(immagine, dimensionata, tratta dalla pagina Facebook di Il Fatto Quotidiano)
Silvio Berlusconi, condannato, è un pregiudicato. Finalmente
1 08 2013Commenti : Leave a Comment »
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Razzismo, tifo politicizzato o violento sono realtà di questo Paese. A volte, invece, c’è disinformazione: il caso Napoli (calcio e non solo)
16 10 2008
In questo audiovideo:
“Tifo e informazione. La bufala campana”. Di Enzo Cappucci.
Tifo violento o disinformazione?
L’inchiesta di Rainews24 sulle “violenze” prima di Roma-Napoli del 31 agosto 2008 e sul modo in cui i media hanno raccontato la vicenda.
Il servizio dura 20 minuti circa ed è da seguire interamente. Per una più corretta informazione
Nello scorso weekend, il campionato di calcio di serie A ha osservato un turno di riposo a causa del doppio impegno della Nazionale negli incontri di qualificazione ai prossimi Mondiali.
Nel primo di questi, un gruppo di sostenitori-estremisti italiani a Sofia recatisi per il match contro la Bulgaria si è segnalato per comportamenti deprecabili e cori inneggianti al fascismo.
Nell’indignazione generale che ne ha fatto seguito, in cui anche La Russa ha detto che si sarebbe vergognato, fa eccezione qualcuno come Domenico Mazzilli, direttore dell’Osservatorio del Viminale sulle manifestazioni sportive il quale ha detto di non condannare il comportamento di costoro, non trattandosi di reato in quel Paese; affermazione che non fornisce segnali positivi sul piano dell’educazione morale. Deve forse aver anche pensato che si sia trattato di poca cosa rispetto all’ampiezza del fenomeno dell’estremismo di destra nell’ambito delle manifestazioni calcistiche e al più generale e crescente numero di episodi di razzismo e xenofobia di cui le cronache italiane ci aggiornano ad un ritmo quasi quotidiano, come quello di pochi giorni fa di una 15enne di origine marocchina picchiata a Varese da un gruppo per un posto in un autobus. Oramai risulta difficile tenere il conto.
In merito ad un altro episodio recente che ha visto protagonista una donna di origine somala maltrattata, secondo le dichiarazioni della diretta interessata, all’aeroporto di Ciampino da agenti della polizia di frontiera, il Ministro dell’Interno Maroni parlò di una “clamorosa montatura, fatta anche dalla stampa, che non c’entra nulla col razzismo”[..] ..è veramente incredibile che i giornali – sottolineò il ministro leghista – diano credito a queste affermazioni senza nemmeno riportare correttamente ciò che è stata l’azione della polizia”.
Razzismo, intolleranza, estremismo del tifo politicizzato sono tendenze in crescita nello sport e nel quotidiano del nostro Paese e sembrano sempre più realtà coperte e sostenute da potere e volontà politica.
Qui però si vuol soprattutto prendere spunto da queste vicende, pur importanti, per far luce anche su un altro aspetto che pure rappresenta un problema nel nostro Paese ed è quello dell’informazione. Non si vuol stabilire una scala di priorità sui temi dell’informazione e del razzismo ma il discorso sulla montatura fatta dalla stampa e che ha portato Maroni all’annuncio di costituirsi, come Ministero, parte civile contro la donna somala, fornisce lo spunto per introdurre una diversa questione che il Ministro sembra aver giudicato in maniera opposta, fidandosi ciecamente dei racconti dei giornali, dei Tg in base ai quali scaturì una decisione di un certo peso. Sarà evidente, dunque, di come il Ministro leghista Maroni giudichi e agisca in maniera incoerente.
E varrà a dimostrazione di come esista davvero una questione sul potere d’influenza dell’informazione che in taluni casi può manipolare un evento aumentandone e distorcendone la portata, così come esiste davvero nel Paese un clima crescente d’intolleranza verso lo straniero e che sfocia in un’emergenza razzismo.
Razzismo che esiste, ribadiamo, anche nell’ambiente del calcio o che in taluni casi può quantomeno definirsi pregiudizio su base geografica, territoriale, come quello che andremo a vedere nella sua applicazione tutta italiana.
Una questione in particolare che, riemersa nei giorni scorsi, non è stata sufficientemente trattata da molti importanti organi di informazione sportiva e non: quella che tuttora vieta ai tifosi del Napoli di poter seguire la propria squadra in occasione delle trasferte su tutti i campi, divieto stabilito dopo la prima giornata del torneo a valere per l’intero campionato, secondo le valutazioni dell’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive del Ministero dell’Interno di Maroni e del Casms. (Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive) Tali organi, anche in occasione della più recente giornata di campionato, “sbagliarono” (?) valutazione classificando con il massimo indice di pericolo per la sicurezza la partita Genoa-Napoli, le cui tifoserie hanno da tempo un esemplare gemellaggio da vero spot positivo per il calcio. Uno striscione critico nei confronti dell’Osservatorio sulle manifestazioni, comparso all’inizio della gara tra Genoa-Napoli del 5 ottobre sulle gradinate della Nord, cuore del tifo rossoblù genoano recitava così: “Osservatorio: il vostro continuo monitoraggio ha dimenticato 26 anni di gemellaggio, vergogna”.
Ma tant’è, anche quest’anno come nel precedente, la trasferta ai tifosi napoletani è stata vietata e ad essa è stata aggiunta una classificazione del pericolo in modo tale da evitare che si possa trasmettere, agli occhi degli italiani tutti e non solo, un’immagine positiva di Napoli e dei (tifosi) napoletani, quale sarebbe scaturita dagli spalti del Marassi tra genoani e napoletani. Risulta talmente macroscopica l’incoerenza della decisione di classificare con il massimo grado di pericolo per la sicurezza la partita più pacifica del campionato da non riuscire a credere che in chi decide nell’Osservatorio ci possa essere un tale grado d’incompetenza e non conoscenza del mondo del tifo ma, piuttosto, risulta più credibile un’ipotesi di malafede e di un atteggiamento studiato e voluto.
Dopo la prima giornata di campionato, come molti sanno, fu presa la drastica decisione di vietare tutte le trasferte ai tifosi partenopei, sulla base di un’onda emotiva che oggi appare più chiara nella sua forma non di verità bensì di una tempesta o bolla mediatica. Leggi il seguito di questo post »
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Politica energ(et)ica del Governo sulla monnezza
26 05 2008
Inceneritori e nucleare. Questi sono i cardini della politica energetica e dei rifiuti del Governo Berlusconi. Per rialzare la monnezza e l’Italia.
Hanno stabilito di fare i rilievi tecnici per valutare l’idoneità del sito di Chiaiano ad ospitare una discarica di chissà cosa. Rilievi che furono già fatti, con esiti negativi, da esperti e professori geologi come Franco Ortolani. Ma, forse, vorrebbero (potrebbero?) far in modo che i siti scelti si rivelassero “a forza” idonei, altrimenti “non si sa dove andare”. Se i sondaggi saranno fatti onestamente, i risultati non potranno che portare alla decisione di non fare la discarica, nei pressi di un centro abitato, in città, su un terreno già considerato inadatto.
Altro. Scajola ha annunciato dal palco degli industriali (è questo un particolare che conta) che si darà inizio a lavori, dunque investimenti d’impresa, per la costruzione di centrali nucleari.
Recentemente Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, aveva dichiarato: “Il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra“.
“Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da 1gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma”. Ma il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta”.
Le imprese ci guadagnerebbero meno e allora che facciamo? Si torna all’antico ripensando al nucleare, che oltre ad essere pericoloso e dannoso per l’ambiente e per la salute è destinato ad esaurirsi e, come già sta avvenendo nei paesi che guardano alla modernità, ad essere sostituito da fonti rinnovabili, come richiesto anche dall’Unione europea. (20% fonti di energia rinnovabile entro il 2020) Si torna indietro anche con i cancrovalorizzatori; (inceneritori, e non termovalorizzatori che è una dicitura scorretta e disconosciuta anche dall’Ue) è la raccolta differenziata il futuro, un ciclo corretto con altri strumenti, sin da adesso, facciamolo “presente”.
E non è che a Napoli e in Campania nessuno abbia delle proposte pulite. Lo scorso anno, fu un consorzio napoletano, l’Anea, a vincere il premio europeo “Energy Globe Award”, grazie ad un progetto sull’uso dei pannelli per l’energia solare.
E stasera, Energy Globe Award 2008, in diretta streaming dalle h.20 dal Parlamento europeo. Chissà che non si possano prendere esempi di buone pratiche..e d’intelligenze innovative.
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Festa della privacy dei contribuenti
1 05 2008
Oggi, 1° maggio, giornata internazionale del lavoro e dei lavoratori, ci si sofferma sulla triste constatazione che il bollettino dei caduti sul lavoro nel nostro Paese si aggiorna quotidianamente.
Da non trascurare, oltre al grave problema delle morti bianche, anche quello legato alle difficoltà di coloro che hanno un lavoro precario, che precarizza la vita stessa; a questo proposito, anche quest’anno in tante piazza d’Europa la manifestazione EuroMayDay.
L’altra notizia più titolata sui media tradizionali e che ha acceso anche la Rete, riguarda la decisione di ieri di Vincenzo Visco, viceministro uscente dell’Economia, di disporre con decreto il provvedimento di pubblicazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate, a firma del suo direttore Massimo Romano, dei nominativi e dei redditi dichiarati, con le imposte versate, di tutti i contribuenti italiani, relativi al 2005 e accessibili a tutti. Il sito, dopo alcune ore durante le quali è stato preso d’assalto dai curiosi amanti del gossip, è stato bloccato dallo stop del Garante della privacy, Francesco Pizzetti ma in queste ore si stanno diffondendo i dati attraverso il peer-to-peer di Emule e probabilmente attraverso altre possibilità come le cache dei motori di ricerca e chissà quanto altro.
Per alcune ore è stato possibile e molto semplice sbirciare sulle informazioni personali, sui redditi e le imposte sia di personaggi pubblici famosi, (ci sono giornali che subito ne hanno fatto una notizia carica di dati sui vip) sia di cittadini comuni, che si sono così visti spiati dal proprio vicino di casa, tenendo conto che lo spettegolare in casa d’altri e a questo punto perfino nelle tasche, è un’arte italiana ben sviluppata, segno di un decadimento culturale e di valori.
La polemica nasce dal problema della violazione della privacy. (Legge 196/2003) Mentre è infatti vero, come ha spiegato con un comunicato l’Agenzia delle Entrate, che una legge stabilisce la pubblicità dei dati e che la predisposizione degli elenchi dei nominativi dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi è prevista dall’articolo 69 del Dpr numero 600 del 1973, e che tali elenchi erano a disposizione per la consultazione sia negli uffici dell’Agenzia che nei Comuni, è una novità inquietante che si sia deciso di renderli pubblici on line, senza darne un’informativa specifica nelle dichiarazioni e dunque rendendoli così accessibili, senza richiesta motivata, a qualunque curioso.
Molte sono le reazioni da parte delle associazioni dei consumatori, che stanno ragionando su azioni legali da intraprendere per permettere ai cittadini di chiedere il risarcimento dei danni di violazione della privacy (in primis il Codacons ha predisposto un modulo on line per promuovere una causa collettiva) e, naturalmente e immancabilmente, è scoppiata la polemica politica. A questa ha contribuito una dichiarazione alla stampa di Visco, inopportuna come le seguenti fornite dallo stesso ex vice-ministro nel corso delle ore dopo l’accadimento.
Tra le reazioni irretite, molto evidenziata dai quotidiani è stata quella di Beppe Grillo, che in post sul blog dal titolo “La colonna infame” si è espresso duramente sulla vicenda. Alcune sue frasi:
“I rapimenti di persone saranno facilitati, il pizzo potrà essere proporzionato al reddito dichiarato. La criminalità organizzata non dovrà più indagare, presumere. Potrà andare a colpo sicuro collegandosi al sito dell’Agenzia delle Entrate. I nullatenenti e gli evasori non avranno comunque nulla da temere. Chi paga le tasse sarà punito, chi ne paga molte potrà essere sequestrato, taglieggiato, rapinato.
Dopo l’indulto che ha liberato le carceri questo ex governo di imbelli, presuntuosi e deficienti fornisce ai criminali le informazioni sul reddito e l’indirizzo di casa dei contribuenti.
Il rapporto fiscale è tra il privato cittadino e lo Stato e tale deve rimanere.”
Navigando in rete si trovano commenti di chi manifesta stupore sulle esternazioni di Grillo e qualche giornale ne ha approfittato per continuare la propria battaglia anti-Grillo mettendo in evidenza come vi siano, tra gli stessi frequentatori del blog di Grillo e tra i suoi sostenitori giornalisticamente noti come “grillini”, coloro che si sono dichiarati d’accordo su una cosiddetta operazione di trasparenza (secondo le affermazioni difensive di Visco) e contrari alla critica di Grillo.
Ma, indipendentemente dal fatto che sulla rete siano circolati anche i numeri sui suoi redditi (che siano cospicui credo molti lo sappiano) e che la cosa da buon genovese l’avrà contrariato, penso abbia ragione Grillo; Leggi il seguito di questo post »
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25 aprile. Il V2-Day continua la Liberazione
25 04 2008
25 aprile, giornata di celebrazioni per il 63esimo anniversario della Lotta di Liberazione italiana dal nazifascismo. Una data ed un successo importante che, come ricordato al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “non fu soltanto il coronamento di una luminosa rinascita che era stata sognata durante tutto lo scuro periodo del nazifascismo e della guerra ma anche e soprattutto una promessa: la promessa di un’Italia nuova, di una vera costituzione dei cittadini, di una democrazia reale, una promessa di sviluppo economico e sociale per tutto il Paese”. Il Capo dello Stato ha poi aggiunto che “la storia sembra assegnare ad ogni generazione una missione”: quella dei giovani di oggi è di contrastare “i nuovi autoritarismi e integralismi che rappresentano la negazione dei principi e dei valori che ispirarono la lotta per la liberazione”.
Speriamo che molti giovani comprendano l’importanza di quei giorni di lotta per uno Stato libero, in cui anche la libertà d’espressione e d’informazione venne soffocata dalla propaganda e dal controllo del regime. Vorremmo anche che tra le voci che si levano oggi in nome della libertà dello Stato ci sia anche quella di Papa Benedetto XVI e/o di alti ed altri gerarchi ecclesiastici che, sovente pronti nell’esprimere la propria opinione su tematiche civili, storiche e politiche, anche lo scorso anno non fecero sentire affatto la propria presenza in questa giornata, lasciando campo aperto a riflessioni per qualcuno tendenziose per altri inevitabilmente constatatorie. Il Pontefice tedesco Joseph Ratzinger fu un iscritto alle giovani SS naziste e ci si aspetterebbe che rilasciasse dichiarazioni e discorsi atti a smarcarsi da quel periodo buio per la democrazia, ammettendone la natura distruttiva.
Speriamo anche che tanti giovani non condividano soltanto il desiderio di trascorrere una giornata di festa e di ricordo di un obiettivo conseguito dalle generazioni precedenti ma s’impegnino in prima persona nella lotta contro i diversi fattori che ostacolano attualmente l’affermazione di una piena e compiuta democrazia. Oggi non si parla più di liberarsi da una dittatura feroce ma da una nuova forma, subdola, di dittatura dolce per dirla come Di Pietro. Ed a questo proposito il titolo vuol ricordare che un fattore fondante della democrazia, da difendere quotidianamente contro i pericoli che ci ricordano il triste passato, è costituito dalla libertà dell’informazione e dalla liberazione dal cosiddetto fascismo dell’informazione. Essa è infatti molti casi assoggettata al dominio degli interessi economici e politici e non vede il giusto riconoscimento d’informazione libera e democratica, al servizio dei cittadini e della verità dei fatti, spesso stravolti ad uso e consumo del potente di turno. (E non ci riferiamo solo a Berlusconi, che pure non si fa sentire in occasione di ogni 25 aprile e che è proprietario di gran parte dell’informazione che circola in Italia)
Per questo 25 aprile si terranno incontri in tante piazze, celebrative della Liberazione dal nazifascismo e in tante altre piazze, la presenza di cittadini che vorranno impegnarsi non solo per la memoria ma per la democrazia nell’informazione di oggi, da diffondere nel secondo Vaffa-Day o V2-Day organizzato da Beppe Grillo. Tante sono le adesioni, anche da parte di operatori dell’informazione e questa giornata non sarà da intendere contro tutta la stampa come vogliono lasciar credere alcuni giornali pronti a denigrare, pronti a difendersi vicendevolmente come una Casta. Certo, ve sono di quelli che non sembrano sentire l’esigenza di un’informazione libera e cito l’esempio di Massimo Milone, giornalista Rai per tanti anni e Presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi) nonché docente di etica dell’informazione (!) che recentemente disse durante un workshop a cui ho partecipato che la “lottizzazione Rai se fatta bene è garanzia di pluralismo”. Poi ci sono quelli come Marco Travaglio, autore con Peter Gomez di “Se li conosci li eviti” (qui uno stralcio dal libro sulla vicenda Rete4) che ha scritto della sua adesione e sarà sul palco con Grillo. Né contro tutti i politici (Antonio Di Pietro con l’organizzazione dell’Italia dei Valori parteciperà, come anche l’europarlamentare Giulietto Chiesa, primo firmatario di un appello per la nascita collettiva di un media d’informazione democratica, canale zero) e non si potrà definire semplicisticamente ed erroneamente un’azione di anti-politica, come tende a descriverla chi non s’intende di vera politica partecipativa e tende a derubricarla. In questa seconda occasione di mobilitazione, l’appello di Beppe Grillo sarà dedicato al problema dei media, con l’obiettivo di mettere in luce e possibilmente di migliorare il modo di fare informazione in Italia, attraverso una raccolta di firme per tre referendum abrogativi:
- abolizione dell’Ordine dei giornalisti, (oramai superato dai tempi, fu istituito durante la dittatura di Mussolini per tenere sotto controllo l’informazione e renderla di regime ed oggi limita la libertà d’espressione, che non si può ridurre ad un tesserino)
- abolizione del finanziamento pubblico all’editoria, (specie quella diretta ai giornali organi di partito, usati per la propaganda con i soldi dei cittadini e istituiti a volte in maniera fittizia allo scopo di ricevere finanziamenti e favori fiscali)
- abolizione della legge Gasparri (sotto il cui ombrello Rete4 continua ad occupare abusivamente una frequenza che spetta ad un’altra rete, nonostante la Corte di Giustizia Europea abbia già condannato l’Italia su questa legge che Berlusconi si è fatto per l’assegnazione delle frequenze televisive, nonostante la Corte Costituzionale abbia ribadito che questa legge è incostituzionale)
Alcuni giornali e giornalisti in questi giorni si sono esercitati, populisticamente e strumentalmente, nel diffondere nell’opinione pubblica l’immagine non vera di una contrapposizione tra le piazze della Liberazione e le piazze del V2-Day di Grillo ma non è questo il motivo né lo scopo dell’opinion-leader genovese. Bensì quello di sensibilizzare sullo stato dell’informazione nel nostro Paese e di raccogliere le firme per le tre proposte di referendum di iniziativa popolare. (Ne occorrono 500.000 affinché possa tenersi il referendum) Anche alcuni intellettuali e politici, mossi da un appello di un deputato del Partito Democratico, (non meraviglia) si stanno esercitando nell’arte della mistificazione degli eventi e cercano di far passare il messaggio che le piazze di Grillo siano contro quelle della Liberazione. Un esempio di pessima politica e di pessimo giornalismo.
Sostieni il V2-Day Scarica il volantino di presentazione del V2-Day
Segui la diretta da Torino dalle h.15 alle h.22 su eco.tv
Il video realizzato dal Meetup Amici di Beppe Grillo di Napoli
Uno dei banchetti a Napoli dove firmare
Leggi anche il post “Il finanziamento quotidiano“
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Giustizia per Gabriele
16 11 2007
Si attende l’ufficializzazione del nuovo capo di imputazione per l’agente di Polizia che domenica scorsa ha ucciso il giovane tifoso della Lazio Gabriele Sandri. La posizione giudiziaria del piedipiatti superpiù, che con un colpo da distanza considerevole ha ammazzato il ragazzo in auto si aggraverà in omicidio volontario.*
Nella giornata di ieri ed in queste ore si cerca di far luce sull’episodio ricostruendo gli attimi di colluttazione tra i gruppi di tifosi, gli amici del giovane Gabriele e l’intervento un po’ alla cieca della Polizia Stradale. A freddo ho detto altrove, cioè senza sapere il come e il perché. Sono ore in cui le strumentalizzazioni si moltiplicano e in concomitanza con l’aggravarsi della posizione del poliziotto si tenta di infangare l’immagine del ragazzo ucciso, dei suoi amici, dei tifosi tutti, allo scopo di alleggerire quello che è stato il compimento di un atto becero, errato, come se si potesse ridurre la colpa di quell’atto considerando la presenza di ombrelli sulla scena del delitto.
L’insistenza delle indagini sul ritrovamento di oggetti che potrebbero essere o essere stati destinati ad offendere va in questa direzione,defilare l’attenzione su che è avvenuto, al fatto più grave: un poliziotto ha estratto (non dovrebbe farlo in tali situazioni) dalla fondina un’arma da fuoco ed ha sparato ad altezza d’uomo, assassinando un ragazzo. Il resto conta poco, e conta certamente molto meno.
Non sembra esente dall’accusa di malafede il Questore di Arezzo, Vincenzo Giacobbe. Il legale di Sandri ha dichiarato a suo proposito: “Alle 18 di domenica scorsa, ancora parlava di due colpi di pistola sparati in aria. Sembrava che il ragazzo fosse stato ucciso da qualcun altro. Giacobbe ha mentito sapendo di mentire, e per giunta davanti alle telecamere, così come ha fatto il poliziotto che ha sparato. Molte e gravi bugie sono state dette su questa storia”. “Dalle 9,30 di mattina si sapeva con esattezza la traiettoria del colpo. Affermazione confermata anche da Luigi Conti, l’avvocato che nel corso della conferenza stampa ha detto di aver assistito al rilievo della polizia scientifica, la quale ha riscontrato che il colpo è stato sparato “in orizzontale e parallelo alla strada”.
La questura di Arezzo si era inoltre distinta in scorrettezza comunicativa, convocando una conferenza stampa senza dare la possibilità ai giornalisti di porre domande. Sarebbe stato meglio, date queste premesse restrittive, emettere un comunicato stampa.
Il tentativo di mitigare la gravità dell’accaduto, una penosa strategia propria anche dei corpi istituzionali quando un evento assume tragicità e piena evidenza di negligenza e colpevolezza da parte propria, si rende sempre più nota come tecnica elusiva agli occhi della società civile. La puntata di AnnoZero di ieri, in cui si sono resi noti ulteriori documenti inediti sulla sospensione dello Stato di diritto e della democrazia avvenuta in occasione del G8 di Genova 2001, sulle violenze compiute dal corpo dell’Arma a danno di manifestanti autorizzati, ne costituisce esempio gravoso. Si continua a chiedere Verità e Giustizia. E una Commissione parlamentare d’inchiesta che accerti le responsabilità politiche della catena di comando di quei giorni e della Questura di Genova dov’erano presenti diversi esponenti di Alleanza Nazionale e dove arrivò anche Gianfranco Fini.
Ma davvero ci sarà Giustizia? Davvero pagherà chi ha commesso quei reati, chi ha assassinato quel ragazzo, Carlo Giuliani e questo ragazzo, Gabriele Sandri? O il colpevole, essendo parte del corpo di Polizia dello Stato, resterà come spesso accade impunito ed il tutto finirà in prescrizione, assoluzione, non sussistenza, indulto, negazione della verità evidente?
* Il reato di omicidio è previsto dall’art. 575 del codice penale ed è punito con la reclusione non inferiore a 21 anni. Sulla volontarietà dell’omicidio, il dolo eventuale serve a distinguere dal dolo diretto: mentre in questa seconda dizione s’intende l’intenzione di chi, ad esempio, spara un colpo di pistola con il fine di uccidere, il caso dell’omicidio con dolo eventuale corrisponde alla persona che “abbia accettato il rischio del suo avverarsi (uccidere) pur di portare a termine l’azione criminogena”. In altre parole, chi impugna un’arma e spara ad altezza d’uomo su un gruppo di persone senza mirare ad una in particolare mette comunque in conto di poter colpire qualcuno e questo si configura come “dolo eventuale”.
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