(Conferenza stampa di alcuni tra i contrari, video di antefattoblog” da YouTube.com)
I soliti tre partiti Pd, Pdl, Udc hanno perso l’ennesima occasione, oggi alla Camera e al Senato, di recuperare un po’ di consenso nell’opinione pubblica. I controllati hanno infatti scelto i propri controllori, nominando i nuovi componenti della “Agcom” (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e della c.d. “Authority per la Privacy” (Autorità garante per la protezione dei dati personali) attraverso il consueto uso partitocratico della lottizzazione e spartizione di poltrone.
Un accordo su un voto tripartisan a cui, bene specificarlo, non hanno partecipato alcuni parlamentari tra cui Giuseppe Giulietti (Gruppo Misto e portavoce di Articolo 21), Pancho Pardi (Idv), Arturo Parisi (Pd), Ignazio Marino (Pd), altre forze politiche pur presenti in Parlamento come l’Idv e i Radicali. Anche al di fuori, altri hanno espresso il loro dissenso, tra cui Beppe Grillo e Nichi Vendola per SEL.
Pur avendo avuto la possibilità di cambiare logica, hanno adottato quella dell’arrocco e inciucio a difesa del proprio potere. Accettando di ricevere i curricula di ‘possibili’ candidati, hanno persino preso in giro i cittadini, la società civile, le associazioni riunitesi in iniziative come “Open Media Coalition” che avevano chiesto, in nome anche della trasparenza e dell’auspicata indipendenza delle figure professionali da individuare, un diverso metodo di scelta, slegato dall’appartenenza politica, di coloro che per sette anni (in carica quanto il presidente della Repubblica) avranno un importante ruolo di controllo sulla correttezza e sulla libertà dell’informazione anche in Rete, dei media, dei dati personali.
Tale decisione rende questi partiti ancor più avulsi dalle istanze di democraticità e partecipazione civica di chi ha cuore le sorti del Paese. Forse, meglio, saranno maggiormente soggetti ad essere spazzati via.
Stefano Rodotà, professionalità di livello indiscutibile sul tema, su repubblica.it: “Mi pare sia stato fatto un gravissimo errore considerando l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema delle candidature. Non ascoltare i cittadini produce sempre danni alla democrazia”.
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