Però non aderisco alla giornata di silenzio dei blog

13 07 2009


Questo blog NON aderisce alla giornata di sciopero-silenzio dei blog, coordinata attraverso il sito-network “Diritto alla Rete” e proposta per domani, 14 luglio, dai giornalisti e blogger Alessandro Gilioli (L’espresso) e Enzo di Frenna e dall’avvocato Guido Scorza (i link portano ai loro primi annunci dell’iniziativa, seguiti da altri post-update).

Il post porta la data in cui è stato concepito, il 13/07/09; è rimasto in bozza fino al 17/07, causa impegni personali offline. Nel lasso di tempo intercorso, in home page figurava un annuncio di non adesione alla giornata di silenzio dei blog. Il 17/07 il post è stato completato da link ed editato nella versione per la pubblicazione e senza modifiche ed aggiunte sulla base dei giorni successivi. Malgrado l’evento in oggetto sia passato, ho deciso di pubblicarlo perché resti in archivio la mia opinione e il mio interesse sul tema.

Condivido certamente le ragioni della protesta dei blogger e di chi teme che il decreto Alfano sulle intercettazioni telefoniche possa ledere, oltre che aspetti di giustizia e di giornalismo anche la Rete, rendendo difficile la libertà di opinione (non diffamatoria né calunniosa) e la condivisione di contenuti attraverso blog, social network, (da poco è attiva la pagina di Blogue Pol su Facebook) siti amatoriali.

Un comma contenuto nel Ddl 1415a sulle intercettazioni approvato alla Camera sembrerebbe infatti stabilire un obbligo di rettifica, su richiesta di un interessato che si ritenesse parte lesa, per i gestori di “siti informatici”; così formulato, potrebbe intendersi esteso anche e per esempio ai blog che sono per lo più amatoriali. Altresì eccessivo che tale obbligo debba essere ottemperato entro 48 ore dalla richiesta, (notificata come? Forse con una mail, se c’è, non legalmente certificata?) pena una sanzione pecunaria insostenibile per un gestore di blog spesso realizzato a costo zero. Peraltro, i reati di diffamazione, calunnia e simili sono già regolati e previsti anche per i blogger come per altri gestori di siti. Non si ravvisa alcuna necessità d’istituire tale obbligo di rettifica; la Rete e i blog hanno ‘regole’ e dinamiche diverse da quelle concepite per la stampa cartacea di tanti anni fa.  

Sarebbe logico aspettarsi che i legislatori ne abbiano una conoscenza adeguata e sappiano distinguere blog e siti amatoriali, che non costituiscono un prodotto editoriale e che spesso come nel mio caso non sono fonte di entrate economiche, da altri siti che sono giornali e periodici d’informazione telematica e che sono soggetti agli obblighi previsti per la stampa, a partire dalla registrazione presso il Tribunale.

Purtroppo, da un po’ di tempo si susseguono diverse proposte legislative che non dimostrano la necessaria competenza e sembrano confondere o voler equiparare i blog all’informazione della stampa.

 

Veniamo però ai motivi per i quali Blogue Pol non aderisce alla giornata di sciopero. Noto anzitutto che il concetto di ‘informazione’ non riguarda primariamente quella che viene ripresa e riportata sui blog; questi fanno per lo più opinione e non informazione in senso stretto e giornalistico. Ritengo vi siano blogger che protestano per la loro (emittente e presunta) libertà d’informare che invece credo debba chiamarsi, il più delle volte, libertà d’opinione. La libertà d’informazione della stampa è un tema correlato e su questa segnalo un articolo di qualche giorno fa di Umberto Eco.

Nel claim di questo blog è presente, non da ora, la specifica “Blog d’opinione” (e che discute casomai sull’informazione, non la ‘fa’). Forse non sono pochi i blogger che peccano di presunzione credendo che il cosiddetto “giornalismo partecipativo”, che seguo con interesse e secondo il quale tutti sarebbero in modo poco definito una sorta di ‘giornalisti’, abbia ormai assunto il rango di giornalismo ‘puro’; che io intendo, in primis, come giornalismo d’inchiesta, di ricerca sul campo e di uso di fonti di prima mano; non il commento a quanto si apprende da altri media. Questa presunzione di alcuni può indurre in errore anche i legislatori.

Non aderisco, è questo il punto, a tale forma di protesta perché non reputo idonea ed efficace la modalità del silenzio (anche se limata da un breve testo e da un banner). Anzi temo che il silenzio possa rivelarsi un favore fatto proprio a chi pensa, a pensar male, di mettere un cosiddetto bavaglio alla Rete. Leggi il seguito di questo post »





Tg1, festini, referendum elettorale. E’ un Porcellum

20 06 2009

Astensione sul referendum elettorale Guzzetta-Segni

Astensione sul referendum elettorale Guzzetta-Segni


Trascorse due settimane dalle elezioni europee e dal primo turno delle amministrative, urne nuovamente aperte il 21 e 22 giugno per il referendum elettorale e per i ballottaggi che riguarderanno elezioni Provinciali come a Milano e Torino ed elezioni Comunali in capoluoghi come Bari, Bologna e Firenze, tutti di rilevanza politica nazionale.

Non riuscendo o non volendo ammettere il calo di consensi e il fallimento elettorale delle loro aspirazioni sul bipartitismo, i due partiti numericamente più consistenti continuano a pensare ad altro. Al Pdl si sono impegnati, nei giorni scorsi, nell’approvazione, in un ramo del Parlamento, del Ddl Alfano sulle intercettazioni; noti giornalisti lo contrastano con un appello contro quella che definiscono legge-bavaglio alla libertà dell’informazione e che considerano come un duro colpo alla giustizia penale, come spiegano il Procuratore a Torino, Caselli e il sostituto Procuratore a Palermo, Ingroia.

Al Pd si è aperta la corsa per gli aspiranti segretari, con dichiarazioni di chi sta con chi che ancora una volta mostrano il proverbiale tempismo strategico (è un’ironia, serve specificarlo?) dei suoi dirigenti.

Berlusconi intanto è nervoso per le penose vicende e rivelazioni che lo riguardano, comprese le registrazioni audio della D’Addario a Palazzo Grazioli (“vai ad aspettarmi nel letto grande”) di cui fonti diverse riferiscono a Repubblica.

Non è un caso né un complotto che venga fischiato ad ogni incontro pubblico; tra chi va in piazza c’è chi lo fa con delle ragioni e non per semplice acclamazione. Sono segno che il Premier non ha il consenso che crede nel Paese: i suoi numeri elettorali sono frutto, come sanno gli analisti, del voto subliminale dei telespettatori, non dunque di quello degli elettori informati. Viene da pensare alla sua apprensione alla notizia che a Roma e in altri comuni del Lazio, dove vi è stato qualche giorno fa il passaggio sul digitale terrestre di RaiDue e Retequattro, ancora tanti anziani non abbiano il decoder che ne permetta la visione. La disinformazione diffusa da quelle Tv, infatti, è essenziale per i voti al Pdl e a Berlusconi.

E’ pur vero che ci pensa la rete ammiraglia a lavorare in modo favorevole al Governo ed al suo Premier, con il suo Tg1 che tende a nascondere notizie come quelle che riguardano la protesta degli abruzzesi davanti Montecitorio e l’inchiesta barese sugli ormai celebri festini; quelli in cui Berlusconi sarebbe, “eventualmente” come precisato dal suo avvocato, l’utilizzatore finale (delle ragazze invitate a partecipare). I Tg hanno poi mostrato il Presidente del Consiglio che, commentando tale vicenda da Bruxelles, promette di “far fuori anche questa spazzatura (l’informazione?) come ha fatto per quella di Napoli”. Infatti l’ha fatta fuori dal Centro della città e spostata in zone meno visibili del napoletano. Ha anche detto, a Cinisello Balsamo, che “in un Paese democratico la maggioranza governa”; il problema è che tale sistema non calza per l’Italia causa fallacia del suo presupposto.

Ma veniamo all’altro elemento di questa tornata elettorale: il referendum; 3 quesiti referendari proposti dal comitato presieduto da Giovanni Guzzetta e coordinato da Mario Segni.

A tal proposito ritorna d’attualità quanto da me scritto nel periodo della raccolta delle firme: “Referendum truffa? No, grazie..io m’informo!” ; “Il referendum elettorale Guzzetta-Segni non propone una buona soluzione”

Resto contrario, per usare parte del titolo di un articolo di Giovanni Sartori, a queste proposte referendarie.

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Dimesso Veltroni, si dismetterà il Pd ?

20 02 2009
D'Alema-Veltroni

D'Alema-Veltroni

Veltroni dimesso da segretario del Partito democratico. E’ questa la notizia che ha prevalso nel panorama dell’ informazione mainstream del 18 febbraio. In un Paese a democrazia vigente e con maggiore informazione indipendente, ci si aspetterebbe la massima attenzione sulla notizia riguardante la condanna dell’avvocato Mills, reo di corruzione per falsa testimonianza in due processi (“Tangenti alla Guardia” di finanza e “All Iberian”) che vedevano coinvolto, come co-imputato della controparte e dunque a rigor di logica nel ruolo di corruttore, il Presidente del Consiglio-padrone di Fininvest. Ma siamo in Italia, il lodo Alfano approvato dal Governo ad orologeria esclude dai processi penali le più alte cariche dello Stato e, determinato mesi fa lo stralcio della posizione del Premier, non c’è finora garante della Costituzione che tenga.


L’informazione nostrana si adegua
e contrariamente ai giornali stranieri, che comprensibilmente parlano della vicenda processuale che riguarda Berlusconi, l’attenzione si è concentrata sulle dimissioni del cosiddetto capo dell’opposizione. Con il suo gesto dotato di uno ‘straordinario’ tempismo politico-strategico, Walter Veltroni è riuscito a modificare l’agenda dei media facendo passare in secondo piano una notizia negativa per la sua controparte politica, che dovrebbe essere rappresentata da Berlusconi. Forse l’ultimo ‘regalo’ in stile ‘Veltrusconi’ al principale esponente dello schieramento avverso, dopo aver tenuto una linea incerta anche in giorni recenti in cui l’opinione pubblica discuteva solo del caso Englaro e quasi per nulla delle leggi liberticide contro le intercettazioni, della riforma della giustizia penale e di altre nefandezze di cui oramai ci sfugge. Passata ancor più inosservata l’approvazione al Senato della riforma della legge elettorale per le europee, già licenziata dalla Camera, con soglia di sbarramento al 4%; frutto di un accordo tra le principali forze politiche già presenti nel nostro Parlamento allo scopo di tenere fuori dall’ Europa le altre formazioni politiche che già sono fuori qui. In questo caso, la strategia della distrazione di massa ha funzionato anche a vantaggio del Pd che potrebbe attutire, è questo il suo unico scopo, l’erosione di voti e consenso.

Pur tenendo conto della preminenza del calendario nello sfascio di cui scrive Lucia Annunziata, tutto il Paese, forse metà di esso, almeno alcuni, sono intenti a chiedersi cosa ne sarà di questo partito-contenitore. Se sarà dismesso, vale a dire scisso o se il solo cambio del timoniere determinerà, secondo l’abilità strategica del suo gruppo dirigente che si sta rivelando così ‘vincente’, un proficuo prosieguo della joint-(ad)venture tra margheritini, diessini e rispettivi codazzi.

Se ci sarà solo un cambio nominale di leadership la questione potrebbe perfino ripresentarsi sotto spoglie peggiori, come accanimento terapeutico e con il defluire del veltrusconismo nel ‘collaborazionismo’ dalemiano, il cui uomo simbolo oggi come in altre occasioni si defila per non essere annesso alla parte dello sconfitto; indicativa l’assenza di D’Alema ed anche quella di Rutelli alla conferenza stampa d’addio di Veltroni, dove invece era presente il resto dell’establishment del partito. Se, al contrario, avverrà una scissione, l’identità misconosciuta di parti degli elettorati originari che lo hanno composto potrebbe ritrovarsi.

D’altronde, il Pd che si era dato come mission quella di rappresentare l’unione dei riformisti, riformista non è mai stato e sembra inoltre aver consumato quelle personalità che riteneva essere le migliori risorse di leadership. Facile nutrire dubbi che la terapia di recupero del consenso sia quella d’individuare un ennesimo commissario-segretario ad acta da mettere a capo del partito. Tra le ipotesi di guida a tempo determinato, risulta al momento favorita quella di Franceschini; altre di più lungo raggio portano i nomi di Bersani e Renato Soru, che nella sconfitta in Sardegna ha ottenuto più consenso personale di quanto gliene abbiano dato i voti ai partiti che lo hanno sostenuto, (il dato dovrebbe essere significativo ma si dubita che al loft sappiano trarne un’attenta analisi politico-elettorale) ma il problema è fondamentalmente un altro, sempre lo stesso e che si trascina da anni: il rapporto interno tra i capi bastone del Pd e il potere di autorità che questi saranno disposti a delegare a colui che ne verrà nominato nuovo segretario. E’ il segretario il leader del partito o i veri leader sono coloro che gli remano contro, bisognerebbe anche chiedersi ad ogni tornata della battaglia tra perdenti. Leggi il seguito di questo post »





Festa della privacy dei contribuenti

1 05 2008

 

Oggi, 1° maggio, giornata internazionale del lavoro e dei lavoratori, ci si sofferma sulla triste constatazione che il bollettino dei caduti sul lavoro nel nostro Paese si aggiorna quotidianamente.

Da non trascurare, oltre al grave problema delle morti bianche, anche quello legato alle difficoltà di coloro che hanno un lavoro precario, che precarizza la vita stessa; a questo proposito, anche quest’anno in tante piazza d’Europa la manifestazione EuroMayDay.

 

L’altra notizia più titolata sui media tradizionali e che ha acceso anche la Rete, riguarda la decisione di ieri di Vincenzo Visco, viceministro uscente dell’Economia, di disporre con decreto il provvedimento di pubblicazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate, a firma del suo direttore Massimo Romano, dei nominativi e dei redditi dichiarati, con le imposte versate, di tutti i contribuenti italiani, relativi al 2005 e accessibili a tutti. Il sito, dopo alcune ore durante le quali è stato preso d’assalto dai curiosi amanti del gossip, è stato bloccato dallo stop del Garante della privacy, Francesco Pizzetti ma in queste ore si stanno diffondendo i dati attraverso il peer-to-peer di Emule e probabilmente attraverso altre possibilità come le cache dei motori di ricerca e chissà quanto altro.

Per alcune ore è stato possibile e molto semplice sbirciare sulle informazioni personali, sui redditi e le imposte sia di personaggi pubblici famosi, (ci sono giornali che subito ne hanno fatto una notizia carica di dati sui vip) sia di cittadini comuni, che si sono così visti spiati dal proprio vicino di casa, tenendo conto che lo spettegolare in casa d’altri e a questo punto perfino nelle tasche, è un’arte italiana ben sviluppata, segno di un decadimento culturale e di valori.

 

La polemica nasce dal problema della violazione della privacy. (Legge 196/2003) Mentre è infatti vero, come ha spiegato con un comunicato l’Agenzia delle Entrate, che una legge stabilisce la pubblicità dei dati e che la predisposizione degli elenchi dei nominativi dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi è prevista dall’articolo 69 del Dpr numero 600 del 1973, e che tali elenchi erano a disposizione per la consultazione sia negli uffici dell’Agenzia che nei Comuni, è una novità inquietante che si sia deciso di renderli pubblici on line, senza darne un’informativa specifica nelle dichiarazioni e dunque rendendoli così accessibili, senza richiesta motivata, a qualunque curioso.  

 

Molte sono le reazioni da parte delle associazioni dei consumatori, che stanno ragionando su azioni legali da intraprendere per permettere ai cittadini di chiedere il risarcimento dei danni di violazione della privacy (in primis il Codacons ha predisposto un modulo on line per promuovere una causa collettiva) e, naturalmente e immancabilmente, è scoppiata la polemica politica. A questa ha contribuito una dichiarazione alla stampa di Visco, inopportuna come le seguenti fornite dallo stesso ex vice-ministro nel corso delle ore dopo l’accadimento.

 

Tra le reazioni irretite, molto evidenziata dai quotidiani è stata quella di Beppe Grillo, che in post sul blog dal titolo “La colonna infame” si è espresso duramente sulla vicenda. Alcune sue frasi:

 

“I rapimenti di persone saranno facilitati, il pizzo potrà essere proporzionato al reddito dichiarato. La criminalità organizzata non dovrà più indagare, presumere. Potrà andare a colpo sicuro collegandosi al sito dell’Agenzia delle Entrate. I nullatenenti e gli evasori non avranno comunque nulla da temere. Chi paga le tasse sarà punito, chi ne paga molte potrà essere sequestrato, taglieggiato, rapinato.

 

Dopo l’indulto che ha liberato le carceri questo ex governo di imbelli, presuntuosi e deficienti fornisce ai criminali le informazioni sul reddito e l’indirizzo di casa dei contribuenti.

 

Il rapporto fiscale è tra il privato cittadino e lo Stato e tale deve rimanere.”

 

Navigando in rete si trovano commenti di chi manifesta stupore sulle esternazioni di Grillo e qualche giornale ne ha approfittato per continuare la propria battaglia anti-Grillo mettendo in evidenza come vi siano, tra gli stessi frequentatori del blog di Grillo e tra i suoi sostenitori giornalisticamente noti come “grillini”, coloro che si sono dichiarati d’accordo su una cosiddetta operazione di trasparenza (secondo le affermazioni difensive di Visco) e contrari alla critica di Grillo.

 

Ma, indipendentemente dal fatto che sulla rete siano circolati anche i numeri sui suoi redditi (che siano cospicui credo molti lo sappiano) e che la cosa da buon genovese l’avrà contrariato, penso abbia ragione Grillo; Leggi il seguito di questo post »





L’Italia..bolle

25 07 2007

Fa tanto caldo e sono poco attivo qui. Il caldo afoso mi fiacca e lascia il mio blog in stato semi-vacanziero. In realtà continuo a leggere, a informarmi; c’è tanta pastetta che bolle in pentola ma il desiderio di un po’ di necessario riposo estivo mi suggerisce di non impegnarmi troppo nello scrivere. Ci può scappare qualcosa ma intanto ecco qualche osservazione sugli ultimi accadimenti della politica del Belpaese.

Dovremmo essere tutti con Clementina Forleo, il Gip di Milano. Forza Clementina, come dice in un suo post Beppe Grillo. Clementina facci sognare, tu si. E’ il personaggio pubblico del momento e va sostenuto da noi che abbiamo a cuore la giustizia nel paese, il rispetto della legge, la morale in politica, la trasparenza dell’operato dei nostri “dipendenti”. La giovane giudice di Milano che si è dichiarata soggetta solo alla legge (e non alle beghe destra-sinistra e via dicendo) va allo scontro con la Casta, chiedendo al Parlamento l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni telefoniche nell’indagine sulle scalate bancarie, le immorali commistioni tra politica e affari. Tra i personaggi politici coinvolti, 3 parlamentari di Forza Italia e 3 dei DS. Non ad esprimere giudizi sulla rilevanza penale delle loro telefonate con banchieri e furbetti del quartierino ma quel “complici di un disegno criminoso”, espressione usata dal Gip, non la metterei così alla frusta, come anche qualche alta carica istituzionale sorprendentemente si è affrettata a fare. Intanto Bertinotti sembra avere uno scatto di reni per i cittadini, sarebbe ora. Esiste una questione morale e politicamente rilevante. Vogliamo sapere. Vogliamo l’informazione libera, non imbavagliata da leggi anti-pubblicazione. Ai nostri rappresentanti in Parlamento non abbiamo dato mandato per saperli impegnati nel gioco della conquista di banche, assicurazioni ed apparati economici. 3 di Forza Italia e 3 dei DS (D’Alema, Fassino e La Torre per i Ds, dunque Partito Democratico), i due partiti maggiori che vogliono accaparrarsi potere, poltrone ed appoggio economico. Ricordiamocene quando andremo a votare, ad ogni livello. Per casi come questi, si tratta di partiti maggiori.

Altro tema caldo degli ultimi giorni è stato quello delle pensioni. Leggi il seguito di questo post »





Il Sismi sulla democrazia

7 07 2007


Resto allibito dalle scottanti notizie che sempre più spesso provengono dal sottobosco della politica, soprattutto istituzionale, negli ultimi tempi. Il ritrovo di dossier archiviati nella ex sede del Sismi, ora non più operativa, appunti di un team fedele all’ex direttore del Sismi, il generale Nicolò Pollari (attualmente consigliere di Palazzo Chigi, della Presidenza del Consiglio) suscita clamore e incredulità. E’ un’emergenza istituzionale, oltre che democratica. “Un atto di eversione contro la democrazia in Italia”, come ha giustamente descritto Beppe Grillo nel suo post Berluscagate. Un apparato dello Stato che s’impegnava al di là dei suoi compiti istituzionali in un controllo illegale e calunnioso, secondo la denuncia del Csm, di un altro corpo dello Stato, la Magistratura; organo indipendente secondo la Costituzione ma violato nella privacy, intercettato, spiato anche nella corrispondenza privata. Spiate anche altre personalità democratiche. Magistrati italiani e europei, giornalisti, appartenenti ad associazioni e uomini di cultura fatti oggetto di un lavoro spionistico con l’intento di “neutralizzarne” e d’intimorirne l’azione. Una lunga lista, leggendo i documenti segreti ritrovati, in cui veniva spiegato chi fossero, i loro orientamenti politici e come “tenerli a bada” al fine di fiancheggiare il governo in carica dal 2001 al 2006 ed il suo Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che in prima battuta ha dichiarato di non saperne niente.

Il Sismi dovrebbe occuparsi di terrorismo internazionale, in un’opera di monitoraggio dell’integrità dello Stato, onde prevenire eventuali attacchi da forze irregolari interne ed esterne al Paese. Ma fare oggetto il nostro Paese di tali atti equivarrebbe a sparare sulla Croce Rossa. Per cui di questa unità, il “Servizio Segreto militare italiano”, non se ne sente neppure l’utilità.

Al tempo in oggetto al servizio di Nicolò Pollari, dipendente dal Ministro della Difesa (per il periodo preso in esame, Antonio Martino di An) e con ordini diretti dal Presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi), secondo la denuncia del Csm, il Sismi avrebbe sviluppato un’opera di spionaggio illegale che sembrerebbe presupporre un disegno politico.La mafia, la camorra attecchiscono il tessuto sociale ma quello simil-istituzionale come si sviluppa, con quali metodi e meriti viene gestito?

Una sfilza di nomi ragguardevole. Leggi il seguito di questo post »





D’Alema contro la “Stampa”

16 06 2007


D’Alema qui, D’Alema lì, un po’ troppo qui e lì negli ultimi tempi. Sui giornali, sugli aerei, tra le barche e al telefono. D’Alema, “facci sognare”: è la sua frase colta in un’intercettazione telefonica che sta diventando il ritornello del chiacchiericcio politico-economico. D’Alema se la prende con i magistrati di Milano come faceva esattamente il Cavaliere quando era sotto inchiesta ed al quale lui rispondeva di smettere di criminalizzare i magistrati. Se la prende per la pubblicazione sui quotidiani delle telefonate con furbetti, banchieri e assicuratori organizzati. Dice che ci sono atti illeciti e che si aspetta provvedimenti giudiziari. Approveranno una legge per impedire la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche? Come se una volta scoperto un male, invece di curarlo, si eliminasse il medico: è la metafora di Di Pietro.
Forse, forse riescono ad essere d’accordo, così l’intreccio immorale tra politica ed economia continuerà, il capitalismo all’italiana. Lui ha liquidato la questione morale: “rileggendole, queste frasi, non trovo nulla di moralmente sconveniente”.

D’Alema è il Ministro degli Esteri e ci rappresenta in giro per il mondo; è l’espressione di un certo modo di essere italiano, col suo baffino strategico e la tenuta da marinaretto. In occasione di un recente summit del Consiglio dei Ministri lui era a Valencia a fare il tifo, (mai termine fu più adeguato) per Luna Rossa, che ha imbarcato 5 sconfitte e se n’è tornata a casa, a danno anche degli scaramantici che avevano notato la presenza del vicepremier. Non so come arrivò a Valencia, se circumnavigando il Mediterraneo con la sua barchetta (non ce l’ha solo Berlusconi!) o con un aereo di Stato. Oggi è a Belgrado, in visita ufficiale.

(da corriere.it) – Al suo seguito ci sono gli inviati accreditati di tv, agenzie di stampa e quotidiani italiani che lo seguono viaggiando con lui sull’aereo di Stato. Tutti tranne uno: quello de La Stampa. Lasciato a terra. Per decisione dello stesso vicepremier. Il quale, in questo modo, ha forse inteso prendersi una rivincita dopo la pubblicazione, da parte del giornale torinese, delle indiscrezioni sul suo presunto conto corrente segreto in Brasile e sulla pubblicazione delle notizie riguardanti le intercettazioni.
Il quotidiano racconta che un primo caso di esclusione da un viaggio organizzato dalla Farnesina si era registrato nei giorni scorsi, in occasione della trasferta del ministro ad Ankara. L’inviato de La Stampa era stato il solo a non essere imbarcato al seguito di D’Alema. «La Farnesina chiariva che l’esclusione non era personalmente rivolta al giornalista – si legge nel comunicato -, ma alla testata per la quale lavora».
Dopo il primo episodio la direzione del quotidiano aveva pensato di soprassedere, «preferendo far rientrare l’accaduto nel vasto capitolo dell’umoralità dei potenti». Ma quando il ministro ha concesso il bis, negando per la seconda volta il «passaggio» all’inviato de La Stampa, la questione non ha più potuto essere presa sottobanco.
A La Stampa precisano di non volere enfatizzare il caso più del necessario. «Ci limitiamo a sottolineare che un uomo delle istituzioni ha pienamente diritto di non far salire persone sui mezzi che gli appartengono, macchine, aerei o barche da diporto. Se però dispone dei beni pubblici come se fossero suoi, apre una questione che va al di là dello stile che il ruolo dovrebbe comportare».

D’Alema facci sognare: ma cosa, la Luna Rossa?