Il governo del ri-collocamento, o dell’inefficacia strategica

28 06 2007

 

Questo governo, a partire dal buon Prodi, dovrebbe avere maggior coraggio delle proprie azioni. E quando prende una decisione su qualcosa, di per sé frutto di un processo lungo da poter ricavarci serie di teleromanzi, dovrebbe comunicarla ai cittadini e alla stampa in maniera efficace e nei tempi giusti. Le decisioni a più riprese, intempestive, ricollocate, riparatorie, mostrano il segno.

 

 


Se vuol giocare la sottile arte della diplomazia tesa a non scontentare nessuno, dovrebbe avere al suo interno elementi d’astuzia che sappiano farsene interpreti. Secondo una visione diffusa, l’elemento astuto della coalizione c’è e sarebbe impersonato dal baffino di Massimo D’Alema. Ma D’Alema, con le sue scatole, [..] agisce contro il suo governo, nel tentativo di far cadere Prodi e istituire un governo di larghe maggioranze o architetture simili. Già una volta ha costretto politicamente Prodi a recarsi al Quirinale, per cui quale partita giochi il vicepremier dovrebbe esser chiaro. Ma dubito che tutti sappiano vederla. Avviene invece che il governo finisca spesso con l’alimentare, attirare su sé stesso la polemica, a ragione o strumentale, e riesca impietosamente a far crescere il grado d’insoddisfazione dei suoi elettori, degli oppositori e più in generale dei cittadini, in specie quelli che non seguono bene la. (Anche di questo aspetto dovrebbe tener conto e modulare la comunicazione più adatta)

Sarebbe ben possibile evitare di cadere in contraddizioni e ripensamenti, aspetti che ne erodono il consenso e l’immagine. Che Prodi prenda fischi finisce con il diventare un a priori. C’è sempre un motivo per cui essere scontenti. Ma non c’è cosa che sa far meglio questo governo che attirare su di sé più critiche del previsto, spesso avvalorate dall’incapacità di saper comunicare efficacemente, accompagnate dal passo insicuro della propria azione.

 

 

 

 

 

 


Ora, sul caso della destituzione coercitiva, o della naturale scadenza del mandato dell’ ormai ex capo della Polizia De Gennaro, il governo è caduto sulla sua classica buccia di banana. E’ di fresca memoria la questione legata al comandante Speciale della Guardia di Finanza, ma d’imparare dai propri errori non sembra aver dote. Due le strategie possibili. La prima, il governo fa passare in sordina l’intenzione di voler rimuovere De Gennaro a fine mandato. Al momento della naturale scadenza fa scattare l’avvicendamento, nomina il nuovo capo e nessun passo falso. Subentrerebbe qualche supposizione legata ai fatti che conosciamo, l’inchiesta della magistratura sul G8, ma si potrebbe facilmente addossare alla strumentalizzazione, propria della politica.

Seconda strategia. Il governo, preso atto che De Gennaro è indagato per istigazione alla falsa testimonianza, ritiene che tale responsabile vada rimosso dal suo ruolo usando il potere politico, in assenza di dimissioni che sarebbero dovute in un paese normale. Il governo in tal caso motiva la sua decisione per quella che è e rimuove il soggetto, pur aspettandosi anche in questo caso le immancabili critiche dell’opposizione. Quello invece a cui si è arrivati nella vicenda dell’indagine sul G8 di Genova è un nonsense perché prima il governo ha preso le critiche di una parte politica per aver annunciato ai quattro venti di voler rimuovere il capo della Polizia, in concomitanza con lo sviluppo delle indagini e con l’avviso ricevuto dal soggetto; poi, pensando di placare le polemiche, ha deciso di attribuire al deposto una promozione (!) a capo di gabinetto del Ministero dell’Interno. Immagino l’insegnamento morale che gli spettatori possono trarne. Gli “strateghi” del governo hanno creduto in quest’ultimo modo di porre rimedio alla polemica trasmettendo l’idea che non esista in alcun modo una presa di posizione in qualche modo politica, (nel caso non ci fosse se ne dà l’impressione contraria) alcuna “punizione”, e che ciò sarebbe dimostrato dal nuovo ruolo attribuito all’ex capo della Polizia, sostituito, per ironia, da Manganelli. (!)

In conclusione: il governo ha dapprima suscitato l’ira dell’opposizione, in polemica con l’annuncio di una decisione che è sembrata in quel momento di natura emozionale, poi ha preso un’iniziativa contraria ad una parte del governo che avrebbe visto con soddisfazione e senso di giustizia la rimozione di chi la magistratura sta accertando tra i responsabili dei fatti, nondimeno per la posizione che il soggetto rimosso e promosso rivestiva all’epoca.

La grande capacità di saper scontentare tutti. Ne tragga lezione, perché le incomprensioni e le delusioni si sommano. Ed ancora si attende l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta per i fatti del G8, così come scritto nel programma dell’Unione. 


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