Però non aderisco alla giornata di silenzio dei blog

13 07 2009


Questo blog NON aderisce alla giornata di sciopero-silenzio dei blog, coordinata attraverso il sito-network “Diritto alla Rete” e proposta per domani, 14 luglio, dai giornalisti e blogger Alessandro Gilioli (L’espresso) e Enzo di Frenna e dall’avvocato Guido Scorza (i link portano ai loro primi annunci dell’iniziativa, seguiti da altri post-update).

Il post porta la data in cui è stato concepito, il 13/07/09; è rimasto in bozza fino al 17/07, causa impegni personali offline. Nel lasso di tempo intercorso, in home page figurava un annuncio di non adesione alla giornata di silenzio dei blog. Il 17/07 il post è stato completato da link ed editato nella versione per la pubblicazione e senza modifiche ed aggiunte sulla base dei giorni successivi. Malgrado l’evento in oggetto sia passato, ho deciso di pubblicarlo perché resti in archivio la mia opinione e il mio interesse sul tema.

Condivido certamente le ragioni della protesta dei blogger e di chi teme che il decreto Alfano sulle intercettazioni telefoniche possa ledere, oltre che aspetti di giustizia e di giornalismo anche la Rete, rendendo difficile la libertà di opinione (non diffamatoria né calunniosa) e la condivisione di contenuti attraverso blog, social network, (da poco è attiva la pagina di Blogue Pol su Facebook) siti amatoriali.

Un comma contenuto nel Ddl 1415a sulle intercettazioni approvato alla Camera sembrerebbe infatti stabilire un obbligo di rettifica, su richiesta di un interessato che si ritenesse parte lesa, per i gestori di “siti informatici”; così formulato, potrebbe intendersi esteso anche e per esempio ai blog che sono per lo più amatoriali. Altresì eccessivo che tale obbligo debba essere ottemperato entro 48 ore dalla richiesta, (notificata come? Forse con una mail, se c’è, non legalmente certificata?) pena una sanzione pecunaria insostenibile per un gestore di blog spesso realizzato a costo zero. Peraltro, i reati di diffamazione, calunnia e simili sono già regolati e previsti anche per i blogger come per altri gestori di siti. Non si ravvisa alcuna necessità d’istituire tale obbligo di rettifica; la Rete e i blog hanno ‘regole’ e dinamiche diverse da quelle concepite per la stampa cartacea di tanti anni fa.  

Sarebbe logico aspettarsi che i legislatori ne abbiano una conoscenza adeguata e sappiano distinguere blog e siti amatoriali, che non costituiscono un prodotto editoriale e che spesso come nel mio caso non sono fonte di entrate economiche, da altri siti che sono giornali e periodici d’informazione telematica e che sono soggetti agli obblighi previsti per la stampa, a partire dalla registrazione presso il Tribunale.

Purtroppo, da un po’ di tempo si susseguono diverse proposte legislative che non dimostrano la necessaria competenza e sembrano confondere o voler equiparare i blog all’informazione della stampa.

 

Veniamo però ai motivi per i quali Blogue Pol non aderisce alla giornata di sciopero. Noto anzitutto che il concetto di ‘informazione’ non riguarda primariamente quella che viene ripresa e riportata sui blog; questi fanno per lo più opinione e non informazione in senso stretto e giornalistico. Ritengo vi siano blogger che protestano per la loro (emittente e presunta) libertà d’informare che invece credo debba chiamarsi, il più delle volte, libertà d’opinione. La libertà d’informazione della stampa è un tema correlato e su questa segnalo un articolo di qualche giorno fa di Umberto Eco.

Nel claim di questo blog è presente, non da ora, la specifica “Blog d’opinione” (e che discute casomai sull’informazione, non la ‘fa’). Forse non sono pochi i blogger che peccano di presunzione credendo che il cosiddetto “giornalismo partecipativo”, che seguo con interesse e secondo il quale tutti sarebbero in modo poco definito una sorta di ‘giornalisti’, abbia ormai assunto il rango di giornalismo ‘puro’; che io intendo, in primis, come giornalismo d’inchiesta, di ricerca sul campo e di uso di fonti di prima mano; non il commento a quanto si apprende da altri media. Questa presunzione di alcuni può indurre in errore anche i legislatori.

Non aderisco, è questo il punto, a tale forma di protesta perché non reputo idonea ed efficace la modalità del silenzio (anche se limata da un breve testo e da un banner). Anzi temo che il silenzio possa rivelarsi un favore fatto proprio a chi pensa, a pensar male, di mettere un cosiddetto bavaglio alla Rete. Leggi il seguito di questo post »