S. Berlusconi: dimesso! Che il 12/11/2011 sia l’inizio di una nuova Liberazione!

12 11 2011

Berlusconi cupo in volto

Berlusconi, cupo in volto, lascia Palazzo Grazioli (immagine, cliccabile con link, da: repubblica.it)

Finalmente! Se si può e si potrà anche storicamente affermare.

Alle h. 21:42 del 12 novembre 2011, Silvio Berlusconi ha rassegnato le dimissioni da presidente del Consiglio dei Ministri, ponendo fine al Governo Berlusconi IV.


Berlusconi consegna così la sua ‘ritirata’ (?) politica (quantomeno da capo del suo quarto governo), non per via giudiziaria né per meriti di avversari politici ma, per quel che lui potrebbe ammettere, per difficoltà nell’affrontare la crisi economica e dei mercati finanziari e per lo sgretolamento della sua maggioranza di governo. Magari segnasse la sua definitiva “uscita dal campo”; sarebbe auspicabile un suo ritiro a vita ‘privata’ ma è difficile che tale auspicio possa esaudirsi, anzi bisognerà vigilare su una sua possibile strategia legata alle dimissioni e alla preparazione di una nuova campagna elettorale. E divertirebbe, per così dire, una sua nuova e non improbabile, ennesima candidatura. In prima persona o attraverso un suo “delfino”.

Sperando che questo bel giorno per l’Italia segni l’inizio di una nuova Liberazione da una forma di democrazia limitata o di “dittatura subdola” che ha caratterizzato il quasi ventennio del berlusconismo (che però, probabilmente, resta il maggior fardello da debellare) e che porti alla conclusione della cosiddetta “anomalia italiana”, quale sistema politico-economico distorto – basti citare l’irrisolto “conflitto d’interessi” – che ha permesso a un Mister B. di dominare, volgarmente e a scopi privatistici, la scena politica italiana per così tanti anni, grazie anche all’assenza di (validi) competitors tra i cosiddetti “oppositori”, specie sul piano della comunicazione politica, come chi scrive preferisce osservare.

Sarà interessante notare in futuro se chi lo ha sostenuto e votato nel corso di questi anni politicamente “anneriti” per il nostro Paese, “i peggiori anni della nostra vita” (v. video ironico di Crozza che interpreta il Presidente Napolitano), ammetterà di averlo fatto, non tradendo coerenza e senza rinnegarlo e/o fuggire, come invece fanno e faranno certi servi suoi “sudditi”.

È festa in piazza e davanti al Quirinale, eccezionalmente luogo di approdo per il giubilo collettivo. Oggi, particolarmente, mi preme dire e scrivere: viva la Libertà, viva la Democrazia, viva l’Italia, viva la nostra Repubblica!


(video di Il Fatto Quotidiano da: youtube.com)





Dimesso Veltroni, si dismetterà il Pd ?

20 02 2009
D'Alema-Veltroni

D'Alema-Veltroni

Veltroni dimesso da segretario del Partito democratico. E’ questa la notizia che ha prevalso nel panorama dell’ informazione mainstream del 18 febbraio. In un Paese a democrazia vigente e con maggiore informazione indipendente, ci si aspetterebbe la massima attenzione sulla notizia riguardante la condanna dell’avvocato Mills, reo di corruzione per falsa testimonianza in due processi (“Tangenti alla Guardia” di finanza e “All Iberian”) che vedevano coinvolto, come co-imputato della controparte e dunque a rigor di logica nel ruolo di corruttore, il Presidente del Consiglio-padrone di Fininvest. Ma siamo in Italia, il lodo Alfano approvato dal Governo ad orologeria esclude dai processi penali le più alte cariche dello Stato e, determinato mesi fa lo stralcio della posizione del Premier, non c’è finora garante della Costituzione che tenga.


L’informazione nostrana si adegua
e contrariamente ai giornali stranieri, che comprensibilmente parlano della vicenda processuale che riguarda Berlusconi, l’attenzione si è concentrata sulle dimissioni del cosiddetto capo dell’opposizione. Con il suo gesto dotato di uno ‘straordinario’ tempismo politico-strategico, Walter Veltroni è riuscito a modificare l’agenda dei media facendo passare in secondo piano una notizia negativa per la sua controparte politica, che dovrebbe essere rappresentata da Berlusconi. Forse l’ultimo ‘regalo’ in stile ‘Veltrusconi’ al principale esponente dello schieramento avverso, dopo aver tenuto una linea incerta anche in giorni recenti in cui l’opinione pubblica discuteva solo del caso Englaro e quasi per nulla delle leggi liberticide contro le intercettazioni, della riforma della giustizia penale e di altre nefandezze di cui oramai ci sfugge. Passata ancor più inosservata l’approvazione al Senato della riforma della legge elettorale per le europee, già licenziata dalla Camera, con soglia di sbarramento al 4%; frutto di un accordo tra le principali forze politiche già presenti nel nostro Parlamento allo scopo di tenere fuori dall’ Europa le altre formazioni politiche che già sono fuori qui. In questo caso, la strategia della distrazione di massa ha funzionato anche a vantaggio del Pd che potrebbe attutire, è questo il suo unico scopo, l’erosione di voti e consenso.

Pur tenendo conto della preminenza del calendario nello sfascio di cui scrive Lucia Annunziata, tutto il Paese, forse metà di esso, almeno alcuni, sono intenti a chiedersi cosa ne sarà di questo partito-contenitore. Se sarà dismesso, vale a dire scisso o se il solo cambio del timoniere determinerà, secondo l’abilità strategica del suo gruppo dirigente che si sta rivelando così ‘vincente’, un proficuo prosieguo della joint-(ad)venture tra margheritini, diessini e rispettivi codazzi.

Se ci sarà solo un cambio nominale di leadership la questione potrebbe perfino ripresentarsi sotto spoglie peggiori, come accanimento terapeutico e con il defluire del veltrusconismo nel ‘collaborazionismo’ dalemiano, il cui uomo simbolo oggi come in altre occasioni si defila per non essere annesso alla parte dello sconfitto; indicativa l’assenza di D’Alema ed anche quella di Rutelli alla conferenza stampa d’addio di Veltroni, dove invece era presente il resto dell’establishment del partito. Se, al contrario, avverrà una scissione, l’identità misconosciuta di parti degli elettorati originari che lo hanno composto potrebbe ritrovarsi.

D’altronde, il Pd che si era dato come mission quella di rappresentare l’unione dei riformisti, riformista non è mai stato e sembra inoltre aver consumato quelle personalità che riteneva essere le migliori risorse di leadership. Facile nutrire dubbi che la terapia di recupero del consenso sia quella d’individuare un ennesimo commissario-segretario ad acta da mettere a capo del partito. Tra le ipotesi di guida a tempo determinato, risulta al momento favorita quella di Franceschini; altre di più lungo raggio portano i nomi di Bersani e Renato Soru, che nella sconfitta in Sardegna ha ottenuto più consenso personale di quanto gliene abbiano dato i voti ai partiti che lo hanno sostenuto, (il dato dovrebbe essere significativo ma si dubita che al loft sappiano trarne un’attenta analisi politico-elettorale) ma il problema è fondamentalmente un altro, sempre lo stesso e che si trascina da anni: il rapporto interno tra i capi bastone del Pd e il potere di autorità che questi saranno disposti a delegare a colui che ne verrà nominato nuovo segretario. E’ il segretario il leader del partito o i veri leader sono coloro che gli remano contro, bisognerebbe anche chiedersi ad ogni tornata della battaglia tra perdenti. Leggi il seguito di questo post »





Festa della privacy dei contribuenti

1 05 2008

 

Oggi, 1° maggio, giornata internazionale del lavoro e dei lavoratori, ci si sofferma sulla triste constatazione che il bollettino dei caduti sul lavoro nel nostro Paese si aggiorna quotidianamente.

Da non trascurare, oltre al grave problema delle morti bianche, anche quello legato alle difficoltà di coloro che hanno un lavoro precario, che precarizza la vita stessa; a questo proposito, anche quest’anno in tante piazza d’Europa la manifestazione EuroMayDay.

 

L’altra notizia più titolata sui media tradizionali e che ha acceso anche la Rete, riguarda la decisione di ieri di Vincenzo Visco, viceministro uscente dell’Economia, di disporre con decreto il provvedimento di pubblicazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate, a firma del suo direttore Massimo Romano, dei nominativi e dei redditi dichiarati, con le imposte versate, di tutti i contribuenti italiani, relativi al 2005 e accessibili a tutti. Il sito, dopo alcune ore durante le quali è stato preso d’assalto dai curiosi amanti del gossip, è stato bloccato dallo stop del Garante della privacy, Francesco Pizzetti ma in queste ore si stanno diffondendo i dati attraverso il peer-to-peer di Emule e probabilmente attraverso altre possibilità come le cache dei motori di ricerca e chissà quanto altro.

Per alcune ore è stato possibile e molto semplice sbirciare sulle informazioni personali, sui redditi e le imposte sia di personaggi pubblici famosi, (ci sono giornali che subito ne hanno fatto una notizia carica di dati sui vip) sia di cittadini comuni, che si sono così visti spiati dal proprio vicino di casa, tenendo conto che lo spettegolare in casa d’altri e a questo punto perfino nelle tasche, è un’arte italiana ben sviluppata, segno di un decadimento culturale e di valori.

 

La polemica nasce dal problema della violazione della privacy. (Legge 196/2003) Mentre è infatti vero, come ha spiegato con un comunicato l’Agenzia delle Entrate, che una legge stabilisce la pubblicità dei dati e che la predisposizione degli elenchi dei nominativi dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi è prevista dall’articolo 69 del Dpr numero 600 del 1973, e che tali elenchi erano a disposizione per la consultazione sia negli uffici dell’Agenzia che nei Comuni, è una novità inquietante che si sia deciso di renderli pubblici on line, senza darne un’informativa specifica nelle dichiarazioni e dunque rendendoli così accessibili, senza richiesta motivata, a qualunque curioso.  

 

Molte sono le reazioni da parte delle associazioni dei consumatori, che stanno ragionando su azioni legali da intraprendere per permettere ai cittadini di chiedere il risarcimento dei danni di violazione della privacy (in primis il Codacons ha predisposto un modulo on line per promuovere una causa collettiva) e, naturalmente e immancabilmente, è scoppiata la polemica politica. A questa ha contribuito una dichiarazione alla stampa di Visco, inopportuna come le seguenti fornite dallo stesso ex vice-ministro nel corso delle ore dopo l’accadimento.

 

Tra le reazioni irretite, molto evidenziata dai quotidiani è stata quella di Beppe Grillo, che in post sul blog dal titolo “La colonna infame” si è espresso duramente sulla vicenda. Alcune sue frasi:

 

“I rapimenti di persone saranno facilitati, il pizzo potrà essere proporzionato al reddito dichiarato. La criminalità organizzata non dovrà più indagare, presumere. Potrà andare a colpo sicuro collegandosi al sito dell’Agenzia delle Entrate. I nullatenenti e gli evasori non avranno comunque nulla da temere. Chi paga le tasse sarà punito, chi ne paga molte potrà essere sequestrato, taglieggiato, rapinato.

 

Dopo l’indulto che ha liberato le carceri questo ex governo di imbelli, presuntuosi e deficienti fornisce ai criminali le informazioni sul reddito e l’indirizzo di casa dei contribuenti.

 

Il rapporto fiscale è tra il privato cittadino e lo Stato e tale deve rimanere.”

 

Navigando in rete si trovano commenti di chi manifesta stupore sulle esternazioni di Grillo e qualche giornale ne ha approfittato per continuare la propria battaglia anti-Grillo mettendo in evidenza come vi siano, tra gli stessi frequentatori del blog di Grillo e tra i suoi sostenitori giornalisticamente noti come “grillini”, coloro che si sono dichiarati d’accordo su una cosiddetta operazione di trasparenza (secondo le affermazioni difensive di Visco) e contrari alla critica di Grillo.

 

Ma, indipendentemente dal fatto che sulla rete siano circolati anche i numeri sui suoi redditi (che siano cospicui credo molti lo sappiano) e che la cosa da buon genovese l’avrà contrariato, penso abbia ragione Grillo; Leggi il seguito di questo post »





E a conquistare la rossa primavera fu..

19 04 2008


Fuori la Sinistra. C’è chi la prende come un’esortazione a ripartire e a riorganizzarsi, (ma anche secondo vecchi schemi, in Campania si discute già di una Cosa di bassoliniana tela, un laboratorio, dalle nostre parti al peggio non v’è mai fine) chi non ne piange la morte presunta, crogiolandosi nell’accettazione della sua scomparsa in Parlamento con un sentimento di liberazione, chi chiede di salvare il soldato Bertinotti, chi dice che la sinistra non va estinguendosi perché la rappresentanza non fa pari con la pancia del Paese e quest’ultima sembra essere la miglior ipotesi, poiché una sinistra in Italia c’è. In ogni caso, da qual angolo le si vuol vedere, le analisi sulla débacle della Sinistra, (Arcobaleno, ma al momento la si può anche  identificare con un’opzione più generica, sinistra) andate a pioggia sulla rete negli ultimi giorni, mettono in evidenza un trapasso che alcuni continuavano a celare sul retro dell’autobus: una metà dei voti attesi per la SA sono stati conquistati dal Pd. E’ questo l’avviso da cui partire. A conquistar la rossa primavera fu il Pd e dove brillava (?) il Sol dell’avvenire s’interpose, determinando l’eclissi della Sinistra.

I dati sono ormai chiari, la Sinistra Arcobaleno è stata fagocitata in massima parte dal Pd, qualche spina è finita in pasto all’Idv, qualche operaio al Nord si è sentito abbandonato e ha trovato riparo nella Lega, il resto alle liste minori di sinistra e quel che avanza s’è astenuto perché non ha trovato né carne né pesce.

 

Ieri è stato reso pubblico un sondaggio in cui in un item si chiedeva quanto fosse stato determinante l’appello al voto utile. La questione sarebbe stata più interessante se fosse stata posta agli elettori della SA (si, a quel 3% circa su base nazionale, poco ma vero) o, se fatta, renderla nota ai lettori, per farne un’analisi completa, non parziale, sulla scelta di parte dei “simpatizzanti generici di sinistra”. (Sullo slogan di campagna della SA si tornerà poi, qui è solo un gioco di parole) Ne sarebbe scaturito che chi ha votato SA pensa che altri che di norma lo avrebbero fatto si siano fatti incantare dalle sirene del voto utile al Pd, nell’illusione del “si può battere” Berlusconi.  

 

E allora, se complimenti vogliamo fare al Pd, lo si può solo per aver vinto una guerra tra sconfitti destinati, dove l’obiettivo raggiunto è stato quello di affossare la Sinistra per “perdere meno” da Berlusconi. Già, anche perché la sconfitta condivisa è mal comune..(non piace completare il proverbio)

Il Pd non può consolarsi nel dire di aver conseguito un risultato soddisfacente comparando i voti ottenuti con quelli del 2006, contando qualche migliaia di voti in più e che non si sarebbe potuto fare di più (“si può fare di più”, ci prende la vena melodica, magari ad uso della Sinistra) perché, numeri alla mano, tra Camera e Senato, vi sono stati 9 punti percentuali di distacco e una regione come la Campania, storica foriera di voto progressista, è l’emblema della sanzione alla classe politica dirigente di centro-sinistra, che ha subito un’evidente batosta dal Pdl. Va da sé che il discorso virerebbe subito su Bassolino ma il dato è incontrovertibile ed è ciò che conta. E non basta Piazza del Plebiscito. Viene in mente una massima di Nenni: piazze piene, urne vuote. In questo caso le urne non sono rimaste vuote, ma riempite dal voto per il Pdl, questo si. Il successo del Pd è l’aver mangiato la SA. Yes, you can, tu chiamale se vuoi..soddisfazioni.

 

Che ne sarà ora della Sinistra in Italia? La domanda Leggi il seguito di questo post »





Le conferenze stampa di Veltrusconi, per parti separate

2 04 2008

 Berlusconi e Veltroni-Conferenza stampa (repubblica.it)

Ieri sera Conferenza Stampa” (Audiovideo) su Rai Due con Berlusconi e Veltroni, dunque Veltrusconi per parti separate. In due tempi di egual durata, (la par condicio ieri sera era in vigore e veniva rispettata per l’evento speciale) i due leader hanno avuto 46 minuti ognuno per illustrare, di fronte al pubblico televisivo di Rai Due e ad alcuni giornalisti in studio, le proprie proposte a meno di due settimane dal voto.

Tralasciando i contenuti dei programmi elettorali abbastanza noti ai più, annotiamo qualche particolare sull’atteggiamento e su qualche tema toccato dei due candidati premier.
 
BERLUSCONI 
Berlusconi-Conferenza stampa (repubblica.it)

Il primo ad entrare in studio è stato Berlusconi, per sorteggio. I più attenti (una minoranza) avranno notato i non pochi errori grammaticali, di scelta lessicale e di consecutio temporum, commessi dal Cavaliere nelle sue risposte, come nell’accenno al “rinnovamento” dei contratti co.co.pro. Segno di una certa stanchezza dell’anziano ex premier, giunto alla sua quinta candidatura nell’arco di 14 anni di attività politica e con un sentimento interiore di inimicizia nei suoi confronti. Sarà anche per questo che finora ha rifiutato il confronto diretto vis-à-vis con il più giovane Veltroni.

Nel suo intervento parte con l’appello sul voto, su cui è tornato a rimarcare l’utilità, per una polarizzazione su sé stesso e sul candidato del Pd. “E’ opportuno che i cittadini italiani, quando diventino elettori, votino per pochi grandi partiti.” Già, quando “diventino elettori”, cosa alquanto difficile non solo quando per limiti anagrafici non possibile, ma anche quando il concetto di cittadino-elettore ha perso il suo significato più stretto, per diventare espressione di semplice conferimento di un potere ad un eletto nominato, non votato ma scelto dalle segreterie di partito. L’appello di Berlusconi è poi proseguito, rivolgendosi agli elettori del “centrodestra” (ancora non se ne fa una ragione che il centro non c’è più, Berlusconi ha perso Casini, gli manca ed ha dichiarato “Se volessero tornare con noi, le porte non sono aperte, ma spalancate” riferendosi all’ Udc) chiedendo un “voto efficace”; una variante, sempre in stile aziendale, al tormentone del voto utile.

Da annotare, sul piano delle proposte e dei meriti auto-attribuiti, alcune dichiarazioni:

  • la falsa professione di fede europeista convinta, (sappiamo invece che tante volte ha sparato sull’Euro e sull’ Unione Europea quando non esprimeva giudizi lusinghieri sul suo operato al Governo)
  • la parte di merito che si è auto-attribuito sull’assegnazione dell’ Expo 2015 a Milano, “merito anche mio per aver fatto cambiare opinione a molti capi di Stato miei amici” (chi sarebbero ci si domanda; eccetto i pessimi Bush e Putin, i leader che plausibilmente hanno il più basso livello mondiale di consenso, gli altri non lo sopportano)
  • la consapevolezza di un’alta evasione fiscale e il suo desiderio di combatterla, (del Governo Berlusconi è la depenalizzazione del reato di falso in bilancio, attuato dalle società per evadere il fisco) pur nella sua giustificazione.

Infine, in merito al giudizio sulla parte separata, (vale a dire Veltroni, che lui chiama genericamente “sinistra”, evidentemente per confusione sullo stato moderno e attuale dello scacchiere politico) ha espresso le difficoltà nel caso andasse al Governo di convivere con corpi istituzionali dello Stato (Csm, Corte Costituzionale, Magistratura in genere, Capo dello Stato) a lui tutti avversi. (Chissà perché) A Veltroni ha riconosciuto essere un bravissimo comunicatore, sottolineato due volte ma di essere espressione di un illusionismo di sinistra, per di più apparentato con il “peggio del peggio del peggio”, cioè Di Pietro. (Un’ ulteriore dichiarazione onorifica per Tonino)

Non sono mancati momenti di ilarità, quando in conclusione del suo intervento ha ringraziato i giornalisti definendoli “gentili domandatori”, ha accarezzato il viso della moderatrice Giuliana Del Bufalo (che per tutto il tempo in cui ha anche interloquito con Berlusconi, si è prodigata in sorrisi velati di gentilezza distratta e che non ha saputo evitare l’ironia spicciola sul fatto che neanche lei, sfortunatamente, ha seguito il consiglio di sposare un miliardario) e ha paragonato le modalità del suo intervento e di quello di Veltroni che lo avrebbe seguito come “essere dal dentista”. Nell’opinione comune l’andare dal dentista assume tratti di timore, a cui possono essere associati in Berlusconi stati d’animo di svogliatezza e insofferenza nel dover intervenire al programma tv. A qualcuno non è sfuggito che un operatore è intervenuto dopo l’uscita di Berlusconi dallo studio per rimuovere il cuscino (video) di rialzo sul quale l’ex premier era seduto.

VELTRONI

Veltroni-Conferenza stampa (repubblica.it)

Un po’ più energico e sentito è stato l’intervento di Veltroni. Bypassando le sue prime parole, in risposta alla domanda della moderatrice su come avrebbe dovuto chiamarlo, “Eccellenza” è stata la sua ecumenica battuta di spirito, il segretario del Pd è entrato in studio salutando in modo molto cordiale e troppo amichevole i quattro giornalisti invitati, chiamando per nome come vecchi amici coloro che dovrebbero stimolarlo in vesti più critiche dovute al ruolo.

Il terreno sul quale ha voluto rispondere indirettamente a colui che Veltroni chiama “il principale esponente della parte avversa” (in realtà esistono anche altre parti avverse tra i candidati alle elezioni e non solo l’altro invitato di ieri) è stato quello del precariato, considerato giustamente come un problema serio. La precarietà “non è il male assoluto della nostra gioventù” aveva detto Berlusconi. “È il dramma più grande di questo paese” gli ha risposto a distanza Veltroni, che poi si è speso nell’ illustrare il suo approccio alla politica, che vuole diverso da com’è stato negli ultimi 14-15 anni, desideroso di uscire dalle logiche logore del periodo preso in esame. Tra i temi ricorrenti, la volontà di produrre “uno shock d’innovazione”, attraverso il mezzo e non il fine della vittoria alle elezioni e l’appello al voto per aprire un ciclo politico, con un candidato anagraficamente nella media europea dei capi di Governo.

Il suo approccio gentile si è concesso un’unica critica più velenosa verso l’avversario citando l’episodio della telefonata chiarificatrice tra Berlusconi e il Presidente Napolitano, in seguito alle sue polemiche sul Quirinale.
Tra le dichiarazioni da ritenere, la sua “chi prende un voto in più governa”, con la quale ha cercato di distogliere le ipotesi di larghe intese e di grande coalizione dopo le elezioni. Ha specificato che le riforme sulle regole vanno fatte insieme all’opposizione, come ricordato anche da Berlusconi.

Tra i punti in chiaroscuro:

 

  • E’ sembrato sminuire il ruolo della concertazione sindacale, considerata più o meno a chiare lettere come fuori dal terreno reale del lavoro e non spettante dunque di un ruolo da protagonista nel processo decisorio.
  • L’affermazione sui nuovi candidati che saranno portati in Parlamento. L’espressione lascia intendere il modo di percepire le candidature, una sorta di scelta dei propri giocatori da portare in nazionale, ma è comune in base alla legge elettorale con cui si andrà a votare. Contraddittorio l’esempio riportato della candidatura di Umberto Veronesi, già Ministro della Salute e da molti ritenuto in conflitto d’interessi tra la sua non avversità alle centrali nucleari e l’istituto di lotta ai tumori da lui presieduto. E le titubanze sulla situazione di Bassolino in Campania.
  • Il non voler adeguare la tassazione sulle rendite finanziarie alla media europea, una presa di posizione lontana dalla sinistra.

Apprezzabili le domande poste da quattro cavalli di razza (così gratificati dalla moderatrice) del giornalismo, in ordine di apparizione Stefano Folli editorialista de Il Sole 24 ore,  Mauro Mazza direttore del Tg2, Gianni Riotta direttore del Tg1 e Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa. Un po’ meno gli interventi della moderatrice, Giuliana Del Bufalo, direttrice della Testata Servizi Parlamentari della Rai, peraltro apparsa meno sorridente durante l’intervento di Veltroni e poco apprezzabile in alcuni interventi a sminuire la capacità di giudizio e d’impegno dei giovani, “generazione di ragazzi viziati” , “parcheggiati all’ Università” e la competenza delle donne in politica (“essendo donna farò domande diverse da quelle di grande politica dei giornalisti presenti”).

Noia e distanza continuano ad essere i “cavalli di battaglia” di questa corsa elettorale.





Workshop: Nuovi modelli di Comunicazione Istituzionale

28 02 2008


Il workshop di apertura dei lavori, dal tema “Nuovi modelli di Comunicazione Istituzionale”, vede gli interventi di: 
 

ClaraAlbani                                                                                                                                                                                                                                                            Direttrice dell’Ufficio d’Informazione per l’Italia del Parlamento Europeo

Lelio Alfonso
Responsabile per la Comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Rossana Longo 
Dirigente del Servizio per le Relazioni Internazionali e per i Rapporti con le Autonomie Locali del DIE della PCM

Carlo Gambalonga
Vicedirettore Vicario ANSA                                                                                                                                                                                                                                           
 

Paolo Gambescia
Giornalista, già direttore de Il Mattino e Il Messaggero                                                                                                                                                                                       
 

IvanoRusso                                                                                                                                                                                                                                                              Presidente dell’Assemblea dei Soci Fondatori della Fondazione Mezzogiorno Europa

 

 

 

L’inizio dei lavori è affidato al Dott. Ivano Russo, Presidente dell’Assemblea dei Soci della Fondazione Mezzogiorno Europa, il quale dopo aver illustrato lo sviluppo delle attività della Fondazione Mezzogiorno Europa, introduce il tema principale su cui verteranno le giornate, un tema trasversale: il ruolo delle istituzioni e il compito di coinvolgere i cittadini sulla propria attività, che deve essere al servizio del cittadino per configurarsi come “comunicazione buona”. Nel più ampio concetto di comunicazione pubblica incerto è il confine tra comunicazione istituzionale, che sta cambiando anche con l’avvento dell’innovazione tecnologica e che deve assumere una funzione d’informazione, ad esempio sui programmi europei poco conosciuti al grande pubblico e la comunicazione politica, che si lega invece alla persuasione.
 
Carlo Gambalonga
, Vicedirettore Vicario dell’Ansa, spiega che la più grande agenzia di stampa italiana ha da sempre caratterizzazione istituzionale dovuta anche ad un assetto societario, e nel suo ruolo di tradizionale affiancamento delle istituzioni. Sottolinea il ruolo internazionale dell’Ansa, di osservazione della politica estera. L’ultimo modello di sviluppo della comunicazione dell’Ansa è Ansamed, un Agenzia per il Mediterraneo sotto forma di network. Un modello nuovo, di comunicazione orizzontale e non verticale come da tradizione, per rafforzare l’indipendenza in partnership con altre 16 agenzie. Ansamed vuol raccontare le notizie e i fatti del Mediterraneo agli stessi paesi convolti, al fine di avvicinarli tra loro nel contesto culturale e informativo. Una funzione non da osservatore esterno e non solo da un punto di vista italiano, aumentando in tal modo la democrazia dell’informazione. Bisogna sottolineare che l’Ansa ha aperto sedi nei Balcani e a Tirana, sedi non attrattive per i grandi gruppi editoriali e svolge ormai funzione di driver per le piccole agenzie internazionali.Gambalonga sottolinea che la comunicazione è spesso autoreferenziale e che dovrebbe essere più improntata verso i cittadini che sono gi utenti finali, utilizzando un linguaggio sobrio e comprensibile per tutti; è questa, dice, una corretta comunicazione istituzionale.
 

Rossana Longo
, Dirigente del Servizio per le Relazioni Internazionali e per i Rapporti con le Autonomie Locali del Dipartimento Informazione e Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, parla dell’importanza di nuovi modelli di comunicazione che non siano un fine, ma uno strumento specifico per una comunicazione “a rete”, una rete comunicativa circolare.La sua illustrazione del funzionamento del Dipartimento e del Servizio è a carattere esplicativo, sulla riorganizzazione più recente del DIE, in particolare dell’Ufficio I e sul piano di comunicazione strategica che ha previsto la realizzazione del nuovo logo della PCM con il simbolo del tricolore e riportante  la dicitura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il piano di comunicazione visto come processo si configura secondo lo schema che prevede la concertazione, la raccolta dei dati, la progettazione e l’approvazione. Da non sottovalutare l’impegno nella sinergia con gli Enti locali, con un’ipotesi di procedura redatta per costruire una rete Regioni-Enti locali, per un buon meccanismo di governance pubblica.

Clara Albani
, Direttrice dell’Ufficio d’Informazione per l’Italia del Parlamento Europeo, sottolinea anch’ella la necessità di comunicare direttamente con il cittadino. L’Europa è un’entità complessa, molteplice, per target e linguaggi e mezzi importanti da utilizzare per diffonderne il funzionamento sono gli uffici periferici, il sito web realizzato in 22 lingue, il centro per visitatori al PE e la prossima realizzazione di una web-tv, che prevede 4 canali, uno per specialisti, uno per i giovani, uno più di “colore” sulla vita parlamentare e uno di spazio interattivo, che si chiamerà “la tua voce al PE” e che permetterà di interagire con i MEP. Sottolinea l’importanza della trasparenza, obiettivo principale della comunicazione del PE, la sinergia con i forum cittadini e l’avvicinarsi alla stampa regionale e locale per lavorare con gli enti locali, al quale scopo lavorano gli uffici Europe Direct. Il problema che pone è quello sullo scarso spazio dedicato ai canali tradizionali come la Rai all’informazione sull’Ue, che costituisce solo il 3% dell’informazione complessiva dell’azienda di Stato, (dato dell’osservatorio di Pavia) sulla quale non di rado sono confuse le informazioni sulle diverse istituzioni europee. Il problema riguarda anche i contenuti e l’attrattiva, poiché la comunicazione sull’Europa sembra non interessare, non attirare l’attenzione e il PE, così come le altre istituzioni, sono percepiti come distanti dall’opinione pubblica. Il PE lavora principalmente sulla trasparenza e la neutralità non persuasiva, mentre la Commissione europea lavora molto nella presentazione dei risultati dei processi europei.
 
 

Paolo Gambescia
, giornalista, ex direttore de Il Mattino e Il Messaggero, parlamentare, è docente di comunicazione politica. E’ il quid da cui comincia il dibattito teso a mettere in risalto la difficile linea di confine tra la comunicazione istituzionale “neutra” e la comunicazione politica persuasiva e di parte. La sua analisi critica parte dal chiedersi come sia cambiata la comunicazione negli ultimi 20 anni. La prima risposta che si potrebbe dare è quella della circolarità. C’è infatti da denunciare il problema delle istituzioni che parlano per parti separate, in modo unidirezionale. Il bisogno è invece quello di far partecipare, quello di un raccordo tra le istituzioni e la collettività. Non sono esenti da critiche il giornalismo, che risulta appiattito sul potere, superficiale e la politica, che lascia prevalere l’immagine sui contenuti. La comunicazione istituzionale finisce per essere messa al servizio del committente, un assessore, un politico e le strutture di comunicazione si occupano di far prevalere l’immagine del referente e sono piegate a questa esigenza.  Il sistema della comunicazione non è molto diverso dal sistema politico della cooptazione, nella gestione del potere ed il problema è esso stesso politico, anche di polarizzazione politica.
   
 

Lelio Alfonso
, Responsabile per la Comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, apre il suo discorso con un’amara constatazione: raccontare il day by day del Governo è stato un rituale di comunicazione di crisi. Le difficoltà del lavoro consistono nella insufficiente comunicazione diretta al cittadino-utente finale, nella mediazione dei media e nel loro compito di trovare la notizia per arrivare al cittadino. Inevitabilmente, aggiunge, si corre il rischio di essere di parte nella comunicazione istituzionale di un Governo, una difficoltà intrinseca alla distinzione tra comunicazione di servizio e comunicazione politica. La comunicazione istituzionale è in balia degli eventi si può dire, non è autonoma e i suoi tempi non sono rapidi quanto i cicli della politica.

 

 

 

Considerazioni

Come accennato nell’apprezzato intervento di Gambescia, che ha vivacizzato il dibattito suscitando reazioni e questioni diffuse a più riprese tra i partecipanti, esiste un meccanismo perverso nel rapporto tra media, politica e dunque il potere che permette che la “cattiva politica” s’inserisca nella produzione di comunicazione istituzionale. Anche Clara Albani ha espresso il suo disappunto per un certo tipo di giornalismo diffuso in Italia che risulta essere viziato (collaterale) con il sistema di potere. (Dei grandi gruppi editoriali direi, che sono pochi e per di più composti da editori non in attività esclusiva) La spiegazione da parte di Lelio Alfonso delle difficoltà di fare comunicazione istituzionale per un Governo, che è sempre di parte, potrebbe prestarsi alla considerazione consapevole di un tipo di comunicazione istituzionale poco credibile o a rischio nella sua neutralità. La stessa figura del giornalista, specie se orientato politicamente, parrebbe mettere in evidenza la possibilità e l’opportunità di un comunicatore istituzionale non per forza giornalista.





Casta, incasto, Chiesa e tasse: l’intricato rebus ad incastro

2 08 2007

Cosimo Mele (repubblica.it)Lorenzo Cesa (udc-camera.it)

Si ha una comprensibile difficoltà nel seguire il ritmo delle notizie sulle cialtronerie dei politici nostrani. Il caldo deve aver picchiato forte alla testa di troppi di loro con la conseguenza che nelle ultime 48 ore si è avuta un’escalation di dichiarazioni e fatti che lascia storditi, sconcertati.

E’ stato il deputato dell’Udc Cosimo Mele (da non confondere con un altro deputato Mele che è di sinistra) ad aprire le danze del sex party gate ammettendo di aver goduto della compagnia di una o due prostitute (la seconda non è chiaro se fosse di compagnia per lui o per un amichetto come qualche indiscrezione supporrebbe). L’ onorevole ha dichiarato di non aver fatto uso di sostanze stupefacenti ma al momento è chiaro che sia stata quantomeno la ragazza in sua compagnia, ricoverata in ospedale per overdose, ad averne abusato. La spiegazione più divertente dell’onorevole dice che ha fatto quel che ha fatto perché era tardi, non si sapeva cosa fare, non sapeva chi fosse e che mestier facesse quella ragazza, per cui la cosa migliore sarebbe stata quella di portarsela in hotel. Ponendo vero che l’onorevole non abbia consumato né visto coca, (è comunque indagato per cessione di stupefacenti) ci si sarebbe aspettato una ramanzina alla giovane, in linea con le dichiarate posizioni antiproibizioniste dal suo partito in Parlamento ma, tant’è, presumo non le abbia impedito né criticato l’uso di quelle sostanze in modo da facilitare la disponibilità della signorina alla sua compagnia. Il caso ha destato un clamore d’ordinanza nell’opinione pubblica perbenista e in parte del mondo politico falso moralista, anche nello stesso partito di appartenenza del povero parlamentare, partito da cui ha dato le dimissioni. Non è sorprendente invece tale condotta per chi considera i parlamentari uomini come altri, con le loro scappatelle e vizi privati.

Qui ritorna ancora una volta, dopo il caso Sircana, il concetto flebile di privacy. Uno spartiacque che divide i mass-media dai politici, la magistratura da Forza Italia e Ds. (Questi ultimi esistono fino alla nascita del Partito Democratico; a nota, il discorso sulle intercettazioni-Gip Forleo è stato rinviato a settembre, così forse alcuni vi porranno minore attenzione, e soprattutto scemerà il battage mediatico). Si tratta pur sempre di fatti privati che in prima istanza non comportano danno per la cosa pubblica, ma nell’immagine del soggetto coinvolto. Qualcuno però sottolinea che i soldi usati per l’hotel e bellezze accluse siano soldi dei contribuenti e che andrebbero anche a favorire la prostituzione. (I giornali parlano di una somma di 500 euro pagati alla giovane per la sua compagnia) Però se andassimo a sindacare come ogni parlamentare spende i suoi emolumenti e le sue notti non se ne uscirebbe più. E la prostituzione? Illegale, finché non arriveremo finalmente a legalizzare il mestiere più antico del mondo e considerarlo professione a tutti gli effetti, con annessi oneri fiscali, come nei paesi europei civili dal punto di vista delle norme sul lavoro e avanzati sul piano culturale. Non condivido pienamente le dimissioni (e infatti il casto della casta conserva la poltrona in Parlamento e abbandona solo il partito) ma sono portato a comprenderle come senso di coerenza personale perduta dal politico. (Il soggetto sarebbe un portatore non sano in Parlamento dei valori cristiano cattolici, quelli del suo partito dei divorziati e risposati vari; ancora una nota: Casini si risposa)

Al fatto in sé (libere interpretazioni) ha fatto seguito l’intervento in sua difesa del segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, che non mi era sembrato finora un politico da casta ma che a modo suo è entrato nel giro affermando che bisognerebbe dare più soldi ai parlamentari per favorire il ricongiungimento familiare. Si perché poveracci: tra indennità, diarie e rimborsi per essere fuori sede (non residenti a Roma) con oltre 12.000 euro mensili non ce la fanno ad arrivare contenti a fine mese, per cui chiedono tutta la comprensione di cui hanno bisogno e possono trovarla nella dolce compagnia di giovani signorine. E’ dura la vita di un parlamentare fuori sede, come quella dei giovani precari sfruttati, degli studenti fuori sede disperati che fanno la colletta per avere qualcosa in frigo e quelli che prendono ogni giorno i treni della disperazione, (si scassano non raramente, abbiamo un sistema di trasporti in Italia in stato eccezionale) per andare ad essere sfruttati in zone dove si riesce ad essere pagati per sopravvivere e ad essere sfruttati meglio e bene. Anch’essi fuori sede, hanno una vita favolosa e per loro non c’è bisogno di prostitute: arrivati a fine giornata, se riescono a prendere un po’ di sonno è già tanto e pensare di usare energie per altre cose più attraenti è nella maggior parte dei giorni una comprensibile chimera. Cesa, ma mi faccia il favore, la sua proposta è oscena!! Dichiarazione oscena in cosa pubblica.

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Il governo del ri-collocamento, o dell’inefficacia strategica

28 06 2007

 

Questo governo, a partire dal buon Prodi, dovrebbe avere maggior coraggio delle proprie azioni. E quando prende una decisione su qualcosa, di per sé frutto di un processo lungo da poter ricavarci serie di teleromanzi, dovrebbe comunicarla ai cittadini e alla stampa in maniera efficace e nei tempi giusti. Le decisioni a più riprese, intempestive, ricollocate, riparatorie, mostrano il segno.

 

 


Se vuol giocare la sottile arte della diplomazia tesa a non scontentare nessuno, dovrebbe avere al suo interno elementi d’astuzia che sappiano farsene interpreti. Secondo una visione diffusa, l’elemento astuto della coalizione c’è e sarebbe impersonato dal baffino di Massimo D’Alema. Ma D’Alema, con le sue scatole, [..] agisce contro il suo governo, nel tentativo di far cadere Prodi e istituire un governo di larghe maggioranze o architetture simili. Già una volta ha costretto politicamente Prodi a recarsi al Quirinale, per cui quale partita giochi il vicepremier dovrebbe esser chiaro. Ma dubito che tutti sappiano vederla. Avviene invece che il governo finisca spesso con l’alimentare, attirare su sé stesso la polemica, a ragione o strumentale, e riesca impietosamente a far crescere il grado d’insoddisfazione dei suoi elettori, degli oppositori e più in generale dei cittadini, in specie quelli che non seguono bene la. (Anche di questo aspetto dovrebbe tener conto e modulare la comunicazione più adatta)

Sarebbe ben possibile evitare di cadere in contraddizioni e ripensamenti, aspetti che ne erodono il consenso e l’immagine. Che Prodi prenda fischi finisce con il diventare un a priori. C’è sempre un motivo per cui essere scontenti. Ma non c’è cosa che sa far meglio questo governo che attirare su di sé più critiche del previsto, spesso avvalorate dall’incapacità di saper comunicare efficacemente, accompagnate dal passo insicuro della propria azione.

 

 

 

 

 

 


Ora, sul caso della destituzione coercitiva, o della naturale scadenza del mandato dell’ ormai ex capo della Polizia De Gennaro, il governo è caduto sulla sua classica buccia di banana. E’ di fresca memoria la questione legata al comandante Speciale della Guardia di Finanza, ma d’imparare dai propri errori non sembra aver dote. Due le strategie possibili. La prima, il governo fa passare in sordina l’intenzione di voler rimuovere De Gennaro a fine mandato. Al momento della naturale scadenza fa scattare l’avvicendamento, nomina il nuovo capo e nessun passo falso. Subentrerebbe qualche supposizione legata ai fatti che conosciamo, l’inchiesta della magistratura sul G8, ma si potrebbe facilmente addossare alla strumentalizzazione, propria della politica.

Seconda strategia. Leggi il seguito di questo post »