuni giornalisti in studio, le proprie proposte a meno di due settimane dal voto.

Tralasciando i contenuti dei programmi elettorali abbastanza noti ai più, annotiamo qualche particolare sull’atteggiamento e su qualche tema toccato dei due candidati premier.
 
BERLUSCONI 
Berlusconi-Conferenza stampa (repubblica.it)

Il primo ad entrare in studio è stato Berlusconi, per sorteggio. I più attenti (una minoranza) avranno notato i non pochi errori grammaticali, di scelta lessicale e di consecutio temporum, commessi dal Cavaliere nelle sue risposte, come nell’accenno al “rinnovamento” dei contratti co.co.pro. Segno di una certa stanchezza dell’anziano ex premier, giunto alla sua quinta candidatura nell’arco di 14 anni di attività politica e con un sentimento interiore di inimicizia nei suoi confronti. Sarà anche per questo che finora ha rifiutato il confronto diretto vis-à-vis con il più giovane Veltroni.

Nel suo intervento parte con l’appello sul voto, su cui è tornato a rimarcare l’utilità, per una polarizzazione su sé stesso e sul candidato del Pd. “E’ opportuno che i cittadini italiani, quando diventino elettori, votino per pochi grandi partiti.” Già, quando “diventino elettori”, cosa alquanto difficile non solo quando per limiti anagrafici non possibile, ma anche quando il concetto di cittadino-elettore ha perso il suo significato più stretto, per diventare espressione di semplice conferimento di un potere ad un eletto nominato, non votato ma scelto dalle segreterie di partito. L’appello di Berlusconi è poi proseguito, rivolgendosi agli elettori del “centrodestra” (ancora non se ne fa una ragione che il centro non c’è più, Berlusconi ha perso Casini, gli manca ed ha dichiarato “Se volessero tornare con noi, le porte non sono aperte, ma spalancate” riferendosi all’ Udc) chiedendo un “voto efficace”; una variante, sempre in stile aziendale, al tormentone del voto utile.

Da annotare, sul piano delle proposte e dei meriti auto-attribuiti, alcune dichiarazioni:

  • la falsa professione di fede europeista convinta, (sappiamo invece che tante volte ha sparato sull’Euro e sull’ Unione Europea quando non esprimeva giudizi lusinghieri sul suo operato al Governo)
  • la parte di merito che si è auto-attribuito sull’assegnazione dell’ Expo 2015 a Milano, “merito anche mio per aver fatto cambiare opinione a molti capi di Stato miei amici” (chi sarebbero ci si domanda; eccetto i pessimi Bush e Putin, i leader che plausibilmente hanno il più basso livello mondiale di consenso, gli altri non lo sopportano)
  • la consapevolezza di un’alta evasione fiscale e il suo desiderio di combatterla, (del Governo Berlusconi è la depenalizzazione del reato di falso in bilancio, attuato dalle società per evadere il fisco) pur nella sua giustificazione.

Infine, in merito al giudizio sulla parte separata, (vale a dire Veltroni, che lui chiama genericamente “sinistra”, evidentemente per confusione sullo stato moderno e attuale dello scacchiere politico) ha espresso le difficoltà nel caso andasse al Governo di convivere con corpi istituzionali dello Stato (Csm, Corte Costituzionale, Magistratura in genere, Capo dello Stato) a lui tutti avversi. (Chissà perché) A Veltroni ha riconosciuto essere un bravissimo comunicatore, sottolineato due volte ma di essere espressione di un illusionismo di sinistra, per di più apparentato con il “peggio del peggio del peggio”, cioè Di Pietro. (Un’ ulteriore dichiarazione onorifica per Tonino)

Non sono mancati momenti di ilarità, quando in conclusione del suo intervento ha ringraziato i giornalisti definendoli “gentili domandatori”, ha accarezzato il viso della moderatrice Giuliana Del Bufalo (che per tutto il tempo in cui ha anche interloquito con Berlusconi, si è prodigata in sorrisi velati di gentilezza distratta e che non ha saputo evitare l’ironia spicciola sul fatto che neanche lei, sfortunatamente, ha seguito il consiglio di sposare un miliardario) e ha paragonato le modalità del suo intervento e di quello di Veltroni che lo avrebbe seguito come “essere dal dentista”. Nell’opinione comune l’andare dal dentista assume tratti di timore, a cui possono essere associati in Berlusconi stati d’animo di svogliatezza e insofferenza nel dover intervenire al programma tv. A qualcuno non è sfuggito che un operatore è intervenuto dopo l’uscita di Berlusconi dallo studio per rimuovere il cuscino (video) di rialzo sul quale l’ex premier era seduto.

VELTRONI

Veltroni-Conferenza stampa (repubblica.it)

Un po’ più energico e sentito è stato l’intervento di Veltroni. Bypassando le sue prime parole, in risposta alla domanda della moderatrice su come avrebbe dovuto chiamarlo, “Eccellenza” è stata la sua ecumenica battuta di spirito, il segretario del Pd è entrato in studio salutando in modo molto cordiale e troppo amichevole i quattro giornalisti invitati, chiamando per nome come vecchi amici coloro che dovrebbero stimolarlo in vesti più critiche dovute al ruolo.

Il terreno sul quale ha voluto rispondere indirettamente a colui che Veltroni chiama “il principale esponente della parte avversa” (in realtà esistono anche altre parti avverse tra i candidati alle elezioni e non solo l’altro invitato di ieri) è stato quello del precariato, considerato giustamente come un problema serio. La precarietà “non è il male assoluto della nostra gioventù” aveva detto Berlusconi. “È il dramma più grande di questo paese” gli ha risposto a distanza Veltroni, che poi si è speso nell’ illustrare il suo approccio alla politica, che vuole diverso da com’è stato negli ultimi 14-15 anni, desideroso di uscire dalle logiche logore del periodo preso in esame. Tra i temi ricorrenti, la volontà di produrre “uno shock d’innovazione”, attraverso il mezzo e non il fine della vittoria alle elezioni e l’appello al voto per aprire un ciclo politico, con un candidato anagraficamente nella media europea dei capi di Governo.

Il suo approccio gentile si è concesso un’unica critica più velenosa verso l’avversario citando l’episodio della telefonata chiarificatrice tra Berlusconi e il Presidente Napolitano, in seguito alle sue polemiche sul Quirinale.
Tra le dichiarazioni da ritenere, la sua “chi prende un voto in più governa”, con la quale ha cercato di distogliere le ipotesi di larghe intese e di grande coalizione dopo le elezioni. Ha specificato che le riforme sulle regole vanno fatte insieme all’opposizione, come ricordato anche da Berlusconi.

Tra i punti in chiaroscuro:

 

  • E’ sembrato sminuire il ruolo della concertazione sindacale, considerata più o meno a chiare lettere come fuori dal terreno reale del lavoro e non spettante dunque di un ruolo da protagonista nel processo decisorio.
  • L’affermazione sui nuovi candidati che saranno portati in Parlamento. L’espressione lascia intendere il modo di percepire le candidature, una sorta di scelta dei propri giocatori da portare in nazionale, ma è comune in base alla legge elettorale con cui si andrà a votare. Contraddittorio l’esempio riportato della candidatura di Umberto Veronesi, già Ministro della Salute e da molti ritenuto in conflitto d’interessi tra la sua non avversità alle centrali nucleari e l’istituto di lotta ai tumori da lui presieduto. E le titubanze sulla situazione di Bassolino in Campania.
  • Il non voler adeguare la tassazione sulle rendite finanziarie alla media europea, una presa di posizione lontana dalla sinistra.

Apprezzabili le domande poste da quattro cavalli di razza (così gratificati dalla moderatrice) del giornalismo, in ordine di apparizione Stefano Folli editorialista de Il Sole 24 ore,  Mauro Mazza direttore del Tg2, Gianni Riotta direttore del Tg1 e Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa. Un po’ meno gli interventi della moderatrice, Giuliana Del Bufalo, direttrice della Testata Servizi Parlamentari della Rai, peraltro apparsa meno sorridente durante l’intervento di Veltroni e poco apprezzabile in alcuni interventi a sminuire la capacità di giudizio e d’impegno dei giovani, “generazione di ragazzi viziati” , “parcheggiati all’ Università” e la competenza delle donne in politica (“essendo donna farò domande diverse da quelle di grande politica dei giornalisti presenti”).

Noia e distanza continuano ad essere i “cavalli di battaglia” di questa corsa elettorale.





2 giugno – Festa della Repubblica

3 06 2007

Giorgio Napolitano (repubblica.it) 

Nel suo messaggio di ieri, non indirizzato personalmente a me per augurio di buon compleanno, il capo dello Stato ha rivolto un appello che nei suoi punti salienti chiede a tutte le forze politiche di restituire credibilità alle istituzioni politiche, auspicando soluzioni condivise in Parlamento, sottolineando che la macchina della burocrazia deve essere alleggerita e dichiarando che bisogna agire per rinnovare la politica e diminuirne i costi di funzionamento.

Leggiamo alcuni punti toccati dal Presidente Napolitano riportati dal Corsera:  

«La politica deve trovare un terreno comune, in gioco c’è il futuro». Per questo, serve un «confronto in Parlamento». E per risolvere la crisi di fiducia dei cittadini, è necessario «attuare riforme di ampio respiro e diminuire i costi delle istituzioni».

SOBRIETA’ – A proposito dei costi della politica, Napolitano spiega che «la macchina istituzionale e burocratica resta pesante e costosa. È indispensabile alleggerirla, renderla più razionale ed efficace, diminuirne i costi». «Si impone perciò sobrietà e rigore nei bilanci pubblici e nei comportamenti pubblici», aggiunge il Capo dello Stato. Sono soprattutto i costi di funzionamento del parlamento che vanno ridotti, il numero dei parlamentari..non c’è bisogno che aggiunga io ciò che giornalisti (Stella e Rizzo) alcuni politici (Salvi e altri), commentatori e speciali televisivi stanno mettendo in evidenza da un po’ di tempo.

CONFRONTO – «Dall’altra parte – aggiunge Napolitano – si deve sapere che per rinnovare la politica e le sue regole, i meccanismi elettorali e le istituzioni, non c’è altra strada che quella di confronti e accordi tra le forze presenti in Parlamento e in altre Assemblee elettive. Importanti sono le sollecitazioni che possono venire dall’opinione pubblica, dalle forze sociali e culturali, e da una maggiore partecipazione dei cittadini: ma nulla può sostituire la ricerca di intese, (che non si arrivi però a larghe intese dannose) la scelta di soluzioni largamente condivise in Parlamento, specie per riforme di ampio respiro che ormai si impongono nell’interesse generale». «E dunque mi chiedo – afferma il capo dello Stato – si può trovare ora, nonostante le difficoltà, questo terreno comune tra forze di maggioranza e di opposizione, senza confondere i ruoli, senza attenuare la gara per il governo del paese? Continuo a credere che sia possibile, e a ripetere il mio appello in questo senso. È in gioco il nostro comune futuro».

LA RIPRESA – Sulla situazione economica del nostro Paese, il presidente della Repubblica afferma che «la ripresa c’è ma non è sufficiente e ognuno, dalle istituzioni agli imprenditori, deve fare la propria parte per consentire al paese di crescere davvero». «Non spetta a me, sia chiaro, dare giudizi sull’azione di governo – aggiunge Napolitano – non interferisco nel dibattito tra gli opposti schieramenti politici. Ma posso e sento di dover dire grazie a quanti di voi, imprenditori, lavoratori, contribuenti sensibili al dovere civico, hanno reso possibile la ripresa dell’economia, che è tornata a crescere, e il miglioramento dei conti pubblici». (questo è da sottolineare, a dispetto delle semplicistiche critiche che provengono da chi è capace di guardare solo al proprio piccolo) «Un miglioramento, una ripresa che non sono sufficienti, che debbono andare al di là dei risultati già raggiunti – puntualizza Napolitano -. E ciò richiede ulteriori sforzi. Avendo di mira la creazione di ancora maggiori possibilità di lavoro, (ricordiamo anche il precariato, che “stanca”) soprattutto in alcune parti del paese. E guardando alla sfida dell’innovazione, della partecipazione all’Europa, della competizione globale: perché è di qui che passa lo sviluppo, e il ruolo, dell’Italia nel prossimo avvenire». In gioco c’è il futuro di tutti: «È una sfida – spiega il Capo dello Stato – che ci impegna tutti, dalle imprese allo Stato. Faccia ciascuno la sua parte, fino in fondo, con coerenza».