Se in Abruzzo la questione morale (dalla Campania)

14 12 2008


Abruzzo al voto per l’elezione del presidente e il rinnovo del Consiglio regionale.

Seggi aperti oggi, dalle h.8 alle h. 22 e domani, lunedì 15 dicembre dalle h.7 alle h.15.

i candidati alla Presidenza della Regione Abruzzo

Sei i candidati presidente. I due principali contendenti sono Gianni Chiodi (Pdl) e il deputato dell’Italia dei Valori Carlo Costantini. (Centrosinistra e Sinistra)

Il centro, costituito per l’occasione da Udc e Udeur insieme, ha candidato Rodolfo De Laurentiis; la Destra, Teodoro Buontempo; la lista “Per il bene Comune”, Angelo Di Prospero; il Partito comunista dei lavoratori, Ilaria Del Biondo.

 

 

Dopo lo scandalo suscitato dall’arresto, il 14 luglio scorso, dell’ormai ex presidente Ottaviano Del Turco, accusato di avere intascato tangenti nel settore della sanità nell’ambito di un’inchiesta che vede coinvolti anche alcuni assessori delle ultime giunte di opposto colore politico che si sono succedute alla guida della Regione Abruzzo, il voto è o dovrebbe essere accompagnato da un’importante questione morale, tema tornato d’attualità per diverse amministrazioni regionali.

La speranza in queste ore è che tanti abruzzesi, in particolar modo i giovani che rappresentano tendenzialmente una delle fasce di elettorato che più esprime disaffezione per la politica, prendano coscienza della possibilità, recandosi alle urne, di poter contribuire al rinnovamento della politica abruzzese e di fungere da esempio per le altre regioni; per un futuro, che dalla politica e dall’amministrazione deve ripartire, in cui ci sia anzitutto limpidezza e trasparenza morale.

Poco credibile che tale auspicio di rinnovamento possa essere rappresentato dal candidato del Pdl Gianni Chiodi che, riferisce il giornalista Daniele Martinelli che riporta una notizia da l’Espresso, è imputato per disastro ambientale e gestione di rifiuti non autorizzata e rinviato a giudizio per i danni ambientali arrecati da una discarica abusiva di rifiuti.

In campagna elettorale, il candidato di Berlusconi Gianni Chiodi si è distinto per un’iniziativa propagandistica che dovrebbe suscitare indignazione pari alla sua evidenza: la diffusione di un video-appello dal titolo “Tutti i giovani del Presidente”, inizialmente pubblicato sul suo sito e su YouTube e poi da lui rimosso per un probabile rigurgito di vergogna, (ma che è stato ripubblicato dal sito d’informazione Abruzzo24ore.tv che segue le elezioni) in cui per sostenere la propria candidatura ha dato l’impressione d’illudere i giovani in cerca di occupazione promettendo loro un “avviamento al lavoro imprenditoriale” tramite raccolta dei curricula presso la sua “bancarella”. Già, il termine scelto dal candidato e dal suo staff da l’idea di una vendita, riportando alla mente le vicende giudiziarie che da tempo accompagnano l’amministrazione regionale abruzzese.

Nel suo spot, dal titolo cinematografico-casereccio del genere filmetto all’italiana, per non parlare della musica di sottofondo di genere requiem) è ravvisabile un reato perseguibile penalmente, la proposta di cosiddetto “voto di scambio”.

Il candidato-imputato del Pdl spera in una facile vittoria ma qui dalla Campania, altra regione al centro dell’attenzione in termini di riflessione sulla (s)correttezza morale del suo comunque penoso ceto politico dirigente, ci si chiede se gli abruzzesi desiderosi di onestà siano in grado di far valere uno scatto d’orgoglio e sappiano andare al voto, dunque non astenendosi, scegliendo una persona distante dalle vicende del recente passato e da quanto le premesse indichino in Gianni Chiodi.

E’ importante, è bene sottolinearlo, la scelta di una persona su cui non ci siano ombre come carichi pendenti nei rapporti con la Giustizia e che non sia soggetta al trasversalismo politico che anche oggi è stato espresso dal precedente Governatore. In un’ intervista Del Turco ha affermato che per la propria osservanza socialista (sperando non si riferisca alle tangenti del fu socialista più noto per questo) e per il proprio approccio culturale non avrebbe votato il candidato di Di Pietro e di altri partiti di centrosinistra, Carlo Costantini che sul suo sito web ha reso noto il proprio certificato penale, pulito. Del Turco ha poi aggiunto l’intenzione di voler tornare a far politica “ovunque sia possibile farlo come riformista”, anche con il Pdl. Di fatto fu proprio il leader del Pdl Berlusconi che, nei giorni seguenti al suo arresto, gli si dichiarò solidale e certo della sua innocenza (sarà che il Premier era abituato, prima del Lodo Alfano, a provare a dichiararsi tale nei suoi processi) e l’uomo politico delle istituzioni che gli mostrò maggiore comprensione fu Cossiga! (C’è un filo logico)

Del Turco ha dichiarato la sua scelta di voto anti-Costantini come dettata anche dalla propria cultura.

Una scelta contraria alla sua potrebbe rappresentare una lezione di ripresa morale e culturale per l’Abruzzo oggi, per l’Italia un domani





Cossiga e Berlusconi, il metodo fa scuola. Terrorismo di Stato

1 11 2008

berlusconi_cossiga

Nella corrente legislatura, esponenti del Governo e non solo ne stanno dicendo e facendo così tante e di tal maniera che risulta arduo tenerne il conto; tanto più farlo con tempestività, in modo calmo e riflessivo. Siamo in pericolo costante di essere travolti da una frana, da cui si cerca anzitutto di tenersi al riparo per poi provare ad indagare sulle cause, tra le quali le più evidenti nei casi in oggetto: autoritarismo e instaurazione di quello che testi di diritto costituzionale definiscono “Stato di polizia”.

Qualcuno s’illudeva che l’ennesimo Governo Berlusconi, la sua legislatura sarebbe stata diversa rispetto ad un passato recente che troppo presto, invece, c’è chi tende a dimenticare. Gli anni regnanti del berlusconismo hanno dimostrato che molti italiani, purtroppo, hanno la memoria corta.

Qualcuno si aspettava dal Berlusconi IV un maggiore fair play “istituzionale” se si permette il termine (“legislatura costituente” come millantato da alcuni offende il termine prossimo di Costituzione che di per sé già soffre d’inosservanze e trascuratezza quotidiane, di provenienza anche inaspettata) ma, al contrario, non ci si può distrarre un attimo: legge elettorale per le elezioni europee, norma salva-manager, nuova Alitalia sullo sfondo e, naturalmente, scuola e università sugli scudi.

Qui si sta cercando, peraltro, di trattenere l’impeto di taluni propositi estemporanei di commento ai fatti e alle parole di questi giorni riconducendolo nell’alveo del diritto di critica e di opinione, ad evitare conseguenze che seguirebbero su chi dovesse scrivere parole a caldo, sulla scorta di una comprensibile e non anomala onda emotiva.


Arrivati al termine di una settimana terribile, proviamo a riassumere accadimenti e dichiarazioni dei giorni scorsi.

Nel clima di crescente insoddisfazione che attraversa l’intero Paese malgrado l’accecato ottimismo pubblicitario del Cavaliere, la tensione alimentata dallo stesso Governo a cui spetterebbe il compito di attutire il sentiment collettivo con metodi verbali democratici è sfociata in alcune affermazioni che varrà la pena rimarcare; non per soffiare sul fuoco della tensione ma a testimonianza e a futura, auspicabile memoria di un risentimento nel senso di appartenenza ad un Paese in cui ci si sente costretti, anche nella propria piccola parte di cittadinanza attiva, a chiedere quotidianamente il rispetto di princìpi democratici fondamentali che in un cosiddetto Paese normale, democratico, dovremmo dare per scontato.

A questi ultimi ideali princìpi accludiamo il dissenso politico di piazza verso il Governo partito dalla manifestazione dell’11 ottobre dell’Idv e della Sinistra contro il lodo Alfano e le politiche del Governo e proseguito sabato 25 ottobre a Roma con la manifestazione promossa dal Pd di Veltroni.

Premesso il successo di entrambi gli eventi, nella seconda, al di là delle consuete polemiche spicciole sul numero dei presenti al Circo Massimo e sulla partecipazione complessiva nelle strade della Capitale, usanze che fanno parte di una politica dell’annuncio televisivo che poca attenzione merita, speriamo di poter vedere una via di ripresa anche se un po’ tardiva per un partito che è sembrato in più occasioni assente in quello che dovrebbe essere il suo ruolo di opposizione. E’ evidente che la partecipazione avuta, quali che siano i numeri reali, è ulteriore espressione di un dislivello tra la cosiddetta militanza e lo stile verticistico-dirigenziale del Pd.

Ricordiamo come un trait d’union che alla manifestazione democratica del 25 ottobre hanno aderito altre forze politiche che fanno opposizione, coerentemente con il proprio ruolo nel panorama politico e civile come l’Italia dei Valori ed il suo Presidente Antonio Di Pietro che hanno condiviso l’iniziativa dei promotori e vi hanno preso parte proseguendo inoltre, con i propri banchetti, nella raccolta di firme contro il lodo Alfano e per terere un referendum abrogativo. Lo strumento referendario è ora invocato dallo stesso Pd a seguito dell’approvazione del decreto legge Gelmini, aggiunto alla prima proposta dell’Idv. D’un tratto, il referendum viene rinobilitato da Veltroni, dopo essere stato da lui trascurato sul lodo Alfano.

Di tutt’altro tenore, dunque anti-democratico, erano state le dichiarazioni del Presidente del Consiglio nei confronti delle trasversali manifestazioni di piazza contro l’approvazione poi avvenuta il 29/10 al Senato del Ddl 1108 a firma del Ministro Gelmini di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137. Alle parole pronunciate il 22 ottobre da Berlusconi in una conferenza stampa sulle occupazioni delle università, in cui il Premier dichiarava: “Non permetteremo che vengano occupate scuole e Università [..] Convocherò il Ministro degli Interni e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine [..] “ hanno fatto seguito, il giorno successivo 23 ottobre, dichiarazioni-tentativi di smentita di Berlusconi da Pechino, :”Io non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole”; il caso dovrebbe restare a lungo nei media come esempio di pura falsità e negazione verbale dell’evidenza.

Si dubita che i Tg abbiano riproposto la prima conferenza stampa per sbugiardare i pericolosi propositi affermati; (ad esempio, il Tg1 serale del giorno della smentita rinviò ecumenicamente al proprio sito internet ma Sky Tg24, invece, ne fece la comparazione) sulla rete e qui è possibile trovare le registrazioni per avere conferma di affermazioni chiaramente pronunciate.

E’ scandaloso che un Presidente del Consiglio si permetta di negare ciò che i servizi giornalistici hanno registrato e possono provare insindacabilmente; un atteggiamento non nuovo e che persiste quale presa in giro nei confronti di tutti gli italiani e non solo della categoria dei giornalisti e dei giornali, additati nei giorni successivi come elementi di diffusione di falsità, fomentatori di odio etc. (Certamente non per casi come questo, con registrazioni audio-video di una conferenza stampa; non soffriamo di una sindrome collettiva di allucinazioni)

A fomentare l’odio e motivare i facinorosi si è arrivati ancor più con un articolo pubblicato lo stesso 23 ottobre, presente anche sul sito informativo istituzionale di Rassegna stampa del Governo. Ci riferiamo alle altre parole che lasciano esterrefatti, contenute in un’intervista rilasciata dal senatore a vita ed ex Capo di Stato Francesco Cossiga ad Andrea Cangini del Quotidiano Nazionale. La rassegna stampa del Governo che riporta l’intervista a Cossiga differisce (ammorbidisce) in alcuni punti da altre fonti precedentemente diffuse anche dalle agenzie di stampa. E’ operazione lunga ricostruire il giallo delle versioni ritoccate e permane il dubbio che la versione on-line attuale, presente anche in altra pagina dello stesso sito istituzionale, sia stata “corretta”, limata in alcuni punti. In altre versioni c’è un “picchiare a sangue”, frase che nelle pagine web del Governo non è (più?) presente.

Quale che sia la versione integrale ed originale, si possono dare per certi alcuni cosiddetti “consigli” dati da quell’emerito Kossiga al Ministro Maroni, quali il mandare tutti gli studenti in ospedale, picchiare i docenti e le giovani maestre, infiltrare agenti provocatori nelle manifestazioni studentesche, frasi che costituiscono un’evidente istigazione alla violenza ed un’invocazione del terrorismo di Stato. Leggi il seguito di questo post »





L’opposizione è in piazza, contro il Lodo Alfano e le politiche del Governo

11 10 2008
L'opposizione è nelle nostre mani

L'opposizione è nelle nostre mani

contro il Lodo Alfano

contro il Lodo Alfano

(Il Pd ombra a guardare l’Italia, (di calcio) in attesa della propria manifestazione non anti-governativa(?!), di “incoraggiamento e sostegno al Governo”)


11 ottobre, è il giorno delle manifestazioni di piazza
dell’opposizione parlamentare, Italia dei Valori e di quella cosiddetta extraparlamentare, la rediviva Sinistra (ex)Arcobaleno e soprattutto del suo vivo popolo di sinistra, che c’è, resiste. Due eventi che si presentano come distinti sul piano organizzativo ma che appaiono uniti per un obiettivo che è comune, non simbolico e non solo politico: il via alla raccolta di firme per il referendum abrogativo del lodo Alfano, una legge ad personam introdotta allo scopo di salvare il Premier Silvio Berlusconi da possibili sentenze di condanna penale. Un pezzo del mosaico d’imposizione del potere del Governo sulla democrazia.

Poco presente nell’agenda politica e in quella, alla prima direttamente conseguente, dell’informazione, la legge “Lodo Alfano” che prende il nome dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano e che permette alle quattro più alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidenti di Camera e Senato e Presidente del Consiglio dei Ministri) di tenersi al riparo da procedimenti penali in processi per reati non inerenti la carica e che vengono sospesi fino al termine di questa, è tornata alla ribalta nel processo sui diritti televisivi di Mediaset che vede imputato Berlusconi per corruzione in atti giudiziari. Una posizione sospesa quella attuale del Presidente del Consiglio, proprio in virtù del Lodo Alfano.Grazie ad una normale procedura sollevata dal Pm di Milano Fabio De Pasquale, che ritiene il Lodo Alfano in contrasto con la Costituzione, il Tribunale di Milano ha accolto il pronunciamento ed ha presentato la richiesta alla Corte costituzionale che dovrà esprimersi sui legittimi dubbi di costituzionalità di una norma che risulta anomala anche sul piano dell’iter di approvazione perché, al di là del (im)merito, avrebbe dovuto essere approvata con l’iter previsto dall’articolo 138 della Carta costituzionale in quanto conferisce una “garanzia aggiuntiva” in deroga alla generale disciplina in vigore per tutti i cittadini. Dunque, per essa si rendeva necessaria una procedura di legge di revisione costituzionale e non una legge ordinaria com’è avvenuto e che ha portato alla sua approvazione il 22 luglio, in un tempo inferiore ad un mese dalla sua presentazione e senza il necessario dibattimento parlamentare. Ci si aspettava che il Capo dello Stato Napolitano avrebbe rinviato la legge alle Camere ma così purtroppo non è stato, aggravando la delusione in merito al suo ruolo di Garante della Costituzione, ricoperto invece con altro piglio da alcuni suoi predecessori. Una norma che non esiste in altri paesi europei, come falsamente affermato da Berlusconi; in nessun altro paese europeo i rappresentanti del Governo godono di tale forma di protezione. In alcuni l’immunità è garantita ai capi di Stato, in altri ai reali ma in nessun caso alle cariche governative.

In attesa del pronunciamento della Consulta che potrebbe avvenire nella prossima primavera, è importante che all’aspetto giuridico si accompagni fin d’ora e nei prossimi mesi un’azione concreta e diffusa di sensibilizzazione, informazione e partecipazione civile. In difesa della democrazia e dei princìpi enunciati nella Costituzione, sempre più disattesa in nome di un’efficienza e celerità dell’azione politica e di Governo che tende, in maniera evidente e pressoché dichiarata, a considerare l’ordinamento giuridico e i princìpi costituzionali superabili de facto per l’affermazione del primato della politica sullo Stato di diritto. Concezione di una deriva autoritaria di questo Governo che comprende anche l’esautoramento del ruolo e delle funzioni del Parlamento attraverso l’abuso della decretazione d’urgenza (Decreti Legge) e un antilegalitarismo da ampliare con il Lodo Consolo sull’immunità parlamentare (dal nome del parlamentare-avvocato del Ministro indagato Matteoli) per sollevare dai problemi con la Giustizia certi parlamentari privilegiati.

E’ così che quest’oggi 11 ottobre comincia la raccolta di firme a Roma e in altre città (e fino a dicembre in oltre 3.500 piazze italiane e in sedi all’estero) proposta da Antonio Di Pietro-Italia dei Valori e presentata martedì 7 ottobre in una conferenza stampa a cui hanno preso parte, per adesione all’iniziativa, l’ulivista Arturo Parisi, (non a nome del Pd ma per i “Democratici per la Democrazia”) il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, Carlo Leoni per Sinistra Democratica e Manuela Palermi per il Pdci.

Gli organizzatori, appoggiati da personalità della società civile e del mondo della cultura come Dario Fo, della Giustizia come diversi costituzionalisti e l’associazione Giuristi Democratici, del giornalismo d’inchiesta come Peter Gomez, da movimenti come quello antimafia di “Ammazzateci tutti” e comitati come “Addio pizzo”, non pongono la questione del raggiungimento del quorum come conditio sine qua non per un impegno partecipativo e democratico. Motivazione che ha invece indotto Veltroni e il Partito Democratico a non aderire, per ammissione del suo segretario nel timore della sconfitta nella consultazione. D’altronde, la manifestazione che il Pd ha in programma non sarà anti-governativa, come dichiarato dal coordinatore Enrico Morando in un’intervista a Il Giornale (vedere link nel sottotitolo), ma di “incoraggiamento e sostegno al Governo per gli sforzi che sta facendo nel fronteggiare l’emergenza” perché “i cittadini hanno un atteggiamento di fiducia nel Governo”.

I promotori della giornata odierna in Piazza Navona pongono invece l’iniziativa sul piano della moralità, della legalità (di fatto la giornata di oggi è la “1° Giornata Nazionale della Legalità”) e del rispetto costituzionale che, all’art.3, recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. La condizione personale pertanto, riferibile alla carica politica rivestita, non può essere causa per porsi al di sopra del principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e per assicurarsi l’impunità nei confronti della giurisdizione penale, cancellando il principio della responsabilità personale. E i promotori del corteo della Sinistra sono partecipi di un desiderio di essere ed interpretare un proprio ruolo di opposizione a questo Governo, per un’altra Italia e un’altra politica, come recita lo slogan che ne accompagna la piattaforma.

Tanti sono i cittadini che avvertono come impellente il dovere morale di aderire e partecipare, per poter esprimere la propria voce anch’essa custode dello Stato di diritto e della Costituzione.

 

– Aggiornamento:

I link alla diretta tv/streaming delle due manifestazioni, precedentemente pubblicati e diretti al blog di Di Pietro e al sito di Sinistra Democratica, sono eliminati.

Il dossier Referendum Lodo Alfano di liberacittadinanza.it

Dove firmare per il referendum contro il Lodo Alfano a Napoli e nel resto della Campania

Banchetti dove firmare contro il Lodo Alfano in tutta Italia

Dove firmare per il referendum contro il Lodo Alfano per gli italiani all’estero





Percezione di sicurezza o realtà: morti bianche, corruzione..

7 08 2008

 

Post sessantottini. O ladri, delinquenti, stupratori. Rientrano in tali definizioni, secondo il Ministro della Difesa La Russa, i contrari alla presenza dei militari nelle città, presenti da lunedì scorso in 21 province italiane. Il Sindacato Italiano Lavoratori della Polizia Locale ha espresso contrarietà verso il provvedimento e verso l’involuzione creata a  discapito dei suoi rappresentati dal famigerato pacchetto sicurezza. Comuni e onesti cittadini non convinti della bontà dell’iniziativa scrivono post sessantottini sui blog. Questi eversivi sovvertitori dell’Ordine pubblico.

 
Tant’è, i militari sono giunti anche a Napoli, dove il bisogno di sicurezza è molto sentito; qui ne sono arrivati “ben” 179, neppure fossero i berretti verdi. Saranno impiegati per 6 mesi (rinnovabili, devono avere un contratto a progetto o in qualche modo precario come piace al Governo) in compiti di pattugliamento congiunto con le sminuite Forze dell’Ordine, nella sorveglianza di “obiettivi sensibili” di un fantomatico terrorismo e nel controllo esterno dei Centri per gli immigrati. Sperando non possano dare man forte ad iniziative come quella recente in cui, dopo che un gruppo di migranti e richiedenti asilo era stato deportato da un complesso abitativo nel quartiere napoletano di Pianura (zona Trencia) senza aver individuato una destinazione, ha fatto seguito un increscioso episodio di botte nei pressi del Duomo di Napoli. E’ consigliabile a tal proposito un manuale di formazione alla nonviolenza per le Forze dell’Ordine, da tenere a mente nelle situazioni di tensione.Quasi non passa giorno nella città partenopea senza che le tensioni (in)civili si acuiscano, determinando il crescere di un clima d’intolleranza e di razzismo sempre più forte. Berlusconi ha recentemente dichiarato che Napoli è tornata in occidente, dopo la fine dell’emergenza rifiuti; se è questo l’occidente che intende, la sua civiltà è in grande declino. Si respira un clima di cui cittadini, istituzioni, partiti e associazioni criminali hanno responsabilità trasversali. Note la politica di propaganda anti-immigrati del Governo, accusato di razzismo a più riprese da organismi europei e istituzioni dell’Ue, i movimenti anti-rom d’ignoranza popolare in diversi quartieri, i manifesti anti-rom del Partito Democratico a Ponticelli, non ultima in questo filone è stata la presa in carico su base etnica, da parte del Comune di Napoli, dello sgombero della palazzina sopraccitata a Pianura, avvenuta diversamente per i locali e per gli immigrati, di cui se ne sono occupati due diversi assessori, trovando un alloggio immediato per i primi e lasciando all’addiaccio i secondi. Quella napoletana e italiana non sembrano affatto democrazie occidentali.

A Roma, il sindaco Alemanno (oggi protagonista di una proposta di divieto di rovistare nei cassonetti) ha specificato che i militari avranno un ruolo defilato, poco visibile e soprattutto non saranno presenti sui percorsi d’interesse turistico. A Napoli è stato definito un solo obiettivo sensibile, il consolato americano ma a molti, da queste parti, la questione terrorismo rammenta la barzelletta diffusa in rete sul tentativo di attentato da parte degli inviati di Osama. Ieri si è appreso della prima condanna del tribunale militare statunitense per l’ attentato terroristico dell’11 settembre ed è nei confronti dell’autista di Bin Laden (!)

Non si vuol nutrire la fantasia del Governo, per tale scenario; se esso dovesse diffondere la percezione di un pericolo, come fa per la questione sicurezza tutta, si potrebbe pensare che lo spunto provenga da qui. Ancora non si ha notizia, infatti e come in genere in questo periodo, dell’arresto di presunti terroristi intenti a progettare attentati sul territorio italico. Ora che ci sono anche i soldati, la notizia potrebbe essere “creata” per rinforzare la percezione indotta dell’utilità di questi nelle città.

Dalle nostre parti, digiamolo a La Russa, il vero obiettivo sensibile è costituito dalla monnezza e gli attentatori non sono né iracheni né talebani. Leggi il seguito di questo post »





Eppur si oppone. E dunque, “nun se po’ fà”

29 05 2008


Chi la riteneva improbabile, ma anche plausibile. L’ha potuta fare, l’opposizione.

 

Anche con il Pd alla battaglia parlamentare a cui l’Italia dei Valori per prima aveva dato inizio nei giorni scorsi, ieri le opposizioni hanno colto un successo nel costringere il Governo a fare un passo indietro nel modificare l’emendamento altrimenti noto come “salva Rete 4”, contenuto nel decreto, oggi approvato alla Camera, recante misure urgenti per l’attuazione degli obblighi comunitari.

 

Il comma sulle frequenze tv era stato inserito in tutta fretta, a denotare in chiave strumentale gli interessi personali e aziendali del Premier, all’interno del decreto in scadenza l’8 giugno, ed è stato oggetto di due modifiche facenti seguito al pressing di una vera opposizione.

 

Inoltre, il giorno precedente, il Governo era andato sotto su un emendamento riguardante fauna e flora selvatica e nidi di riproduzione degli uccelli; sappiamo invece che sulla caccia, quella ai Rom, allo straniero, all’immigrato e ad altri, il Governo sta andando sopra.

 

Ciò che più dovrebbe esercitare la memoria alla consapevolezza delle contraddizioni governative sono state le dichiarazioni dei vari Fede, Gasparri e Bocchino, i quali avevano detto che sono altri i temi più urgenti di cui si dovrebbe occupare l’opposizione. Non si capiva allora il perché dell’urgenza di tale emendamento presentato dal Governo.

 

Certo, il congelamento dello status quo persiste, come specifica Giuseppe Giulietti di Articolo 21, e le possibili, salate, sanzioni comunitarie che ci costerebbero a causa della mancata attuazione delle sentenze della Corte costituzionale italiana e della Corte di giustizia europea. Resta in piedi anche la possibilità del deferimento dell’Italia. E’ passato quasi un anno da quando l’Ue ha emesso un parere motivato sul sistema berlusconiano dell’assegnazione delle frequenze televisive ed ha chiesto di modificare la normativa introdotta dalla Legge Gasparri, riportandola in linea con le disposizioni europee. Ma la strada è ancora lunga da percorrere, quanto l’irrisolto conflitto d’interessi del quattro volte Presidente del Consiglio.

 

Inoltre, il problema basilare del settore, sottolineato da diversi europarlamentari in un comunicato comune, è l’assenza della possibilità per altri operatori di poter partecipare ad una corretta distribuzione delle frequenze, che restano assegnate a chi le ha già e vorrebbe solo “convertirle” nel passaggio al digitale, annullando la libera e pluralistica informazione.

 

Il Premier ha così dovuto incassare una battuta d’arresto. A Silvio, “nun se pò fà” (da Di Pietro) alle prime due iniziative legislative ad personam e ad aziendam (l’altra era costituita dal tentato inserimento di una norma sul patteggiamento nel pacchetto sulla sicurezza) e, in questo caso, anche in considerazione del prossimo rinnovo del Cda della Rai, che necessiterà di una maggioranza dei 2/3 del Parlamento. Bisognerà anche tener a mente che il Governo, attraverso le dichiarazioni di Cicchitto, sembra non voler attribuire, come da prassi istituzionale, il ruolo di garanzia della Commissione di Vigilanza Rai ad un nome scelto dalle opposizioni, già convenuto su un esponente dell’Idv. Segnale che rende ancor più esplicita la concezione di questo Governo della libertà negata all’informazione. D’altronde non esiste più il Ministero delle Comunicazioni, cosa di cui quasi nessuno ne aveva dato conto. E Santoro è stato spostato al venerdì.

 

 

A detta dell’esecutivo, della questione(frequenze tv) si potrà ritornare a parlare con più calma in un prossimo futuro”.

Il tiro alla democrazia dell’informazione e dei media è stato solo respinto, è un segnale a cui andrà data corrente.

 

Mura contro, l’opposizione può essere dura. E certi fannulloni, che il giorno prima erano assenti dall’aula, sono “caduti sull’uccello”.





Princìpi e Istituzioni di politica bipartisan, con un po’ di razzismo

20 05 2008

 

Tre sono i punti focali attorno ai quali si sta sviluppando il dibattito politico e il conseguente flusso informativo degli ultimi giorni; l’uno legato ai prevedibili orientamenti parlamentari della nuova legislatura, a questi si associano altrettanto designati scenari pessimistici sul panorama dell’informazione pubblica, il tutto condito da un crescente clima d’intolleranza proveniente dalla cronaca. Tre questioni che dovrebbero riportare alla mente alcuni temi dell’ultima campagna elettorale che hanno infine contribuito al conseguente esito.

Tanta legna al fuoco da ascrivere al vento politico e all’informazione parziale ad esso legata. Tanto fuoco in Campania, tra rifiuti rovesciati in strada e dati alle fiamme da certi pezzi di popolazione e molotov incendiarie di gentes che, armata da chi sa chi, avrebbe voluto fare carne alla brace dei Rom nel quartiere napoletano di Ponticelli. Un’ondata xenofoba e razzista che dal territorio napoletano sembra montare mediaticamente al punto tale da farla assurgere a “emergenza-nomadi” nazionale e problema principale del Paese. Ma di quale emergenza si parla? Si dovrebbe parlare di emergenza quando fenomeni contingenti si susseguono fino a manifestazioni di diffusione a macchia; un tentativo circoscritto di sequestro di minore non può essere elevato a fenomeno esteso tale da dichiarare un’emergenza. E’ questo uno degli esempi di manipolazione dell’informazione come prodotto di una pessima politica che detta la propria agenda, in parte ancora elettorale, ai media. Un’informazione che, eludendo criteri di notiziabilità giornalistica, quasi non considera che in questi stessi giorni una giovane rumena sia stata violentata a Roma da un italiano. E che neppure precisa che i Rom, il nuovo nemico dell’abominevole via italiana alla legalità, non sono da identificare tout court come rumeni. (Che sono degli immigrati provenienti dallo stato comunitario della Romania)

Nell’innegabile successo della Lega all’ultima tornata elettorale, appare ineludibile il manifestarsi concreto di un sentimento generalizzato di caccia all’immigrato ma, forse, non ci si aspettava, per di più nel periodo post-elettorale, che la “caccia allo straniero” sarebbe stata terreno di propaganda anche per un partito dell’opposizione, di cui i manifesti anti-Rom di una sezione di quartiere del Partito Democratico di Napoli hanno dato prova. Gioco forza l’effetto prende vigore dalle parole di Filippo Penati, esponente del Partito Democratico e presidente della Provincia di Milano, che non appena saputo che il commissario straordinario per l’emergenza-Rom, Gian Valerio Lombardi, avrebbe distribuito i Rom in tanti piccoli campi nell’hinterland ha sbottato: «Così partiamo con il piede sbagliato. Si deve prevedere l’espulsione dei cittadini comunitari indesiderati. Gli elenchi sono già pronti o manca pochissimo. Facciamo pulizia dei delinquenti, questo deve essere il primo impegno del commissario». Diventa più difficile credere che il manifesto piddino resti un pensiero isolato all’interno del partito dopo che anche un manifesto verbale, da Napoli a Milano, reclama l’espulsione perfino di cittadini comunitari, in senso contrario alle norme di libera circolazione dell’Ue e del Trattato di Schengen, ribadite nella loro pienezza dalla Commissione europea. In considerazione della volontà sempre più evidente di negare ruolo e normative dell’Ue, è da accogliere positivamente la proposta formulata dal Pse e appoggiata dai Verdi europei di un dibattito al Parlamento europeo sulle misure europee e sopratutto italiane anti-Rom.

Aggiornamento: resoconto del dibattito tenutosi al Parlamento europeo sulla situazione dei Rom in Italia e in Europa.

Misure e discussioni che continuano a riscuotere critiche dalla stampa internazionale e dal Governo spagnolo. “Il governo spagnolo, ha sottolineato il numero due dell’esecutivo, Maria Teresa Fernandez de la Vega, le cui frasi sono riportate da El Mundo on line, respinge la violenza, il razzismo e la xenofobia e, pertanto, non può condividere ciò che sta succedendo in Italia”. Il Ministro degli Esteri italiano Frattini, nell’intento di non attirare scontri tra diplomazie e ulteriori critiche, ha parlato di un chiarimento aggiungendo che le dichiarazioni del vice-premier spagnolo “non hanno mai voluto riferirsi direttamente alle misure del governo italiano in materia di regolamentazione dell’immigrazione clandestina e non volevano esprimere nessun elemento critico rispetto al pacchetto-sicurezza che il governo si appresta a varare”. Ma l’articolo di stampa, nella versione originale o nella sua traduzione, risulta più credibile e che l’esponente del Governo spagnolo si fosse espressa propriamente sull’Italia lo si poteva intendere del tentativo di correzione dell’informazione attuato anche dalla Farnesina. Ad ulteriore conferma, le frasi pronunciate da un altro Ministro spagnolo, Celestino Corbacho, Ministro del Lavoro e dell’Immigrazione: “Le politiche sull’immigrazione del governo italiano pongono l’accento piu’ sulla discriminazione del diverso che sulla gestione del fenomeno. Il governo italiano, dice Corbacho, vuole criminalizzare il diverso mentre io mi assumo la responsabilità di governare il fenomeno”. Ricordiamo che era stato in un primo tempo Berlusconi, durante la campagna elettorale, ad esprimersi negativamente sulla composizione a suo parere troppo rosa del Governo spagnolo, suscitando critiche già da parte del Ministro dell’Uguagliana, Bibiana Aido, che si era detta disposta a pagare uno psichiatra per il premier italiano, forse ascoltando Grillo e il suo “psiconano”.

Cercando di delineare un quadro di riferimento, le questioni di questi giorni sembrano essere in parte riconducibili ai comuni denominatori espressi dal titolo, ossia ai princìpi che stanno ispirando le rinnovate istituzioni. Da una parte, princìpi d’istituzione di un clima nuovo, di buonismo tra il Governo, presieduto da Berlusconi e parte dell’opposizione, guidata dal segretario del Pd, Veltroni e da un’altra, princìpi di un malcelato razzismo e d’intolleranza. Leggi il seguito di questo post »





25 aprile. Il V2-Day continua la Liberazione

25 04 2008

25 aprile, giornata di celebrazioni per il 63esimo anniversario della Lotta di Liberazione italiana dal nazifascismo. Una data ed un successo importante che, come ricordato al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “non fu soltanto il coronamento di una luminosa rinascita che era stata sognata durante tutto lo scuro periodo del nazifascismo e della guerra ma anche e soprattutto una promessa: la promessa di un’Italia nuova, di una vera costituzione dei cittadini, di una democrazia reale, una promessa di sviluppo economico e sociale per tutto il Paese”. Il Capo dello Stato ha poi aggiunto che “la storia sembra assegnare ad ogni generazione una missione”: quella dei giovani di oggi è di contrastare “i nuovi autoritarismi e integralismi che rappresentano la negazione dei principi e dei valori che ispirarono la lotta per la liberazione”.

Speriamo che molti giovani comprendano l’importanza di quei giorni di lotta per uno Stato libero, in cui anche la libertà d’espressione e d’informazione venne soffocata dalla propaganda e dal controllo del regime. Vorremmo anche che tra le voci che si levano oggi in nome della libertà dello Stato ci sia anche quella di Papa Benedetto XVI e/o di alti ed altri gerarchi ecclesiastici che, sovente pronti nell’esprimere la propria opinione su tematiche civili, storiche e politiche, anche lo scorso anno non fecero sentire affatto la propria presenza in questa giornata, lasciando campo aperto a riflessioni per qualcuno tendenziose per altri inevitabilmente constatatorie. Il Pontefice tedesco Joseph Ratzinger fu un iscritto alle giovani SS naziste e ci si aspetterebbe che rilasciasse dichiarazioni e discorsi atti a smarcarsi da quel periodo buio per la democrazia, ammettendone la natura distruttiva.

Speriamo anche che tanti giovani non condividano soltanto il desiderio di trascorrere una giornata di festa e di ricordo di un obiettivo conseguito dalle generazioni precedenti ma s’impegnino in prima persona nella lotta contro i diversi fattori che ostacolano attualmente l’affermazione di una piena e compiuta democrazia. Oggi non si parla più di liberarsi da una dittatura feroce ma da una nuova forma, subdola, di dittatura dolce per dirla come Di Pietro. Ed a questo proposito il titolo vuol ricordare che un fattore fondante della democrazia, da difendere quotidianamente contro i pericoli che ci ricordano il triste passato, è costituito dalla libertà dell’informazione e dalla liberazione dal cosiddetto fascismo dell’informazione. Essa è infatti molti casi assoggettata al dominio degli interessi economici e politici e non vede il giusto riconoscimento d’informazione libera e democratica, al servizio dei cittadini e della verità dei fatti, spesso stravolti ad uso e consumo del potente di turno. (E non ci riferiamo solo a Berlusconi, che pure non si fa sentire in occasione di ogni 25 aprile e che è proprietario di gran parte dell’informazione che circola in Italia)

Per questo 25 aprile si terranno incontri in tante piazze, celebrative della Liberazione dal nazifascismo e in tante altre piazze, la presenza di cittadini che vorranno impegnarsi non solo per la memoria ma per la democrazia nell’informazione di oggi, da diffondere nel secondo Vaffa-Day o V2-Day organizzato da Beppe Grillo. Tante sono le adesioni, anche da parte di operatori dell’informazione e questa giornata non sarà da intendere contro tutta la stampa come vogliono lasciar credere alcuni giornali pronti a denigrare, pronti a difendersi vicendevolmente come una Casta. Certo, ve sono di quelli che non sembrano sentire l’esigenza di un’informazione libera e cito l’esempio di Massimo Milone, giornalista Rai per tanti anni e Presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi) nonché docente di etica dell’informazione (!) che recentemente disse durante un workshop a cui ho partecipato che la “lottizzazione Rai se fatta bene è garanzia di pluralismo”. Poi ci sono quelli come Marco Travaglio, autore con Peter Gomez di “Se li conosci li eviti” (qui uno stralcio dal libro sulla vicenda Rete4) che ha scritto della sua adesione e sarà sul palco con Grillo. Né contro tutti i politici (Antonio Di Pietro con l’organizzazione dell’Italia dei Valori parteciperà, come anche l’europarlamentare Giulietto Chiesa, primo firmatario di un appello per la nascita collettiva di un media d’informazione democratica, canale zero) e non si potrà definire semplicisticamente ed erroneamente un’azione di anti-politica, come tende a descriverla chi non s’intende di vera politica partecipativa e tende a derubricarla. In questa seconda occasione di mobilitazione, l’appello di Beppe Grillo sarà dedicato al problema dei media, con l’obiettivo di mettere in luce e possibilmente di migliorare il modo di fare informazione in Italia, attraverso una raccolta di firme per tre referendum abrogativi:

  • abolizione dell’Ordine dei giornalisti, (oramai superato dai tempi, fu istituito durante la dittatura di Mussolini per tenere sotto controllo l’informazione e renderla di regime ed oggi limita la libertà d’espressione, che non si può ridurre ad un tesserino)
  • abolizione del finanziamento pubblico all’editoria, (specie quella diretta ai giornali organi di partito, usati per la propaganda con i soldi dei cittadini e istituiti a volte in maniera fittizia allo scopo di ricevere finanziamenti e favori fiscali)
  • abolizione della legge Gasparri (sotto il cui ombrello Rete4 continua ad occupare abusivamente una frequenza che spetta ad un’altra rete, nonostante la Corte di Giustizia Europea abbia già condannato l’Italia su questa legge che Berlusconi si è fatto per l’assegnazione delle frequenze televisive, nonostante la Corte Costituzionale abbia ribadito che questa legge è incostituzionale)

Alcuni giornali e giornalisti in questi giorni si sono esercitati, populisticamente e strumentalmente, nel diffondere nell’opinione pubblica l’immagine non vera di una contrapposizione tra le piazze della Liberazione e le piazze del V2-Day di Grillo ma non è questo il motivo né lo scopo dell’opinion-leader genovese. Bensì quello di sensibilizzare sullo stato dell’informazione nel nostro Paese e di raccogliere le firme per le tre proposte di referendum di iniziativa popolare. (Ne occorrono 500.000 affinché possa tenersi il referendum) Anche alcuni intellettuali e politici, mossi da un appello di un deputato del Partito Democratico, (non meraviglia) si stanno esercitando nell’arte della mistificazione degli eventi e cercano di far passare il messaggio che le piazze di Grillo siano contro quelle della Liberazione. Un esempio di pessima politica e di pessimo giornalismo.

I modi e toni di Beppe Grillo posso piacere o meno (è pur sempre un comico per cui un linguaggio a volte colorito va inteso anche in questo senso, ciò che più conta sono i contenuti le azioni intraprese) ma chi vorrà dedicarsi al ricordo di ieri e ad un impegno concreto nel percorso di Liberazione di oggi potrà farlo partecipando ai due eventi in tante città italiane, anche a Torino dove si terrà sia un’importante manifestazione per celebrare la Liberazione (in piazza Castello) sia l’evento-clou della giornata per l’informazione libera con la presenza di Beppe Grillo, (in piazza San Carlo). Lo si potrà fare per riconoscenza verso le generazioni precedenti e per dimostrare che anche quelle attuali si pongono compiti e impegni concreti, firmando le tre proposte di referendum per un’informazione e, di conseguenza, una democrazia migliore.  

 

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Sostieni il V2-Day Scarica il volantino di presentazione del V2-Day

Segui la diretta da Torino dalle h.15 alle h.22 su eco.tv

Il video realizzato dal Meetup Amici di Beppe Grillo di Napoli  Spot V2-Day Meetup Napoli

Uno dei banchetti a Napoli dove firmare  V2day
 

Leggi anche il post “Il finanziamento quotidiano





-1 al V-Day, il Vaffanculo Day. Riflessioni.

7 09 2007


Il 12 luglio Beppe Grillo ha depositato alla Corte Suprema di Cassazione di Roma una proposta di legge di iniziativa popolare per un Parlamento pulito dal titolo:
“Riforma della legge elettorale della Camera e del Senato riguardante i criteri di candidabilità ed eleggibilità, i casi di revoca e decadenza del mandato e le modalità di espressione della preferenza da parte degli elettori”.

 

   I tre punti della proposta sono: 

1- NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI. No ai 25 parlamentari condannati in Parlamento – Nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado e in attesa di giudizio finale.

2- DUE LEGISLATURE. No ai parlamentari di professione da 20 e 30 anni in Parlamento – Nessun cittadino italiano può essere eletto in parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente.

3- ELEZIONE DIRETTA. No ai parlamentari scelti dai segretari di partito – I candidati al parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.

La richiesta di legge popolare sarà accolta se saranno raggiunte almeno 50.000 firme autenticate. 

Domani 8 settembre 2007 si terrà la raccolta di firme organizzata in tante piazze delle città italiane e all’ estero dai gruppi Meetup di Beppe Grillo in occasione del Vaffanculo Day o, più brevemente, il V-Day 

Nei giorni seguenti la proposta Grillo inviò a tutti i parlamentari, senatori e deputati, una mail contenente la richiesta di esprimere il proprio accordo o disaccordo con i punti elencati. I risultati del direct mailing sono esposti in un documento a cui rinvio per la lettura dei dati percentuali, del confronto tra i gruppi parlamentari rispondenti e per conoscere l’identità e l’opinione dei singoli. 

Alla prima lettura, mi ero subito sentito d’accordo con le proposte popolari di Grillo ma, dopo aver letto i contenuti di alcune delle risposte pervenute dai parlamentari rispondenti, pur continuando a sostenere sui generis le ragioni della proposta, pongo alcune riflessioni in merito. Forse i punti elencati da Grillo avrebbero bisogno di qualche correzione. Ripeto di sostenere l’iniziativa in generale, l’impianto base delle proposte e il loro scopo anche e non solo simbolico ma, per smuovere il ragionamento qualitativo, riporto qui alcune dichiarazioni di accompagnamento: opinioni articolate pervenute a Grillo da alcuni politici insieme alle dichiarazioni di accordo o disaccordo.  

Tra quelle che ho letto ne ho selezionate alcune che hanno suscitato un mio maggiore interesse, per i contenuti maggiormente ragionati dal punto di vista tecnico-giuridico o politico-costituzionale ed escludendo dunque le semplici attribuzioni di voto positivo o negativo (si, no). Leggi il seguito di questo post »